È sabato 25 novembre, mattina ventosissima. Sono trascorsi appena tre giorni da quando il Tribunale Ordinario di Torino e la Digos hanno sequestrato e apposto i sigilli al presidio NoTav “Leonard Peltier” di San Didero e a quello dei “Mulini” di Chiomonte, in Valle di Susa.

Il sequestro preventivo dei due presidi e di ampie aree circostanti, compresi alcuni terreni di proprietà di TELT, società italofrancese promotrice della costruzione della nuova linea ferroviaria Torino Lione, è stato notificato a molte attiviste e attivisti del movimento nelle prime ore di martedì 21 novembre. Sul decreto di sequestro si legge che lo stesso si è reso necessario poiché i presidi sono considerati “basi operative per l’organizzazione di violenti attacchi a danno dei cantieri”.

Come sempre i toni giudiziari riservati al movimento NoTav sono altisonanti, finalizzati a “creare il mostro” e far apparire il movimento ambientalista più longevo d’Italia ciò che non è mai stato, non è, e mai sarà: un movimento violento, eversivo e che attenta ai principi democratici del nostro paese.

In una mattina di mercato contadino “anormale”, durante la quale non si può accedere al presidio per fare due chiacchiere, scambiare opinioni, preparare un pranzo comunitario o semplicemente utilizzare i servizi igienici senza commettere il reato di violazione dei sigilli, il Movimento NoTav ha indetto dunque una conferenza stampa per presentare quali saranno gli eventi in risposta alle nuove azioni della magistratura.

Determinazione, ostinazione e tranquillità sono le parole d’ordine che le attiviste e gli attivisti che sono intervenuti alla conferenza stampa hanno sottolineato per descrivere la marcia dell’8 dicembre fra Susa e Venaus, avvenimento fisso del movimento per rievocare la cacciata delle imprese dal cantiere di Venaus l’8 dicembre 2005 a pochi giorni dal violento attacco delle forze dell’ordine a danno di persone che presidiavano il territorio.

Loredana Bellone, ex sindaca e attualmente Consigliera Comunale di San Didero, è intervenuta precisando che il presidio posto sotto sequestro è stato costruito dal movimento sul suolo pubblico dato in concessione dal Comune e su terreni privati regolarmente concessi in comodato d’uso. Sottolinea inoltre, con orgoglio, che fin dalla sua nascita è stato un luogo di incontro, di socialità, convivialità, cultura e democrazia. Fino ai primi dello scorso mese di agosto, quando le forze di polizia avevano perquisito il presidio denunciando la presenza di materiale “sospetto”: utensili, chiodi e funi che erano state, e sono tuttora utilizzati per lavori di manutenzione, per la pulizia degli alberi circostanti, frequentemente abbattuti dal vento impetuoso della Valle, nonché per il ripristino dei teli impermeabili a protezione della copertura del capanno di legno.

La Bellone definisce il sequestro del presidio di san Didero e quello dei mulini come un vero attacco alla libertà e afferma: “Qui siamo tutti controllati, non solo hanno sequestrato gli immobili, ma sono passati sopra a tutto, senza ritegno, come hanno già fatto alla Maddalena di Chiomonte”. Il sequestro del presidio de I Mulini è stato infatti il contesto e il pretesto per un allargamento del cantiere di Chiomonte che ha visto il disboscamento di una vasta area di bosco secolare, l’abbattimento di muretti di contenimento a secco e di alcune costruzioni che contenevano reperti proto industriali (una pesta per la canapa e un’antica forgia).

Per agevolare tale allargamento tutti gli accessi stradali all’abitato di Giaglione sono stati bloccati e presidiati. Gli accessi al paese risultano concessi solo ai residenti dietro presentazione dei documenti di identità, limitando fortemente la libertà di circolazione garantita dalla Costituzione.

Con una pacata rabbia Loredana Bellone sottolinea che il Movimento NoTav è indignato per lo schema tante volte applicato dalla magistratura torinese dei “due pesi e due misure”. Gli attivisti e le attiviste che hanno strappato i sigilli e hanno avuto accesso ai presidi sotto sequestro sono stati denunciati mentre lo stesso trattamento non è stato riservato agli operai che, a Chiomonte, hanno avuto accesso alle particelle di proprietà di TELT, anch’esse ricomprese nelle aree sequestrate, con lo scopo di disboscare e distruggere.

La rabbia è ancora maggiore per due ambienti particolari, due containers su suolo pubblico che rappresentano il cuore pulsante del presidio di San Didero. In un container il Movimento ha reso disponibile a chiunque volesse farsi un’idea delle ragioni della protesta e della devastazione ambientale in atto una grande quantità di materiale informativo che è, ora, indisponibile, rinchiuso e non più consultabile. L’altro container è invece una sorta di “cambusa”, dove gli alimenti conservati per i momenti di convivialità subiranno un rapido deperimento, poiché rinchiusi anch’essi dietro ai sigilli.

Come ci si attendeva e come sempre è stato dopo le denunce e le azioni della magistratura contro il Movimento, anche in questa occasione gli avvocati del team legale si occuperanno di presentare formale richiesta di dissequestro dei presidi.

Presentati i fatti giudiziari, sottolineata la loro sproporzione rispetto a quel che sono, di fatto, i due presidi oggetto di sequestro, i partecipanti alla conferenza stampa hanno poi presentato, per il tramite di Giulia Casel, gli eventi previsti per la marcia dell’8 Dicembre da Susa a Venaus e giorni successivi.

L’invito e l’auspicio prevedono la massima partecipazione a quella che sarà una marcia unita, tranquilla e determinata per affermare ancora una volta che non arriverà mai il momento in cui il movimento cambierà idea e, rassegnato, accetterà la distruzione della valle. Alla marcia parteciperanno a titolo personale, con il gonfalone dei municipi, alcuni sindaci, in rappresentanza delle amministrazioni contrarie alla realizzazione della linea Torino-Lione. Non sarà invece presente, a titolo istituzionale, l’Unione Montana Valle di Susa.

Dopo la marcia il fine settimana proseguirà il 9 dicembre con una mattinata sui terreni di Santa Petronilla a Susa (futura area dei cantieri TAV nella cosiddetta piana di Susa), con la lettura di alcuni passi del libro sul giuramento della Garda di San Giorio dell’8 Dicembre 1943, che ha dato ufficialmente inizio alla resistenza della Val di Susa contro il nazifascismo. Giulia Casel ricorda l’evento non solamente per la ricorrenza e per gli 80 anni dal giuramento partigiano, ma anche per richiamare ad una consonanza, ad un “trait d’union” fra la resistenza di ieri e la resistenza di oggi contro coloro che, per molti, sono i nuovi invasori.

Sempre il 9 dicembre, nel pomeriggio, si terrà un dibattito con tutte le realtà ambientaliste ed ecologiste che raggiungeranno la valle per la marcia del giorno precedente. Sarà un incontro libero e aperto per condividere lotte e saperi sulle varie realtà che impegnano singoli e collettività.

La domenica, a Susa, la popolazione avrà ulteriore possibilità di informarsi su cosa accadrà, dal punto di vista tecnico ed ambientale, ai terreni che verranno devastati dal cantiere della piana di Susa.

Guido Fissore è intervenuto per ribadire che il movimento NoTav considera la violazione dei sigilli avvenuta ripetutamente in due momenti distinti della settimana, non come un reato, ma come una manifestazione nonviolenta di disobbedienza civile, come una legittima e necessaria reazione ad un provvedimento ritenuto ingiusto e abusivo, in spregio alla manifesta avversione della popolazione alla Grande Opera. Quanto agli spazi di lotta che sono stati costruiti e dentro i quali sono sorti i Presidi: si cercherà di riprenderli sempre, anche con mezzi e azioni ritenute ‘illegali’, ma pur sempre collettive e nonviolente. Per la rottura dei sigilli sono scattate oltre sessanta denunce ad altrettanti attivisti e attiviste.

Loredana Bellone ha poi ripreso il discorso affermando, fra gli applausi, che la questione Tav in Val Susa, e la repressione giudiziaria che ne deriva, non sono solo una questione ambientale, bensì una questione di sopravvivenza e di garanzia della democrazia. “Ogni giorno un po’ di democrazia ci viene tolta e questo non lo dobbiamo né accettare né consentire”.

Al termine della conferenza stampa, come da programma e in concomitanza con le tante manifestazioni in molte città italiane contro la violenza sulle donne, le attiviste del movimento hanno impugnato striscioni, padelle e mestoli e si sono avviate verso il cancello principale del cantiere di San Didero, espugnato con forza poliziesca nell’aprile del 2021, per la costruzione del nuovo autoporto in sostituzione di quello di Susa: la mattinata si è conclusa con la più fragorosa battitura sui cancelli e sulle recinzioni.

Di nuovo oggi, domenica 26 novembre, la disobbedienza civile si è spostata in località I Mulini, dove nonostante l’ingente presenza delle forze dell’ordine, un gruppo di attivisti NoTav ha cercato di raggiungere il Presidio messo sotto sequestro nei giorni scorsi, percorrendo i sentieri della Val Clarea: avrebbe dovuto essere una tranquilla colazione al sacco, approfittando della bellissima giornata di sole… si è trasformato in un mortificante Guardie e Ladri, con esagerato dispiego di agenti in tenuta anti-sommossa, indegno di un paese civile.

Di Militarizzazione della Valle anzi di una Grande Mala Opera sempre più evidentemente motivata da uno sviluppo improntato all’economia di guerra, si parlerà domani pomeriggio al Centro Studi Sereno Regis di Torino (Via Garibaldi 13 – h 18). Sono previsti i contributi di Presidio Europa, BDS Torino, Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, Assemblea Antimilitarista. A’ suivre!

Roberto Mairone