Sabato 16 e domenica 17 una due giorni contro l’estrattivismo devastante nelle Alpi Apuane, giustificato da un ridicolo 0,5% di marmo estratto per l’arte o da quei pochi posti di lavoro rimasti.

Sabato un convegno alla mattina alla sala Garibaldi di Carrara, mentre alle 14, partendo dallo stadio dei marmi, si snoderà per la città un corteo che finalmente farà sentire forte la voce di tutti coloro che si oppongono alla distruzione delle montagne. Domenica tavoli di lavoro con il coinvolgimento di tante altre realtà montane in lotta.

La città di Carrara, malgrado tutto, è la provincia più povera della Toscana, lo scempio fatto nelle sue montagne ha lasciato dietro di sé morti, disoccupazione, inquinamento, malattie e distruzione ambientale.

Ne parliamo con Nico, carrarino, che incontriamo in Valsusa in occasione della manifestazione a Venaus dell’8 Dicembre. Nico fa parte di Athamanta, un percorso collettivo contro l’estrattivismo sulle Alpi Apuane.

Quale è il vostro obiettivo?

Vogliamo accendere i riflettori su quello che succede nelle Alpi Apuane, ma in generale in tutte le montagne, in Italia e in Europa, dove la corsa alle materie prime passa sopra qualsiasi distruzione del territorio. Si dice che, nei prossimi anni, il bisogno di materie prime aumenterà fortemente e si tornerà a scavare un po’ ovunque, anche in luoghi che si erano abbandonati. Il ministro Urso ha detto che sono pronti a riaprire miniere chiuse da decenni, bene, noi dobbiamo organizzare una resistenza di fronte a questa violenza.

Sarà un corteo per la città?

Si, sarà la prima grande manifestazione del genere a Carrara, anche perché l’estrattivismo è una forma di dominio culturale, ideologico e per molti decenni si è detto che il marmo è arte, è lavoro, invece dati alla mano è proprio il contrario. Malgrado vi siano aziende che fatturano centinaia di milioni, abbiamo il più alto tasso di disoccupazione della Toscana, mentre chi lavora in caso è sempre sotto il rischio, oltre che della vita, del licenziamento. A fronte di un 30% di aumento dei profitti negli ultimi anni vi sono stati 200 posti di lavoro in meno. All’inizio del ‘900 vi erano 20mila lavoratori, ora sono 600. E’ il momento che a Carrara tutti capiscano di cosa si sta parlando al di là della propaganda quotidiana. L’estrattivismo ha l’unico scopo di massimizzare il profitto passando sopra le popolazioni residenti.

Come è possibile che tutto ciò sia potuto avvenire a Carrara con le sue tradizioni di lotta, di resistenza, di anarchismo?

Proprio perché si è battuto tantissimo su questa “identità” della città che risiedeva sul marmo, sulle sue cave. Ora però in tanti si stanno accorgendo che questo sistema non aiuta nessuno. Sono solo poche famiglie e grandi imprese che si arricchiscono, intorno c’è il deserto. Certo la lotta è e sarà dura, di fronte abbiamo un potere radicato, capace di vincere nelle aule dei tribunali. Ma il sistema è vicino al collasso: il Comune di Carrara, secondo in Italia per indebitamento, ha pagato le spese per la famosa “strada dei marmi” di cui hanno beneficiato i soliti noti. Soliti noti che poi magari, attraverso le loro fondazioni, fanno donazioni alle scuole, o regalano le ambulanze, si rifanno la faccia insomma. Oltre al danno, la beffa. Ma oggi Carrara è stanca e crediamo che il 16 possa essere l’inizio di un importante cambiamento.

Qualche anno fa ci fu la vivace occupazione del Comune di Carrara, come terminò?

Fu importante, durò quasi 3 mesi. Nacque da una devastante alluvione nel 2014, nata da un dissesto idrogeologico originato dalle cave. In quell’occasione la popolazione carrarina si svegliò. Fu un grande momento di gioia e partecipazione collettiva che aprì dei varchi e portò un cambiamento, produsse anche una certa illusione che si scontrò coi poteri forti. È stata sicuramente utile.

Ci fu poi un sindaco 5 stelle…

Dei tentativi vennero fatti, in termini normativi, in fatto di tassazione, ma siamo ancora lontani dalla soluzione.

Siete venuti qui in Valsusa, sentite vicina la lotta No Tav?

Certamente, è doveroso portare il nostro contributo alla lotta, alla resistenza di questa valle che da oltre 30 anni ci segna la strada.

Comunque, cercate di venire sabato e domenica a Carrara, sono tante le adesioni, più di 70, che abbiamo avuto, anche da parte di organizzazioni nazionali come il CAI, l’ARCI, Italia Nostra… Quello che è a rischio è la nostra umanità. La sfida è grande.

Per maggiori informazioni, anche rispetto all’ospitalità: https://16dicembrecarrara.it/