Assegnati titoli e menzioni nell’edizione dedicata ai bambini coinvolti nei conflitti del mondo: “Non abbassiamo i riflettori sulla loro condizione”

Con l’assegnazione di premi e menzioni speciali cala il sipario sulla quindicesima edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, quest’anno dedicato alla memoria delle giovani vittime della strage di Cutro e interamente concentrato nella sua parte di eventi internazionali sui bambini coinvolti in guerre e conflitti a ogni latitudine e longitudine del mondo.

Ad aggiudicarsi i due riconoscimenti più importanti due lavori di cineasti italiani. Nella categoria DOC vince “Sarura” di Nicola Zambelli, che racconta la resistenza ultraventennale degli abitanti del villaggio palestinese di At-Tuwani in Cisgiordania contro i tentativi di sgombero e di evacuazione da parte dell’autorità politica e militare israeliane, simbolo della resistenza pacifica del popolo palestinese che si rinnova costantemente nel tempo. Menzioni speciali in questa categoria anche per “Notes on displacement” di Khaled Jarrar, “The decree” di Nejla Demirci (che si aggiudica anche la menzione speciale Arrigoni – Mer Khamis) e “Kenya” della messicana Gisella Delgadillo.

Nella categoria SHORT dedicata ai corti a vincere è “Donde los niños no suenan” di Stefano Sbrulli, che con coraggio e dedizione racconta dei bambini di Cerro di Pasco, dove si estraggono ogni giorno tonnellate di zinco, piombo e metalli pesanti rendendo la città mineraria delle Ande peruviane una delle più inquinate al mondo e i suoi figli segnati ancor prima di nascere. In questa categoria menzioni speciali per “Black rain in my eyes” di Amir Athar e Amir Masoud Soheili e “Split ends” di Alireza Kazemipour (Iran) che vince anche la menzione speciale Platea Diffusa.

All’elenco si accodano gli altri vincitori di riconoscimenti. Il premio della FICC – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema (partner del Festival) DOC è stato assegnato al film “Holding up the Sky” del regista belga Pieter Van Eecke, mentre lo SHORT va ad “Adjustement” del regista iraniano Mehrdad Hasani.

L’Ambasciata svizzera in Italia, partner di lungo corso del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, già da diversi anni premia il film del concorso che meglio interpreta il valore della pace. In questa edizione ad aggiudicarsi il titolo è “Stai fermo lì” dell’italiana Clementina Speranza.

“American dream” di Renee Shi si aggiudica lo Human Rights Youth, il premio assegnato da giovani e studenti alla miglior opera di autori sotto i 25 anni, e lo fa raccontando, senza parole, un tema delicato come quello del facile uso delle armi e le sue conseguenze.

Un capitolo a parte merita poi “The Illusion of Abuncance” (Erika Gonzalez Ramirez, Matthieu Lietaert) che è il primo vincitore del premio che il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli ha dedicato a Mario Paciolla. Al giovane cooperante partenopeo morto in Colombia in circostanze che definire poco chiare è un eufemismo l’organizzazione ha deciso di intitolare uno specifico riconoscimento, un modo – spiegano – di tenere alti i riflettori sulla battaglia che Anna Motta e Pino Paciolla continuano imperterriti a condurre chiedendo verità e giustizia per il proprio figlio.

Così come – si augura il coordinatore del Festival Maurizio Del Bufalo – i riflettori restino accesi sulla condizione dei bambini del mondo, vero fulcro dell’intera manifestazione, che quest’anno ha visto partner d’eccezione l’Università Orientale di Napoli, che di fatto ha permesso di trasformare la storica aula delle Mura Greche della sede di piazza San Domenico in una “sala di cinema” aperta gratuitamente per due settimane di fila.

Arrivare a quindici edizioni trattando temi che non sono di mero intrattenimento – spiega Del Bufalo – per noi è motivo di grande orgoglio. Quest’anno grazie alla sinergia con l’Università Orientale e le istituzioni, che si è tradotta in una sorta di villaggio dei diritti umani nel cuore di un centro storico ad alta vocazione turistica (insieme al Festival il complesso di San Domenico Maggiore ha ospitato la mostra WARS dell’Atlante dei Conflitti e delle Guerre, ndr), abbiamo la sensazione di essere diventati parte integrante del tessuto culturale e urbano di questa città, ancor più che in altre occasioni”.

“Per il resto – continua Del Bufalo – sono arrivate le solite conferme sulla grande attenzione che viene a noi riservata: 37 film in gara, 55 Paesi rappresentati, ospiti internazionali da Kiev al Sudamerica rendono il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli una delle poche vere manifestazioni di respiro globale sul nostro territorio regionale. Abbiamo il dovere di preservare questa ricchezza generata negli anni e siamo già al lavoro per una sedicesima edizione ancora più radicata, ancora più endemica, ancora più aperta al mondo“.