Un’ampia coalizione di organizzazioni umanitarie, gruppi per i diritti umani, organizzazioni di base del Sudan ed esperti di prevenzione del genocidio, tra cui l’Associazione per i popoli minacciati (APM), ha
formulato un drammatico appello alle Nazioni Unite e in particolare al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il documento sarà consegnato oggi a New York. I firmatari accusano la comunità internazionale di inazione di
fronte alla terribile guerra in Sudan. Il Paese non è più sull’orlo del baratro, ci è già precipitato, si legge nella lettera.

Purtroppo, i governi europei non ha preso le misure urgenti e necessarie per arginare la violenza in Sudan e fornire aiuti umanitari alle persone colpite: ciò che è necessario ora è uno sforzo congiunto da parte dei
governi, delle organizzazioni internazionali come l’ONU e delle ONG. A vent’anni dal genocidio del Darfur, non possiamo restare inerti a guardare un altro genocidio.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve approvare una risoluzione che condanni la violenza indiscriminata contro i civili e l’impunità dei crimini, e che chieda l’accesso libero e sicuro agli aiuti umanitari. Gli sforzi internazionali per proteggere i civili devono essere coordinati, si legge nell’appello: “Dall’inizio della guerra, in aprile, più di cinque milioni di persone sono dovute fuggire dalle loro case. Più di 20 milioni di persone, pari al 42% della popolazione sudanese, stanno affrontando una grave insicurezza
alimentare. Almeno 498 bambini sono già morti di fame. Cliniche e medici sono sotto attacco in tutto il Paese, costringendo l’80% dei principali ospedali a chiudere”.

L’appello:

Dichiarazione congiunta per chiedere più aiuti, solidarietà e attenzione alla crisi del Sudan

(New York, 13 settembre 2023) – Noi, responsabili di oltre 50 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, ci riuniamo per lanciare un allarme sul Sudan, dove si sta consumando un disastro sotto i nostri occhi. Con i combattimenti che continuano in tutto il Paese, le brutali violenze sessuali in aumento, i diffusi attacchi deliberati e indiscriminati contro i civili e il silenzio di giornalisti e difensori dei diritti umani, il Paese non è più sull’orlo di atrocità di massa – è precipitato oltre il limite.

Da aprile, quando sono scoppiate le ostilità nella capitale del Sudan, più di cinque milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case e centinaia di migliaia di altre potrebbero presto essere costrette a raggiungerle. Molti vivono ora in campi con un accesso limitato all’assistenza umanitaria, poche opportunità di istruzione per i loro figli e quasi nessun supporto psicosociale per aiutarli ad affrontare le loro esperienze traumatiche. In Sudan, oltre 20 milioni di persone, il 42% della popolazione, si trovano ora ad affrontare una grave insicurezza alimentare e 6 milioni sono a un passo dalla carestia. Almeno 498 bambini sono morti per fame. Le cliniche e i medici sono stati presi di mira in tutto il Paese, mettendo fuori servizio l’80% dei principali ospedali del Paese.

I discorsi d’odio, soprattutto quelli che invitano a prendere di mira le comunità in base al colore della pelle, sono sempre allarmanti. Ma con un tessuto sociale sempre più fratturato, alcuni combattenti che prendono di mira i civili in base alla loro etnia e le testimonianze delle sopravvissute alle violenze sessuali in Darfur, che hanno sentito i loro stupratori dire: “Speriamo che partorisca i “nostri” bambini”, temiamo il peggio.

Vent’anni dopo che gli orrori del Darfur hanno sconvolto le nostre coscienze, non riusciamo ad affrontare il momento. Finora, gli sforzi di mediazione non hanno dissuaso le parti in guerra del Sudan dal continuare a commettere gravi abusi. Chiediamo un approccio più unitario che rappresenti meglio le voci e le prospettive dei civili del Sudan, comprese le donne, i giovani e i rappresentanti della “periferia” storicamente emarginata.

Ci impegniamo a lavorare insieme per sollecitare maggiori aiuti, maggiore solidarietà e maggiore attenzione ai bisogni dei civili sudanesi. L’appello umanitario delle Nazioni Unite rimane tristemente sottofinanziato – circa il 25% del necessario – e le parti in guerra del Sudan continuano a minare gli sforzi per consegnare gli aiuti in modo sicuro. I donatori dovrebbero aumentare i finanziamenti umanitari, sia per le organizzazioni locali che per quelle internazionali che forniscono assistenza indispensabile in Sudan e nei Paesi vicini.

I costi dell’inazione stanno aumentando. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe passare dalle parole all’azione e avviare i negoziati per approvare una risoluzione che sfidi il clima di impunità,
ribadisca che il diritto internazionale richiede di fornire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e riorienti gli sforzi internazionali per proteggere meglio i più vulnerabili del Sudan. Le conseguenze di una
mancata azione sono troppo gravi per essere immaginate.

Firmatari (in ordine alfabetico, in inglese)

– African Centre for Justice and Peace Studies, Mossaad Mohamed Ali, Executive Director
– Africans for the Horn of Africa, Stella Ndirangu, Coordinator
– Amnesty International, Agnes Callamard, Secretary General
– Association of Sudanese-American Professors in America (ASAPA), Beckry Abdel-Magid, Secretary
– Atrocities Watch, Dismas Nkunda, CEO
– Cairo Institute for Human Rights Studies, Bahey El Din Hassan, Director
– Carter Center, Paige Alexander, CEO
– Center for Peace Building and Democracy in Liberia (CEPEBUD-Liberia), Florence N. Flomo, Executive Director
– Committee to Protect Journalists, Jodie Ginsberg, President
– Consortium on Gender, Security and Human Rights, Carol Cohn, Director
– Darfur Diaspora Association Group in the United Kingdom, Abdallah Idriss, Director
– Darfur Women Action Group, Niemat Ahmadi, Founder and President
– DefendDefenders, Hassan Shire, Executive Director
– EG Justice, Tutu Alicante, Executive Director
– Freedom House, Michael J. Abramowitz, President
– Genocide Alert, Gregor Hoffman, Chairman
– George W. Bush Institute, David Kramer, Executive Director
– Global Centre for the Responsibility to Protect, Savita Pawnday, Executive Director
– Global Survivors Fund, Dennis Mukwege, President
– GOAL, Siobhán Walsh, CEO
– HIAS, Mark Hetfield, President & CEO
– HUDO Centre, Bushra Gamar, Executive Director
– Human Rights Watch, Tirana Hassan, Executive Director
– iACT, Sara-Christine Dallain, Executive Director
– Institute for Genocide and Mass Atrocity Prevention at Binghamton University, Kerry Whigham, Co-Director
– InterAction, Anne Lynam Goddard, Interim President and CEO
– International Federation for Human Rights (FIDH), Eleonore Morel, CEO
– International Rescue Committee, David Miliband, President & CEO
– Jacob Blaustein Institute for the Advancement of Human Rights, Felice Gaer, Director
– Legal Action Worldwide, Antonia Mulvey, Founder and Executive Director
– MADRE, Yifat Susskind, Executive Director
– Mercy Corps, Tjada D’Oyen McKenna, Chief Executive Officer
– Montreal Institute for Genocide and Human Rights Studies at Concordia University, Kyle Matthews, Executive Director
– Never Again Coalition, Lauren Fortgang, Director
– No Business with Genocide, Simon Billenness, Director
– Nobel Women’s Initiative, Maria Butler, Executive Director
– Nonviolent Peaceforce, Tiffany Easthom, Executive Director
– Norwegian Refugee Council, Jan Egeland, Secretary General
– Open Society Foundations, Mark Malloch-Brown, President
– OutRight International, Maria Sjödin, Executive Director
– Physicians for Human Rights, Saman Zia-Zarifi, Executive Director
– Plan International, Stephen Omollo, CEO
– Project Expedite Justice, Cynthia Tai, Executive Director
– Public International Law & Policy Group, Paul R. Williams, President
– Refugees International, Jeremy Konyndyk, President
– Regional Centre for Training and Development of Civil Society, Mutaal
Girshab, Director General
– Society for Threatened Peoples, Roman Kühn, Director
– Sudan Transparency and Policy Tracker, Suliman Baldo, Executive Director
– Sudanese American Public Affairs Association, Fareed Zein, Board Chairman
– The Sentry, John Prendergast, Co-Founder
– Torture Abolition and Survivors Support Coalition (TASSC), Aymen Tabir, Executive Director
– US-Educated Sudanese Association (USESA), Samah Salman, President
– Vital Voices, Alyse Nelson, President & CEO
– World Federalist Movement Canada, Alexandre MacIsaac, Executive Director
– World Federalist Movement/Institute for Global Policy (WFM/IGP), Amy Oloo, Consulting Executive Director