La grazia parziale data dalla giunta militare alla leader birmana Aung San Suu Kyi e al Presidente Win Myint, in occasione delle festività buddiste, riguarda solo 5 dei 19 reati per i quali i due leader birmani sono stati ingiustamente condannati per un totale di 33  e 12 anni di carcere. Infatti i due leader rimangono reclusi, seppur agli arresti domiciliari.

Il miglioramento delle loro condizioni di detenzione rappresenta solo il tentativo di sfruttare il potente status simbolico di Aung San Suu Kyi per spaccare l’opinione pubblica e l’opposizione  democratica e ridurre la crescente pressione internazionale.

Inoltre, il Consiglio nazionale per la difesa e la sicurezza (NDSC), massimo organo decisionale della giunta, ha deciso la quarta proroga dello stato di emergenza e il conseguente spostamento delle elezioni illegali all’anno prossimo.  Anche la legge marziale in 55 townships e nelle zone industriali rimane in vigore.

Queste decisioni mostrano la debolezza della giunta, che dopo due anni e mezzo dal colpo di stato, 3.900 civili uccisi, 24.800 dissidenti in carcere, 70.000 edifici e migliaia di villaggi bombardati e distrutti non è riuscita a sconfiggere la resistenza popolare che ormai ha conquistato oltre la metà del paese.

Il trasferimento della prigioniera politica più importante del Myanmar fuori dall’isolamento rappresenta quindi solo un cambiamento tattico, ma non un cambiamento sostanziale nell’obiettivo di mantenere saldo il potere militare.

ITALIA-BIRMANIA.INSIEME auspica pertanto che l’ASEAN e i governi democratici evitino impossibili compromessi, che non rispondono alla volontà del popolo birmano di sconfiggere definitivamente la giunta genocida birmana. Auspica al contrario il rafforzamento dell’impegno politico e finanziario a sostegno della resistenza democratica, l’adozione di ulteriori misure sanzionatorie per bloccare l’afflusso di valuta pregiata nel paese e il deferimento  dei responsabili delle atrocità e dei crimini di guerra alla Corte Penale Internazionale e alla Corte Internazionale di Giustizia.

Cecilia Brighi
Italia Birmania insieme