Secondo un report di Cassa Depositi e Prestiti, sono 830mila gli studenti che sono costretti a scegliere di studiare in un ateneo fuori dal luogo di residenza. Tuttavia, sono solo 40mila i posti letto in residenze pubbliche: un numero irrisorio che evidentemente non riesce a raggiungere il fabbisogno richiesto: https://www.cdp.it/resources/cms/documents/CDP_Brief_Student_housing_quale_futuro_tra_pubblico_e_privato.pdf.

Siamo a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno accademico e da qualche settimana è già ricominciata la corsa alle stanze da parte degli studenti fuori sede, che si aggiunge a quella dei lavoratori. Lavoratori e universitari che anche quest’anno dovranno fare i conti con rincari dei prezzi, che continuano ad essere proibitivi, nonostante un’offerta del mercato più cospicua, visto l’aumentare diffuso degli alloggi di questa tipologia.

L’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights, società del gruppo di Immobiliare.it, registra infatti un aumento dell’offerta molto importante soprattutto nei centri satellite, come Brescia (+75%), Latina (+68%), Bergamo (+49%), che ora si propongono come alternativa ai poli di maggiore dimensione, grazie anche alla presenza di collegamenti rapidi con la grande città e un’offerta didattica spesso similare. Una crescita degli alloggi disponibili che dovrebbe portare ad un maggiore equilibrio tra domanda e offerta e che potrebbe dare un freno alla risalita dei canoni di locazione. Anche se per il momento questo calo non si registra e i costi medi per una stanza crescono: i prezzi medi vanno da 626 € al mese per una stanza a Milano (+1% rispetto al 2022), a 482 a Bologna (+8%), città che supera Roma dove il prezzo medio è di 463 €. A Bologna, a causa dei costi elevati, gli studenti cercano fuori città e così la domanda è calata del 14%. A Padova si registra un calo del prezzo (-12%), mentre a Venezia il prezzo è aumentato del 10%  a causa degli affitti turistici. A Bari  vi è l’incremento maggiore dei costi, con un +22%, seguita da Brescia e Palermo con il +18%, e da Parma e Pescara, con un +16%. A Firenze e Trento i prezzi sono invece calati del 4% e del 2% rispettivamente. Qui per maggiori info: https://www.immobiliare.it/info/ufficio-stampa/2023/fuori-sede-non-si-ferma-l-aumento-dei-prezzi-e-il-mercato-attrae-sempre-piu-offerta-34-di-allogg-2479/.

E mentre il mercato privato continua a farla da padrone e risulta sempre più proibitivo, l’offerta pubblica di posti per studenti fuori sede continua ad essere drammaticamente insufficiente, coprendo appena il 5% del fabbisogno. L’obiettivo del PNRR, come si sa, è quello di arrivare al 20% con la creazione di 60mila posti letto entro il 2026. Ma la prima fase della misura è miseramente fallita. Sulla gestione del PNRR i conti non sembrano tornare, almeno secondo l’Unione degli Studenti Universitari e la CGIL, che hanno scritto alla Commissione Europea di effettuare verifiche puntuali in merito al numero degli alloggi universitari legati ai fondi del PNRR: “Il Pnrr Italiano – affermano Cgil e Udu nella lettera inviata a luglio alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – prevede un’opportunità incredibile, grazie a uno stanziamento di 960 milioni per realizzare 60mila posti letto per studenti universitari entro il 2026. L’Italia ha dichiarato di aver raggiunto il primo obiettivo di 7.500 posti letto che dovevano essere realizzati entro il 2022, ma dai numeri presentati risultano rendicontati anche alloggi già esistenti e operativi, i quali sono stati censiti e la destinazione d’uso è stata vincolata. L’obiettivo di realizzare 7.500 posti letto ci risulta pertanto raggiunto soltanto per il 58%”.

Gran parte dei posti letto realizzati – proseguono Cgil e Udunon favoriscono l’accesso all’Università, dal momento che arrivano a costare 900€ al mese. Il Ministero ci rassicura, affermando che il 20% dei posti letto dei privati sono destinati al diritto allo studio. Tali rassicurazioni non sono però accompagnate da prove oggettivamente verificabili, nonostante abbiamo chiesto ripetutamente trasparenza e precisi vincoli sui posti letto. Il Ministero non ha coinvolto le parti sociali e questi sono i pessimi risultati”.

Per Cgil e Udu: “Non è accettabile che vengano contati migliaia di posti letto già precedentemente occupati da universitari. Peraltro, ci risulta che le autorità italiane abbiano richiesto ulteriori 500 milioni di euro per questa misura. Auspichiamo che la Commissione Europea esiga trasparenza, domandando che i posti letto realizzati favoriscano effettivamente l’accesso all’università, tramite condizioni economiche accessibili alla maggioranza degli studenti”.

Qui la  Segnalazione alla Commissione Europea.

 

All’orizzonte si va sempre più delineando un fallimenrto del PNRR sugli alloggi universitari (e non solo, purtroppo). Proprio l’Unione degli Universitari aveva per tempo cercato di mettere in guardia dai pasticci che si profilavano, presentando a maggio scorso la ricerca dal titolo “Diritto al Profitto. Come sperperare i fondi del PNRR”. Il sindacato studentesco aveva denunciato soprattutto l’apertura incondizionata a qualsiasi soggetto privato. Scriveva l’UDU che: “anche se apparentemente gli interventi pubblici e privati sembrano equivalersi nel numero, in realtà la maggior parte delle risorse e dei posti letto si concentreranno principalmente sui privati, con un rapporto di 3 a 1 rispetto al pubblico. Gli atenei e gli enti per il diritto allo studio hanno infatti preferito concentrarsi su interventi più piccoli, per i quali sicuramente era più facile disporre di risorse e mezzi sufficienti: sui dieci interventi più grossi, ben nove risultano essere proposti da soggetti privati (e il decimo è quello della Statale di Milano che si rivolge comunque a un soggetto privato). Ad emergere sono specialmente due realtà note: Campus X e Camplus. (…) Nello specifico, per la prima tranche di finanziamenti PNRR, la protagonista principale è stata proprio Camplus, un soggetto che oggi gestisce un patrimonio immobiliare di oltre 700 milioni di euro. Sulle 82 residenze cofinanziate, fanno riferimento al mondo Camplus (Fondazione CEUR, Fondazione Camplus, Camplus International SRL) ben 23 residenze che hanno ottenuto contributi pubblici pari a circa 106 milioni di euro”. Un dato emblematico emerso dalla ricerca dell’UDU è che i privati hanno ottenuto contributi pubblici pari  a 210 milioni di € (73%), mentre soltanto 77 milioni di € (27%) sono andati al pubblico.

Appare perciò sempre più urgente, secondo l’Unione, rimettere al centro il soggetto pubblico, specificare che i posti letto realizzati devono essere veramente nuovi, imporre una quota minima di posti letto destinati al Diritto allo Studio, tramite la sottoscrizione di una convenzione con atenei ed enti per il Diritto allo Studio. Infine, la messa a punto di un piano pluriennale di investimento da 3 miliardi di € per realizzare 30mila posti letto e riqualificarne 20mila. “Solo così, sottolinea l’UDU, riusciremo a garantire realmente il Diritto alla Casa e allo Studio”. Qui la Ricerca dell’Unione degli Universitari “Diritto al Profitto. Come sperperare i fondi del PNRR”: https://www.unionedegliuniversitari.it/wp-content/uploads/2023/05/UDU-diritto-al-profitto.pdf.