La crisi umanitaria ha raggiunto livelli gravissimi per intesità e numero di esseri umani coinvolti. Le vittime palestinesi sotto gli incessanti bombardamenti israeliani (con accuse di aver utilizzato anche proiettili a fosforo bianco [1]) sono salite a quote spaventose: circa 3500 morti e 12000 feriti (dati del 18 ottobre) in forte aumento [2]. Di questi, centinaia (tra pazienti, staff medico e profughi in cerca di riparo) sono morti nel terribile bombardamento dell’ospedale Al-Ahli Baptist (la responsabilità del bombardamento è ancora da accertare).

Il violento attacco israeliano è la reazione agli efferati attentati perpetrati da Hamas lo scorso 7 ottobre, che hanno causato 1400 morti in Israele. Per quanto questi atti, in quanto contro civili, siano da condannare incondizionatamente, è impensabile non contestualizzarli nella complessa situazione mediorientale. Lo Stato di Palestina, riconosciuto da 130 paesi e dall’ONU (come stato non membro), è infatti in gran parte occupato da Israele da decenni. In particolare la Striscia di Gaza, un fazzoletto di terra di 360 kmq in cui vivono oltre 2 milioni di persone (di cui la metà bambini [3]), è dal 2007 sottoposta a un blocco terrestre, aereo e navale da parte di israele ed Egitto. Una barriera di 60 km (“Iron Wall”) separa Gaza da Israele e l’ha resa la più grande “prigione a cielo aperto” del mondo [4]. E non solo a cielo aperto: 4 uomini palestinesi su 10 spenderanno parte della propria vita in una prigione israeliana [26]. Questo ha fatto sì che Gaza sia oggi una delle regioni più povere al mondo (l’80% della popolazione sopravvive grazie ad aiuti umanitari [5]) e una tra le più densamente popolate del pianeta. Politici e giornalisti, opinionisti e analisti che non riportino questi fatti e si rifiutino di accreditare la dimensione storica e geopolitica degli accadimenti in Israele e a Gaza, limitandosi a parlare di attacchi terroristici e azioni di legittima difesa privi della dovuta contestualizzazione, non possono che essere additati come faziosi.

L’attacco in corso da parte di Israele va quindi a colpire una popolazione già al limite umano della sopportazione (come spiegato in dettaglio da Al Jazeera [6]). Con una brutalità inaccettabile, Israele sta compiendo una spietata vendetta senza distinzione, arrivando ad affermare, tramite le parole del proprio ministro della difesa, che stanno combattendo contro degli “animali umani” [24]. E non sono “solo” i bombardamenti a colpire, ma una serie di azioni che impattano sulla sopravvivenza e la qualità della vita di tutti i civili (che, ripetiamo ancora, sono per metà bambini): Israele ha imposto un assedio totale tagliando acqua potabile, approvigionamenti di cibo e medicine, corrente elettrica e combustibile [7]. Inoltre hanno imposto l’ordine agli abitanti del nord di Gaza di abbandonare le proprie case lasciando già un milione di sfollati [8].

Philippe Lazzarini, commissario generale per l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha affermato  che “una catastrofe senza precedenti si sta svolgendo sotto i nostri occhi.” [9]. Se non fermato subito, infatti, questo odio incondizionato da parte di Israele verso la popolazione palestinese può portare a un vero e proprio genocidio, a una pulizia etnica. Il mondo non può rimanere ancora una volta impassibile a guardare. La comunità internazionale dovrebbe intervenire subito e senza titubanze per far cessare questo massacro. Se una fine immediata del conflitto sembra velleitaria, è quantomeno necessario imporre immediatamente un cessate il fuoco, permettere corridoi umanitari per trarre in salvo i civili, sfamarli, curarli, dare loro speranza e dignità.

Ma come si pone il potente Occidente invece? Accecati dalle proprie alleanze e dagli accordi economici e di potere, i governi dei cosiddetti “paesi liberi”, grandi esportatori di democrazia (sempre e solo attraverso la guerra), hanno fin da subito garantito che Israele si sta avvalendo del proprio diritto all’autodifesa. Ci si chieda però dove finisce l’autodifesa e dove inizia una mattanza indiscriminata. Gli Stati Uniti e i suoi fedeli alleati (Francia, Germania, Italia e Regno Unito) si sono immediatamente schierati emanando un documento condiviso “a caldo” in cui si afferma: “I nostri Paesi sosterranno Israele nei suoi sforzi per difendere sè stesso e il suo popolo da tali atrocità. Sottolineiamo inoltre che questo non è un momento in cui una parte ostile a Israele possa sfruttare questi attacchi per cercare un vantaggio. […] Nei prossimi giorni rimarremo uniti e coordinati, insieme come alleati e come amici comuni di Israele, per garantire che Israele sia in grado di difendersi” [10]. Ora, qualunque persona raziocinante si trova anche d’accordo, ma il fatto è che alla parola “Israele” dovrebbe potersi sostituire allo stesso modo quella di “Palestina” e, del resto, quella di qualunque altro gruppo di esseri umani.

Nonostante l’assedio totale imposto a Gaza da Israele sia stato denunciato dalle Nazioni Unite come una violazione del diritto internazionale [11] e la Corte Penale Internazionale (ICC) abbia finalmente rotto il silenzio annunciando che ci saranno processi legali per determinare se sono stati commessi crimini di guerra [25], Joe Biden si è recato in Israele per mostrare il proprio supporto, facendosi ritrarre in un pubblico abbraccio con l’ultraconservatore Benjamin Netanyahu [12]. Quello che i più speranzosi (illusi?) avevano creduto un intervento degli USA per calmare gli animi, si è sgonfiato in una timida serie di consigli da figura paterna, luoghi comuni che si tenderà poi ad ignorare: “non lasciate che questa rabbia vi consumi”, “le scelte non sono mai facili”, “c’è sempre un prezzo da pagare”, ecc. Addirittura si è lanciato in un radicale: “anche la perdita di vite palestinesi conta.” [13]. Ed effettivamente ha annunciato un sostegno economico statunitense (cioè, di solito un prestito) per Gaza e Cisgiordania e un accordo con il presidente egiziano el-Sisi per far passare 20 camion con aiuti umanitari dal valico di Rafah (ce ne sono centinaia parcheggiati in attesa di poter entrare a Gaza). Al contempo però ha ribadito che l’aiuto militare a Israele sarà incrementato, dopo aver già schierato due portaerei davanti alla costa come deterrente a difesa di Israele. Inoltre, in totale assenza di prove concrete, ha sposato sulla parola la tesi secondo cui Israele non avrebbe alcun coinvolgimento nella recente esplosione dell’ospedale. Questo supporto militare senza riserve da parte degli USA ha ricevuto critiche in patria, portando un dirigente del Dipartimento di Stato, Josh Paul, a dimettersi affermando che il “cieco sostegno” porta a politiche “miopi, distruttive, ingiuste e contraddittorie rispetto agli stessi valori che sosteniamo pubblicamente.” [14].

Nel frattempo, l’ONU spinge per un cessate il fuoco umanitario in medioriente per alleviare quella che il Segretario Generale, António Guterrez, ha chiamato “l’epica sofferenza umana” a cui stiamo assistendo. [15]. Ma la più efficace iniziativa delle Nazioni Unite è stata quella di presentare (inizialmente da parte della Russia, bocciata e poi riproposta dal Brasile) una risoluzione al Consiglio di Sicurezza ONU tesa a imporre “tregue umanitarie che garantiscano aiuti salvavita a Gaza a milioni di persone” [16]. Durante il voto del 18 ottobre, 12 dei 15 stati membri si sono espressi a favore, mentre Regno Unito e Federazione Russa si sono astenute. Ma gli Stati Uniti hanno incredibilmente espresso voto contrario il che significa, essendo gli USA uno dei 5 membri permanenti (oltre a Cina, Francia, Regno Unito e Russia), automaticamente un veto. La mozione per la tregua umanitaria è stata bocciata deliberatamente dagli USA, adducendo l’argomentazione che “Israele ha l’intrinseca possibilità di autodifesa.” [16]. Questo è un atto vergognoso, ingiustificabile e soprattutto privo di umanità. Gli Stati Uniti sono, coniando un neologismo che sembra adatto per l’occasione, un paese “disumanitario” e come tale va trattato.

Durante la stessa giornata, a casa propria, le autorità statunitensi non si rivelavano molto migliori. A Washington, parte della comunità ebraica era scesa in piazza alla manifestazione indetta dalle associazioni ebraiche pacifiste e anti-sioniste “Jewish for peace” e “If not now”. All’evento, condotto in maniera completamente nonviolenta, si inneggiava alla pace con striscioni riportanti slogan quali “gli ebrei dicono ora cessate il fuoco” e si intonavano canti e preghiere per Gaza. La polizia è intervenuta sgombrando l’assembramento con la forza e arrestando 500 persone, tra cui 20 rabbini [17]: Le mani legate dietro la schiena con le fascette, condotti ai cellulari della polizia come pericolosi criminali [18].

Questo intervento violento si unisce ai moltissimi riportati in tutti i paesi occidentali dove stiamo assistendo a una repressione nei confronti di coloro che cercano di esprimere la propria solidarietà per la terribile crisi umanitaria in Palestina. La Germania ha vietato o respinto con violenza molte manifestazioni [19], mentre la Francia ha imposto un divieto sistematico di tutte le manifestazioni per la pace a la libertà a Gaza [20]. Oltretutto un’imposizione poi dichiarata illegale dal proprio Consiglio di Stato [21]. Mentre la Segrataria degli Interni britannica ha affermato che esporre bandiere palestinesi non sarebbe accettabile perché “potrebbe glorificare un atto di terrorismo.” [22].

Ma forse il più riprovevole degli atti che dovrebbe davvero suscitare l’indignazione di coloro che ancora riescono a pensare ed agire senza essere vuoti gusci che accettano acriticamente tutto ciò che viene loro detto di credere e fare, è stata la cancellazione del premio che la scrittrice palestinese Adania Shibli avrebbe dovuto ricevere al salone del libro di Francoforte [23]. Il libro premiato, “Un dettaglio minore”, racconta la storia vera di una beduina stuprata e uccisa dai soldati israeliani nel 1949. Come avevamo tristemente notato quando con l’invasione dell’Ucraina era stato impedito l’insegnamento di classici russi quali Dostoevskij, nessuno è salvo dalla macchina della propaganda e della faziosità.

Insomma, gli esempi sono molti e diversi, ma tutti portano nella medesima direzione: l’Occidente si trova nella scomoda situazione di dover sostenere il proprio alleato e dare corpo ai proprio slogan anche a costo di sacrificare la libertà di espressione, il riconoscimento intellettuale e, purtroppo, infine l’umanità. Questo non è solo un fallimento della politica occidentale, i cui propugnati valori si rivelano sempre più palesemente una grande operazione di marketing, ma del giornalismo che se ne fa ambasciatore, nonché degli intellettuali che hanno smesso di essere la voce critica che dovrebbe riportare un lume di ragione in questa oscurità.

Flavio del Santo

 

[1] https://www.hrw.org/news/2023/10/12/israel-white-phosphorus-used-gaza-lebanon

[2] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/10/18/sanita-gaza-3.478-morti-dallinizio-dei-combattimenti_3787b3e7-718e-46cc-8314-d8aa507dbe70.html

[3] https://www.npr.org/2023/10/19/1206479861/israel-gaza-hamas-children-population-war-palestinians#:~:text=Who%20lives%20in%20Gaza%3F,densely%20populated%20places%20on%20earth

[4] https://www.hrw.org/news/2022/06/14/gaza-israels-open-air-prison-15

[5] https://www.unicef.org/mena/press-releases/fifteen-years-blockade-gaza-strip#:~:text=More%20than%20half%20of%20Gaza’s,services%20to%201.6%20million%20people

[6] https://www.aljazeera.com/news/2023/10/16/gazas-dire-humanitarian-crisis-explained

[7] https://www.aljazeera.com/features/2023/10/19/gazas-only-cancer-hospital-could-shut-down-amid-israels-war-and-siege

[8] https://www.rsi.ch/info/mondo/Un-milione-di-sfollati-nella-Striscia-di-Gaza–1909535.html

[9] https://www.ungeneva.org/en/news-media/news/2023/10/86463/israel-gaza-un-chief-urges-ceasefire-humanitarian-supplies-given

[10] https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2023/10/09/joint-statement-on-israel/?link_id=8&can_id=94304678d9d50ec9b504b7b34bc7c697&source=email-palestine-is-our-struggle&email_referrer=email_2080271&email_subject=palestine-is-our-struggle

[11] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/10/10/onu-assedio-totale-di-gaza-viola-diritto-internazionale_df91c0ae-7d60-4d1e-af91-12f2ad522c9e.html

[12] https://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-67148622

[13] https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/18/biden-avverte-israele-usa-11-settembre-commesso-errori/7327363/

[14] https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/19/armi-a-israele-porteranno-piu-sofferenze-dirigente-del-dipartimento-di-stato-usa-si-dimette-stessi-errori-degli-ultimi-decenni/7328249/

[15] https://www.ungeneva.org/en/news-media/news/2023/10/86463/israel-gaza-un-chief-urges-ceasefire-humanitarian-supplies-given

[16] https://news.un.org/en/story/2023/10/1142507

[17] https://tg.la7.it/esteri/washington-la-manifestazione-gli-ebrei-pacifisti-pro-palestina-500-arresti-19-10-2023-196476

[18] https://www.nytimes.com/2023/10/18/world/middleeast/protest-israel-hamas-ceasefire-congress.html

[19] https://contropiano.org/news/internazionale-news/2023/10/14/la-fascistizzazione-delleuropa-anche-in-germania-vietate-manifestazioni-per-la-palestina-0165196

[20] https://contropiano.org/news/internazionale-news/2023/10/19/francia-il-divieto-di-manifestare-in-sostegno-alla-palestina-e-alle-corde-0165411

[21] https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/18/il-consiglio-di-stato-francese-sconfessa-il-governo-illegittimo-il-blocco-sistematico-delle-manifestazioni-pro-palestina/7327419/

[22] https://www.independent.co.uk/news/uk/politics/israel-palestine-flag-suella-braverman-b2427411.html

[23] https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/14/sospeso-il-premio-per-la-palestinese-adania-shibli-alla-fiera-del-libro-di-francoforte-scrittori-e-case-editrici-arabe-lasciano-levento/7323358/amp/

[24] https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/defense-minister-announces-complete-siege-of-gaza-no-power-food-or-fuel/

[25] https://www.reuters.com/world/middle-east/hamas-attack-would-fall-under-jurisdiction-war-crimes-court-prosecutor-2023-10-12/

[26] https://www.aljazeera.com/news/2023/10/8/why-are-so-many-palestinian-prisoners-in-israeli-jails