IL BORGO DI DIO DEVE RINASCERE (Daniela Musumeci)

Una bellissima domenica, il 10 dicembre, all’insegna della condivisione di musica, recitazione, giochi, cibo naturale e maieutica reciproca, ha lanciato la campagna di crowdfunding per ristrutturare il borgo voluto da Danilo Dolci a Trappeto e più volte vandalizzato dopo la sua morte, ma attorno al quale continuano a gravitare a Partinico e a Trappeto iniziative di giovani di terza generazione, come un doposcuola popolare nato durante la pandemia e una casa di mutuo soccorso, una università popolare e il progetto Cittadini del Mondo.

Frattanto i figli di Danilo, soprattutto Libera, Amico e Daniela, sono impegnati a proseguire le attività iniziate dal padre.

La scuola di Mirto è divenuta una scuola pubblica a tutti gli effetti, a Trappeto, perfettamente efficiente ed ispirata alla pedagogia nonviolenta di Dolci.

A Partinico è in corso di catalogazione un Archivio Storico che raccoglie lettere autografe, documenti, articoli di giornali utili a ricostruire non solo memoria ma anche progetto.

A Palermo è vivacissimo il CESIE, Centro Educativo di Studi e Iniziative Europeo. Alla titolazione originaria è stata aggiunta la curvatura internazionale, poiché il centro sviluppa progetti (al momento 23) in collaborazione con istituzioni UE relativi alla comunicazione nonviolenta per la risoluzione dei conflitti, all’accoglienza dei rifugiati, al sostegno alle donne vittime di violenza e altro ancora. Promuove inoltre corsi di formazione per docenti di scuole e università.

Ma veniamo al Borgo di Dio.
Le prime casette furono edificate nel 1952; nel 1968 Dolci insieme all’architetto Giorgio Stockel e con la consulenza di Bruno Zevi realizzò l’attuale struttura che per oltre tre decenni ha ospitato laboratori, convegni internazionali, seminari, tavole rotonde sempre ispirati al metodo maieutico.
Daniela Dolci, durante l’incontro di stamani, non lesina i ricordi della sua infanzia e cita i personaggi famosi conosciuti quando viveva qui da bambina: da Erich Fromm a Paulo Freire, da Gianni Rodari a Italo Calvino, fino ad Edgar Morin.
Ci parla dei corsi di musica, ceramica e giardinaggio che l’hanno formata e di come erano vivi e popolati l’atelier artistico, la biblioteca, lo spazio per il semenzaio sul terrazzo e tutte le abitazioni.
Amico ricorda come il padre sia sempre stato sostenuto, sin dai giorni del primo sciopero della fame sul lettuccio del bimbo morto di inedia, e poi durante lo sciopero alla rovescia e la carcerazione, da Aldo Capitini, e ci tiene ad enumerare i nodi fondamentali dell’impegno paterno che dobbiamo fare nostri: la vocazione di pace che deriva dall’essere la Sicilia al centro del Mediterraneo, il recupero di pensiero e memoria oggi distrattamente perduti, lo stare insieme per fare, la convivenza e convivialità con i giovani di ogni parte del mondo, la cura dell’ambiente, l’impegno contro quel suicidio collettivo che sono le guerre.

Per tutto questo il borgo deve rinascere.
Allo scopo di promuoverne la ristrutturazione è nata una srl, Società Borgo Danilo Dolci, cui hanno aderito tra gli altri Carla Del Ponte, Gianfranco Caselli, Moni Ovadia, Luigi Ciotti. Riceve contributi anche dalla Svizzera.

L’obiettivo della raccolta di fondi è di rendere agibili la mensa, il cui tetto è pericolante e pieno di infiltrazioni,

e la foresteria, in modo da poter ospitare un convegno internazionale per il 28 giugno 2024, ricorrenza del centenario della nascita di Danilo Dolci.
Ed oltre agli edifici ci sono 20.000 mq. di giardino da sistemare…

Dopo un primo tentativo di ristrutturazione nel 2014 sostenuto dalla Fondazione “Con il Sud” – continua a raccontare Daniela – le vandalizzazioni si sono ripetute.

“Allora abbiamo aperto un dialogo con i giovani, li abbiamo invitati a discutere con noi di bullismo, violenza, rispetto, fiducia; abbiamo domandato loro che cosa avrebbero voluto che il borgo diventasse.
Ci hanno chiesto che fosse aperto due volte a settimana per consentir loro di giocare guidati da operatori. Di qui è nato il cartello all’ingresso: ‘Al borgo si viene per giocare e non per distruggere’.
Abbiamo seguito il desiderio dei ragazzi, creato laboratori di musica e artigianato, con una festa finale e una mostra dei prodotti realizzati cui hanno partecipato anche i genitori.
Se non è un successo questo…”

Totò Galati, del circolo Arci Partinico Solidale, fondatore della compagnia teatrale Barbapapà che ha messo in scena uno spettacolo tratto dai “Racconti Siciliani” di Dolci (editi da Sellerio), ci propone un toccante monologo di un pescatore rovinato dalla concorrenza di frodo che usa le bombe e sottolinea come sia centrale nelle inchieste di Dolci il tema della condivisione legato al cibo e alla fame, citando un proverbio locale “’a tavola è ‘na trazzera” (la tavola è la strada di tutti).
Prosegue: “questo posto meraviglioso, il borgo di dio, sollecita l’immaginazione: qui si potrebbe fare, lì si potrebbe… Ma si tratta, invece, di stare, stare in un progetto, stare nelle cose, stare come metodo di resistenza, quella di Danilo prima e ora la nostra”.

La mattinata si conclude con il coro dei bimbi diretti da Libera, che intonano, tra gli altri canti, “La Sicilia camina”, colonna sonora della Marcia della Pace da Partinico a Palermo del 1967 cui partecipò anche Peppino Impastato.
Rifocillati con pane, olive e vino biologico dei ragazzi di “Fuorimercato, autogestione in movimento”, siamo pronti per il gioco delle canne che ci sfida all’empatia nella costruzione di una lieve danza comune.

Per concludere, Libera ci offre una farfalla di marzapane realizzata dai ragazzini del suo laboratorio; ciascuna porta la scritta: “È importante sapere che le parole non muovono le montagne. Il lavoro, l’impegnativo lavoro muove le montagne”.

Info e contatti:
borgodanilodolci.com
borgodidio.it
danilodolci.org
cesie.org
www.crowdfunding.com (raccolta fondi: facciamo rinascere il centro Danilo Dolci)