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Elly Schlein : “Diciamo no a questa autonomia differenziata, siamo qui per dirlo con tutto il Pd con una voce sola da Nord a Sud. Il nostro partito si batterà per fermare l’autonomia differenziata di questo governo”

Questa la posizione dalla segretaria del PD, ribadita lo scorso 15 luglio nella due giorni napoletana,   dove s’è parlato dell’autonomia differenziata, marcando “nettamente” la distanza dei democratici dal progetto- Calderoli. Ma ce chi si interroga, al di là delle magagne correntizie del partito,  sulla credibilità di una tale posizione. Francesco Pallante  (ordinario di Diritto costituzionale),  nel suo articolo Ma cosa pensa davvero il Pd? (pubblicato oggi  su Volere la Luna), interviene sull’argomento, dedicandovi la parte conclusiva dell’intervento, con il quale incalza la giovane segretaria, invitandola  a non continuare ad eludere la questione dell’origine dell’autonomia differenziata. Andando al cuore del problema, sarebbe necessaria una coraggiosa rivisitazione critica sugli interventi modificativi della carta fondamentale da parte della sinistra istituzionale. Ma non solo su questo – secondo noi – bensì anche sull’intera vicenda politica che ha caratterizzato – sin dalla sua nascita – il “bipolarismo omologante” della cosiddetta “seconda repubblica”. Così come ha giustamente precisato l’autorevole costituzionalista dell’Università di Torino, in materia di revisione della Carta «Calderoli è solo l’ultimo arrivato. A precederlo è stato un insieme di elementi che muove dalla riforma del Titolo V realizzata dall’Ulivo nel 2001 (la Costituzione del 1948 non prevedeva l’autonomia differenziata), prosegue con lo sdoganamento delle provocazioni di Veneto e Lombardia grazie alla richiesta di differenziazione dell’Emilia Romagna guidata dal Pd (e con ai vertici, in qualità di vicepresidente, la stessa Elly Schlein) e giunge a compimento formale con le pre-intese firmate, per conto dello Stato, dal governo Gentiloni (una sorta di monocolore Pd) nel febbraio 2018». Pallante, argutamente non si fa convincere dalla presa di posizione della segretaria del Pd che – a nostro avviso – lascia sottintendere una diversa autonomia differenziata distante da quella che vorrebbe Calderoli. Se, invece, la posizione odierna della Schlein volesse assumere un carattere di deciso contrasto al secessionismo, in difesa della costituzione, concordiamo con la sollecitazione di Pallante, allorquando invita la segretaria a rompere ogni seppur residuale ambiguità, prendendo «pubblicamente posizione, a nome del partito, chiedendo all’Emilia Romagna di rompere l’asse che attualmente la lega alle leghiste Veneto e Lombardia e di rinunciare a ogni richiesta di differenziazione». Ma non solo. Sarebbe assolutamente necessario che il PD della Schlein si schierasse chiaramente contro il regionalismo differenziato, richiesto a pié sospinto dalle regioni  che in atto governa. Infatti, come viene sottolineato dallo stesso Pallante, “anche Campania, Puglia e Toscana hanno chiesto di avviare le trattative». Insomma, questa del regionalismo differenziato «è solo l’ennesima ambiguità che scredita il Pd e, inevitabilmente, offre alimento alla rissa che lo squassa dall’interno».

 

La trappola alimentare FAO: contro-mobilitazione per il vertice-«Food System Summit +2». “Facciamoci coinvolgere e sosteniamo l’invito a una lotta collettiva per sovranità alimentare, giustizia climatica e ambientale, solidarietà internazionale e diritto alla salute!”

Roma – da lunedì 24 a mercoledì 26 luglio – il vertice  presso la sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) 

Il Gruppo di collegamento che ha promosso la “Contromobilitazione dei popoli per trasformare i sistemi alimentari corporativi” in occasione dell’UNFSS 2021, ha pubblicato ora un nuovo rapporto che analizza i processi relativi all’imminente Momento di Bilancio dell’UNFSS+2. Nel rapporto si segnalano i pericoli del controllo corporativo dei sistemi alimentari che questo summit sta promuovendo nell’affrontare le crisi dovute a cambiamento climatico, fame e accesso al cibo, e si sottolinea come siano ancora più a rischio i precedenti risultati del movimento per la sovranità  alimentare. Organizzazioni contadine del Sud del Mondo, movimenti sociali, popoli indigeni e organizzazioni della società civile si oppongono fermamente al controllo della governance alimentare globale da parte delle multinazionali e affermano “la centralità delle organizzazioni contadine, della società civile e dei popoli indigeni nella definizione di sistemi alimentari equi, sostenibili, basati sull’agroecologia e la sovranità alimentare, attenti alle economie locali e capaci di sconfiggere la malnutrizione e la povertà alimentare”. Significativi i punti critici sollevati: uno di questi riguarda l’esclusione delle voci delle comunità marginalizzate e dei popoli indigeni nel processo decisionale. Queste comunità sono spesso le più colpite dalla fame, dalla povertà e dalla distruzione ambientale. La mancanza di una rappresentanza significativa durante il Stocktaking Moment ha sollevato allarme sul fatto che le decisioni e le politiche proposte non tengono conto delle loro esigenze e delle loro conoscenze tradizionali. Un’altra critica riguarda il dominio delle multinazionali nel processo decisionale del UNFSS+2. Le grandi aziende agroalimentari hanno esercitato un’influenza sproporzionata sulle discussioni, a discapito delle piccole imprese agricole e degli attori locali, con la promozione di politiche che favoriscono gli interessi delle multinazionali a scapito delle comunità locali e dell’ambiente. Inoltre il Stocktaking Moment non ha dato abbastanza enfasi alla giustizia e all’equità sociale. La trasformazione dei sistemi alimentari dovrebbe affrontare le disuguaglianze e garantire un accesso equo al cibo e alle risorse. Al contrario, il momento di valutazione si è concentrato principalmente su questioni economiche e ambientali, trascurando le dinamiche sociali fondamentali che influenzano la sicurezza alimentare. Infine, Stocktaking Moment ha trascurato l’importanza delle evidenze scientifiche nel processo decisionale. La scienza, se autonoma e indipendente, può essere fondamentale per comprendere i complessi problemi legati ai sistemi alimentari e per sviluppare soluzioni efficaci. Invece, le discussioni hanno spesso privilegiato opinioni e interessi particolari, in assenza di regole vincolanti che costringano le multinazionali dell’agribusiness a rispettare i diritti umani e a proteggere l’ambiente, a porre fine all’uso di pesticidi, e al loro monopolio sul mercato globale dei semi. La contromobilitazione ha fatto emergere la necessità di un cambio radicale di paradigma nei sistemi alimentari, spingendo verso nuove strategie per una maggiore sostenibilità, equità climatica e giustizia sociale. Sono state avanzate proposte alternative che pongono al centro l’agricoltura sostenibile, la sovranità alimentare e l’approccio basato sui diritti umani. Perché, resta ancora oggi senza risposta la domanda posta nel 2021 da Paula Gioia, de La Via Campesina«Il processo del Food Systems Summit è stato progettato per sottostare all’agenda aziendalistica delle multinazionali. Come fanno i governi ad accettare che la loro autorità e sovranità venga esautorata dall’industria?» [PERUNALTRACITTÀ]

 

Petizione del Coordinamento campano per l’acqua pubblica contro la privatizzazione della grande Adduzione dell’Acqua in Campania: “Difendiamo l’acqua della Campania dagli speculatori privati e dai loro profitti!” – Ai sensi dell’art. 16 dello statuto della Regione

La distribuzione dell’acqua a milioni di cittadini della Campania sino ad oggi è stata gestita dagli speculatori privati con una concessione che scade il 30.11.2023. Firma questa petizione se vuoi che la gestione del servizio della Grande Adduzione dell’acqua avvenga tramite un soggetto totalmente pubblico, composto da Regione, città metropolitana e comuni territorialmente interessati, escludendo ogni forma di partecipazione dei privati.  La grande adduzione deve essere orientata esclusivamente al perseguimento di interessi generali escludendo ogni forma di profitto così come chiesto da 26 milioni d’italiani nel 2011 con il referendum per l’acqua pubblica. L’ ingente erogazione di risorse pubbliche legate anche al P.N.R.R. deve essere gestita totalmente da soggetti pubblici. In questi tempi di cambiamenti climatici e crisi idrica non possiamo permettere nessuna forma di speculazione e di profitto. L’acqua è l’oro blu di tutti e tutte! Difendiamola, firma e fai girare la petizione.

 

Comiso, 8 agosto 1983 – aeroporto Magliocco: A 40 anni dall’IMAC, per non dimenticare…

Sulle pagine dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole è stato pubblicato il dossier scritto dopo le selvagge cariche dell’8 agosto 1983, che tentarono d’impedire la “tre giorni” di azioni dirette nonviolente contro l’installazione di 112 missili USA Cruise nell’ex aeroporto Magliocco di Comiso. Già attorno all’aeroporto varie realtà pacifiste avevano acquistato piccoli appezzamenti di terreno (Verde Vigna, Cigno Verde, RagnaTela), ma l’acquisto del campo IMAC fu un laboratorio unitario delle eterogenee anime del movimento per la Pace. La violenta repressione consolidò ed estese anche a livello internazionale il movimento contro gli euromissili, infatti i blocchi di settembre agli ingressi dei cancelli, nonostante gli idranti e la pioggia, furono molto partecipati. L’iniziativa editoriale dell’Osservatorio (nato in seguito, ricordiamolo, ad una serie di convegni promossi dal CESP-Centro Studi per la Scuola Pubblica) si inserisce nel quadro dell’attività comunicativa  sulle scuole che stanno sempre più diventando terreno di conquista di una ideologia bellicista e di controllo securitario che si fa spazio attraverso l’intervento diretto delle forze armate (in particolare italiane e statunitensi) declinato in una miriade di iniziative tese a promuovere la carriera militare in Italia e all’estero, e a presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che sono invece pertinenti alla società civile.

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