La recente tradizionale relazione di ferragosto del ministro dell’Interno ha certificato che gli immigrati sbarcati in Italia al 1° luglio 2023 sono stati 89.158, + 115,18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando si erano fermati a 41.435. Si tratta di dati che in un sol colpo spazzano via tutta la retorica “chiacchiere e distintivo” di chi sulla pelle dei migranti in questi anni ha costruito consenso elettorale (d’altra parte, dalle accise alle pensioni, le retromarce iniziano a diventare veramente troppe per non assumere i connotati di vere e proprie “truffe” ai danni di chi ci aveva creduto).

Ma sulle accoglienze si stanno addensando preoccupanti ombre, a partire dalla circolare del ministero dell’Interno del 7 agosto 2023  con la quale sono state fornite indicazioni alle prefetture di disporre la cessazione immediata delle misure di accoglienza per coloro che sono riconosciuti titolari di protezione internazionale e speciale, senza aspettare il rilascio del permesso di soggiorno e senza provvedere al loro trasferimento nel SAI. Con il risultato che migliaia di titolari di protezione internazionale o speciale stanno per essere espulsi dai CAS e mandati per strada.

Qualche giorno fa era stato il Tavolo Asilo e Immigrazione- TAI a lanciare l’allarme  per l’ennesima grave crisi del sistema d’accoglienza, esprimendo totale disaccordo con l’approccio emergenziale del governo Meloni (sul quale anche alcune Regioni hanno espresso il proprio “No”), che ancora una volta punta ad ostacolare il diritto d’asilo e il diritto ad una accoglienza dignitosa: https://www.pressenza.com/it/2023/08/fermare-subito-la-deriva-del-sistema-nazionale-di-accoglienza/.

A luglio era già intervenuto Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci all’Immigrazione a proposito dei Minori Stranieri Non Accompagnati, lamentando l’assenza di strategia da parte del Governo: https://www.anci.it/questione-arrivi-dei-minori-non-accompagnati-biffoni-sfugge-la-strategia-del-governo/.

E qualche mese prima in un documento congiunto i  sindaci di Roma Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore e di Firenze Dario Nardella avevano detto “basta con la logica emergenziale”, dichiarando di non condividere la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, auspicando una regolarizzazione degli immigrati già presenti in Italia, anche attraverso il ricorso allo ius scholae e proponendo il rafforzamento dell’unitarietà del Sistema di Accoglienza italiano, la valorizzazione dell’esperienza virtuosa del Sai e la trasformazione dei Cas in hub di prima accoglienza, dedicati alle procedure di identificazione e di screening sanitario per poi procedere a trasferimenti rapidi nel sistema di seconda accoglienza e inclusione, appunto il Sai.

Di recente è intervenuto anche il presidente dell’ANCI e sindaco di Bari, Antonio Decaro chiedendo: “al governo di convocare una cabina di regia con i presidenti di Regione e i sindaci per affrontare insieme l’emergenza. Non ce la facciamo solo con le prefetture. Stiamo già andando in crisi e man mano che aumentano gli sbarchi, sarà peggio. Dobbiamo anticipare i prossimi mesi, capire come fare un’accoglienza diversa rispetto a quello che si è fatto finora”. Aggiungendo che: “Non si possono utilizzare i Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) a gestione comunale dove ci sono soltanto i minori che arrivano non accompagnati. Prima il circuito permetteva di spostare una parte dei richiedenti asilo nei Sai e questo allargava l’accoglienza sul territorio nazionale. Non avendo i Sai a disposizione si riduce l’accoglienza diffusa”. “Allo stato attuale –sostiene Decaro– ci sono pochi Centri di accoglienza (i Cas) che si stanno riempendo sempre di più e ciò creerà dei problemi”. E cocludendo che: “ Per noi, la soluzione è accogliere in maniera equilibrata e diffusa su tutto il territorio nazionale. I grandi centri creano problemi e possono andare bene solo come accoglienza temporanea. Ci sono ancora i vecchi Cara che sono degli hot spot e che dovevano servire solo a fare i riconoscimenti. Poi i migranti andavano redistribuiti. Oggi invece si fermano in pianta stabile. Nei Cas ci sono ancora afghani e ucraini che potrebbero essere accolti in maniera diversa e liberare posti letto”: https://www.anci.it/decaro-a-la-stampa-governo-coinvolga-sindaci-e-convochi-cabina-regia-su-migranti/

In questi anni  ci sono stati comuni che hanno fatto tanto in tema d’accoglienza. Ma non tutti. Non poche realtà locali di fronte all’accoglienza hanno girato la faccia dall’altra parte. E’ forse però arrivato il tempo che tutti i Sindaci, di tutte le Città piccole o grandi che siano, aprano in propozione alle loro possibilità la porta all’accoglienza. Va innanzitutto fatta un’azione di supporto (e di convincimento) attraverso le Associazioni delle Autonomie locali, che già da anni sono attive sui temi delle migrazioni, ma di fronte al perpetuarsi di indisponibilità da parte dei Comuni, si valuti –come ha già proposto qualcuno– anche la possibilità di una norma che li obblighi a grantire i servizi dell’accoglienza, facendoli semmai diventare servizi obbligatori.