Il 13° Rapporto del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC)  ritrae una realtà in cui le ragazze ed i ragazzi che vivono nel nostro Paese manifestano un malessere diffuso, che si esprime in diversi modi, ma riguarda tutte le sfere dell’esistenza e coinvolge le diverse fasce d’età.

I minorenni in condizione di povertà assoluta sono 1 milione 269 mila, l’incidenza più alta tra la popolazione (13,4% a fronte di una media nazionale del 9,7% e del 6,3% per gli over 65). Ma ci sono anche altri aspetti da considerare: la povertà alimentare (nel 2021, il 5,2% dei giovani tra 1 e 15 anni non consumava un pasto proteico al giorno), la povertà abitativa (nel 2021 sono state censite 12.793 persone di minore età “senza tetto” e “senza fissa dimora, mentre il 7,5% dei minorenni sempre nel 2021 vive in condizioni di grave deprivazione abitativa), e poi la povertà educativa che riguarda non solo le condizioni materiali di accesso, ma anche il livello di opportunità di crescita e formazione.

I minorenni fuori dalla famiglia d’origine a fine 2020 erano complessivamente 26.223 pari al 2,8 per mille rispetto alla popolazione di minore età presente in Italia nello stesso periodo. Anche se l’Italia continua ad essere il secondo Paese al mondo per numero di bambini accolti in adozione internazionale, nel 2022 sono stati adottati 698 bambini di origine straniera (erano 2825 nel 2013 e 1394 nel 2018), con una durata media del percorso delle coppie che hanno adottato di poco più di 52 mesi. Il contesto delle adozioni internazionali, così ridimensionato nei numeri e così cambiato rispetto ai bisogni dei bambini adottabili, configura la necessità di una riforma.

In Italia continua a mancare una raccolta epidemiologica puntuale su abuso e maltrattamento sui minorenni. I dati invece disponibili mettono in luce un fenomeno preoccupante rispetto alle uccisioni di persone di minore età all’interno delle famiglie: dal 2010 a oggi in Italia sono stati commessi 268 figlicidi, una media di quasi uno ogni due settimane. Non ci sono informazioni aggiornate sugli orfani di femminicidio, ma nel 2020 si stimava che in Italia il totale ammontasse a circa 2.000 tra minorenni e maggiorenni. Rispetto alla violenza assistita si sa che tra le donne che hanno subito violenza, il 61,6% aveva figli/e, che nel 72,2% dei casi hanno assistito e nel 19,7% l’hanno subita.

Negli ultimi anni si assiste ad una diversificazione e all’emersione di nuovi fenomeni connessi all’abuso sessuale online: la diffusione di materiale pedopornografico prodotto artificialmente per rappresentare persone minorenni coinvolte in attività sessuali e/o in modo sessualizzato; la presenza di persone di minore età tra gli autori di forme di abuso sessuale online (cosi ad esempio rispetto ai casi di detenzione e diffusione online di pedopornografia nel 2022 sono stati 150 i ragazzi segnalati all’Autorità Giudiziaria come autori di reati gravi); la forma di ricatto online definita “sextortion” con un crescente coinvolgimento di bambini e ragazzi maschi (nel 2022 sono stati trattati 132 casi, la maggior parte dei quali nella fascia 14-17 anni). Si conferma invece la tendenza in atto di un importante numero di casi di adescamento online: 430 nel 2022.

Rispetto al tema delle punizioni corporali una recentissima sentenza della Cassazione Penale del giugno 2023 riafferma ancora una volta come condotte connotate da modalità aggressive siano incompatibili con l’esercizio lecito del potere correttivo ed educativo e che questo non debba mai ed in alcun modo compromettere l’armonico sviluppo della personalità del minorenne. Tuttavia, non è ancora stata avviato l’iter per una riforma normativa che vieti espressamente ogni possibilità di punizione corporale e violenta anche in ambito familiare.

Gli stereotipi di genere iniziano a radicarsi molto presto e pervadono ogni ambito della vita. Gli studi evidenziano come i condizionamenti subiti sin dall’infanzia frenano bambine e ragazze dallo scoprire, coltivare e perseguire le proprie aspirazioni in un campo considerato maschile (cosiddetto dream gap). Per prevenire forme di violenza di genere e abusi sessuali occorre diffondere un’educazione alla sessualità e all’affettività rispettosa dell’altro/a, basata sul riconoscimento e sulla decodifica delle proprie emozioni e di quelle degli altri/e, del proprio e dell’altrui consenso, capace di accompagnare bambini e bambine, ragazzi e ragazze nel libero sviluppo della propria identità. Inoltre, educare i bambini e le bambine al rispetto delle differenze significa decostruire stereotipi, ruoli, norme che contribuiscono a legittimare le disuguaglianze di genere.

La crisi climatica attuale è strettamente connessa alla situazione dell’ambiente di vita dei bambini e ragazzi che vivono in Italia, caratterizzata da un inquinamento atmosferico di gran lunga superiore ai limiti suggeriti dall’OMS: il 77,4% delle misurazioni effettuate nelle città italiane superano i livelli tollerabili. Le temperature elevate estreme stanno diventando sempre più frequenti, con un numero sempre maggiore di giornate a rischio per calore estremo: nel 2020 sono stati esposti ad un’alta frequenza di ondate di calore 6,1 milioni di bambini. A ciò si aggiunge anche la riduzione degli spazi verdi e alberati all’interno delle città italiane. Del resto secondo un recente sondaggio il 48,3% di ragazze e ragazzi tra 12 e 18 anni è preoccupato per i cambiamenti climatici.

Nell’ultimo decennio  è aumentato il numero di utenti minorenni che si rivolgono ai Servizi di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza  (NPIA), ma su cento ragazzi con disturbi neuropsichiatrici, solo trenta ottengono risposte terapeutiche e riabilitative. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo la pandemia, con un aumento dei tassi di ricovero pur nella carenza di posti letto, che nei reparti di neuropsichiatria infantile nel 2019 erano 394. Si rileva anche un incremento dei disturbi del comportamento alimentare (Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione – DNA), in particolare per le ragazze di 15-19 anni. La dipendenza da tecnologie digitali da parte di bambini e adolescenti sino al rifiuto della vita sociale o scolastica è in aumento così come la richiesta da parte dei genitori ai professionisti della salute mentale. Al 2022, l’autopercezione di essere Hikikomori, ovvero la percezione di essere una persona che evita il coinvolgimento sociale, non frequenta quasi più del tutto alcun amico e passa la maggior parte del tempo davanti a un monitor, isolato nella propria camera o abitazione, equivale a circa 38mila studenti compresi tra i 15 e i 19 anni.

Un giovane su dieci in Italia abbandona precocemente gli studi, dato che evidenzia come la dispersione scolastico-formativa nel nostro paese sia una questione di assoluto rilievo soprattutto in quanto fattore determinante nel produrre le diseguaglianze sociali, economiche territoriali, educative, culturali. Il fenomeno del bullismo è ancora diffuso e coinvolge un numero significativo di studenti. Il 25,3% degli studenti/esse delle scuole superiori ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo da parte dei propri compagni (il 21% occasionalmente e il 4,3% in modo sistematico). Rispetto al bullismo basato sui pregiudizi, il 7,8% ha subito bullismo di tipo omofobico, mentre il 6,4% a causa di una disabilità. C’è una relazione allarmante tra lavoro minorile e dispersione scolastica. Il lavoro minorile prima dell’età legale consentita è tuttora ampiamente diffuso nel nostro Paese: si stima che 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni (il 6,8% della popolazione di quella fascia di età) abbiano avuto esperienze di lavoro, continuative, saltuarie o occasionali. Questi giovani rischiano di andare ad accrescere il numero dei c.d. poor workers, con un inserimento precario nel mercato del lavoro, salari bassi, mansioni non qualificate, a scarso contenuto professionalizzante, oppure di vivere sospesi tra ricerca di lavoro e inattività, fuori da qualsivoglia percorso formativo. Nel 2022 i lavoratori di 15-17 anni sono stati 69.601, in forte aumento rispetto agli anni precedenti.

I ragazzi detenuti negli Istituti Penali per Minorenni (IPM) a marzo 2023 erano 380 (di cui 178 di origine straniera), pari al 2,7% del totale dei ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile (14.198 alla stessa data). Dei detenuti 200 sono i giovani adulti tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso il reato da minorenni.

Al 31 dicembre 2022 sono arrivati in Italia via mare 13.386 minori stranieri non accompagnati (MSNA), con un significativo aumento. Nessun dato analogo è invece disponibile rispetto agli arrivi dei minorenni alle frontiere terrestri, i quali risultano monitorati in rapporto alle segnalazioni dei minori presenti sul territorio, e quindi coloro che non sono stati presi in carico dal sistema sono completamente invisibili: tale circostanza dovrebbe rappresentare il punto di partenza di una necessaria riflessione e analisi del sistema di tutela e protezione dei minori. Alla stessa data risultano presenti sul territorio italiano 20.089 minori stranieri non accompagnati, di cui l’85,1 % è rappresentato da maschi.

Qui il Rapporto completo: https://gruppocrc.net/wp-content/uploads/2023/11/RAPPORTO-CRC-2023.pdf.