“Inizia una guerra con un Paese debole e le tue possibilità di essere rieletto sono alte”: questo è ciò che alcuni presidenti americani hanno imparato dalla storia degli Stati Uniti. Se guardiamo alla storia degli Stati Uniti, risulta evidente che molti dei suoi presidenti hanno iniziato una guerra per essere rieletti.

Analizzando la storia passata, ci si rende conto che quando un presidente americano in carica inizia una guerra con un altro Paese, la maggioranza degli americani lo appoggia. Se le elezioni successive si svolgono mentre questa guerra è in corso, di solito la maggioranza, accecata dalla massiccia propaganda, vota per il presidente in carica, che viene rieletto per la sua aria da macho! Esiste una stretta connessione tra un presidente in guerra e la sua possibilità di essere rieletto. Raramente un presidente in carica è stato sconfitto durante una guerra. La storia lo dimostra. Diamo un’occhiata:

Guerra del 1812 (degli USA contro l’Inghilterra, N.d.T.): James Madison viene rieletto nel 1812.
Guerra civile del 1864: Abraham Lincoln viene rieletto nel 1864.
Prima Guerra Mondiale: Woodrow Wilson, che non era in guerra ma ci era vicino, viene rieletto nel 1916.
Fine della guerra ispano-americana nel 1900: Willian McKinley viene rieletto.
Seconda Guerra Mondiale: Franklin D. Roosevelt, non ancora in guerra ma quasi, viene rieletto nel 1940. Poi in guerra, viene eletto per la terza volta nel 1944.
Guerra del Vietnam: Lyndon B. Johnson sostiene l’escalation della guerra del Vietnam. Dopo il finto incidente del Golfo del Tonchino, viene rieletto nel 1964.
Guerra del Vietnam: Richard Nixon viene rieletto nel 1972.
Guerre in Iraq e Afghanistan: George W. Bush viene rieletto nel 2004.
George H. W. Bush Sr. ha attaccato il piccolo e debole Paese di Panama e ha iniziato la Guerra del Golfo contro l’Iraq, ma ha perso contro Bill Clinton a causa della difficile situazione economica e della candidatura di Ross Perot, che ha sottratto quasi il 20% dei voti repubblicani.

Se dici “democrazia” spesso gli elettori ti ricompensano. Jimmy Carter, forse il presidente più onesto della storia americana recente, non ha mai iniziato una guerra, anche se l’Iran aveva catturato 52 americani come ostaggi per molti giorni. Inoltre, raggiunse un importante accordo di pace tra Egitto e Israele, ma il dividendo della pace non lo aiutò nella sua rielezione alla presidenza. Per questo motivo, fu dipinto come un presidente debole; questo distrusse le sue possibilità di rielezione, tanto che nel 1980 perse a favore di Ronald Reagan.

Il 38° Presidente Gerald Ford, in carica dal 1974 alla fine del 1976, non ha mai iniziato alcuna guerra estera. Anche lui, come il Presidente Carter, fu sconfitto alle elezioni successive. Naturalmente, ci sono altre ragioni per la sua sconfitta, ma se avesse iniziato una guerra importante, è probabile che il Paese si sarebbe unito dietro di lui e lo avrebbe votato alle elezioni successive.

Il Presidente Barack Obama ha iniziato inutilmente una guerra con la Libia il 19 marzo 2011. Non c’era alcuna ragione legittima per questa guerra insensata. Anche Francia e Gran Bretagna (come sempre) sono state complici di questa guerra immorale che ha portato alla morte Muammar Gheddafi. Oggi la Libia, un tempo un Paese normale, è in rovina e nel caos. Naturalmente, gli occhi di Obama erano puntati sulla sua imminente rielezione del 2012. L’attacco alla Libia si è rivelato un disastro, ma probabilmente Obama sperava di potervi instaurare una “democrazia”, sfruttare le sue vaste riserve di petrolio e vantarsene nella campagna per la rielezione del 2012.

Recentemente, perché Joe Biden ha provocato la Russia per iniziare una guerra per procura tra Russia e Ucraina? Non c’era bisogno di questo conflitto. La Russia voleva solo che all’Ucraina non fosse permesso di entrare nella NATO. Una ragione del tutto legittima, perché il confine orientale dell’Ucraina si trova a 10 minuti di volo da Mosca per un missile armato di testate nucleari fornito dagli Stati Uniti, che la NATO vi avrebbe piazzato in quanto membro della NATO. Va notato che gli Stati Uniti dell’amministrazione Bush senior avevano promesso a Gorbaciov nel 1989-90 di non espandere la NATO “di un pollice verso est dal confine della Germania Est dopo aver permesso a questa di unirsi alla Germania Ovest”.

È molto probabile che il Presidente Biden voglia fare la figura del “macho”, mettendo a tacere la Russia in questo modo, e farsi rieleggere nel 2024.

La storia americana dimostra che la maggior parte dei presidenti americani inizia una guerra o attacca un Paese debole – con una vittoria assicurata in tempi brevi – e rivendica la “vittoria” durante la campagna per la rielezione. Purtroppo, la storia si ripete. Inoltre, ci sono altre ragioni per cui un presidente americano inizia una guerra o attacca un altro Paese piccolo e debole se è in difficoltà a causa di una recessione, di una crisi economica, di uno scandalo sessuale, di un impeachment o di sondaggi di popolarità molto bassi.

Bill Clinton ne è un esempio recente: ha bombardato il Sudan e l’Afghanistan con attacchi missilistici per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica americana dai suoi problemi interni derivanti dallo scandalo sessuale con Monica Lewinsky – la sua stagista ventiduenne – e dall’imminente impeachment? È abbastanza probabile. Una fabbrica farmaceutica del Sudan – l’unica che il Paese aveva – è stata distrutta in questo attentato criminale.

Per un presidente americano in carica, attaccare un Paese debole non costa nulla. È immune da azioni penali. Il popolo americano paga per queste guerre illegali e immorali. I cittadini del Paese vittima pagano pesantemente le conseguenze, ma non hanno alcun potere o voce in capitolo. I dividendi però sono grandiosi: il presidente sembra forte, macho, e molto probabilmente verrà rieletto.

In conclusione, anche se altre ragioni per la sconfitta o la vittoria di un presidente giocano un ruolo importante, in molte occasioni un presidente statunitense in guerra viene premiato con la rielezione dalla maggioranza degli americani che, illusi dalla massiccia propaganda governativa, lo votano.

Ai presidenti americani in carica e ai loro compari amministrativi non interessa quanti civili innocenti uccidono iniziando una guerra criminale e illegale contro un Paese debole, purché vengano rieletti alle elezioni successive. Questa è la triste storia dell’impero americano.

Chaitanya Davé – Global Research

Chaitanya Davé è un ingegnere chimico e uomo d’affari di origini indiane. Vive in California. È autore di tre libri: Crimes against humanity: A Shocking Record of US Crimes since 1776-2007, Collapse: Civilization on the Brink-2010, Capitalism’s March of Destruction: Replacing it with People and Nature-Friendly Economy. È autore di numerosi articoli di politica, storia e ambiente e presidente di una fondazione di beneficenza senza scopo di lucro che aiuta gli abitanti dei villaggi poveri dell’India, del Nepal, di Haiti, i senzatetto degli Stati Uniti e di altri Paesi poveri.

Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid.
Revisione di Anna Polo

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