Venerdì 9 giugno si terrà presso l’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, a Palermo una nuova udienza del processo che vede imputato l’ex Ministro degli Interni, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per averci costretto ad attendere 19 giorni in mare prima di poter far sbarcare le 160 persone soccorse nell’agosto del 2019.

Sarà un’udienza particolarmente importante perché verranno ascoltati i testimoni chiamati dai nostri legali. Nello specifico verranno sentiti: Oscar Camps, fondatore  di Open Arms, Inas Urrosolo Martinez De Lagos, medico a bordo della Missione 65 e Ricardo Barriuso Leoz, primo ufficiale sulla nave all’epoca dei fatti.

Ci auguriamo che le testimonianze di chi era a bordo in quei giorni possano riportare l’attenzione sulle persone soccorse, i cui diritti furono gravemente violati.  Speriamo che si possa finalmente parlare delle loro condizioni fisiche e psicologiche, che resero necessarie numerosissime evacuazioni mediche nei giorni precedenti allo sbarco, prima che i naufraghi potessero raggiungere il porto di Lampedusa e ricevere le cure necessarie.

I prossimi giorni saranno inoltre importanti perché torneremo in mare per la missione numero 100 dalla fondazione della nostra organizzazione. Il nostro vecchio rimorchiatore, l’Open Arms, prenderà di nuovo il largo dal porto di Barcellona verso il Mediterraneo centrale domani. Negli ultimi 7 anni abbiamo salvato la vita a 63.371 persone con le nostre navi; il ponte della Open Arms ha dato riparo a 7.000 persone nei suoi anni di attività come nave da soccorso. Sono numeri importantissimi perché corrispondono a vite, storie individuali, esseri umani. Siamo felici di aver garantito un futuro a ciascuna di queste persone, soprattutto di fronte al bilancio di questi mesi che è ancora una volta drammatico, con 1.030 persone decedute di fronte alle nostre coste dall’inizio dell’anno.

Tornare in mare per noi significa continuare a difendere i principi che sono alla base della nostra Costituzione democratica, ma soprattutto ribadire con la nostra presenza il principio di eguaglianza di tutti gli esseri umani di fronte alla legge e il loro diritto a cercare una vita e un futuro migliore.