La nota denuncia dell’ex postino Carmine Pascale, originario di Montella, in provincia di Avellino, sulle impietose condizioni lavorative dei portalettere alle dipendenze di Poste Italiane, sembra aver squarciato il velo che mascherava il volto della più grande azienda partecipata statale del Paese: straordinari “fantasma”, pressioni, stress e mancata sicurezza gli aspetti pubblicamente denunciati. Le pressanti richieste lavorative spingono i precari, illusi dal posto fisso, a lavorare oltre l’orario previsto, due o tre ore al giorno non pagati. Ansia, paura di non farcela, stress e orari interminabili contribuiscono ad aumentare sensibilmente il rischio di incidenti, oltre a influire negativamente sullo stato di salute del personale.

Com’è possibile che un’azienda controllata dallo Stato non paghi lo straordinario ai suoi dipendenti?

Poste Italiane ogni anno arruola migliaia di nuovi lavoratori precari pur avendo a disposizione una graduatoria di ben 9.320 ex dipendenti (alla data del 30 marzo 2023) dalla quale poter attingere tutte le risorse necessarie. Solo una piccola parte viene stabilizzata. Difficile pensare che possa trattarsi esclusivamente di esigenze temporanee di lavoro visti i grandi numeri in gioco, a maggior ragione dopo il recente “svelamento” degli straordinari non pagati. Numeri che andrebbero rivisti al rialzo, considerando che solo chi arriva a maturare almeno sei mesi di lavoro in Poste può entrare in graduatoria per future stabilizzazioni.

Com’è possibile che Poste Italiane, pur contando sulla presenza di sindacati interni che dovrebbero occuparsi delle necessità e dei bisogni di tutela dei lavoratori, si sia trasformata in una fabbrica di precariato macina profitti, ma anche diritti?

Tutto lascia presagire che lo sfruttamento del precariato sia frutto di una strategia aziendale ben studiata per aumentare i profitti e massimizzare i risultati, giocando sulla pelle dei lavoratori, giovani e meno giovani. Ciò nonostante, “per il quarto anno consecutivo Poste Italiane è tra i migliori datori di lavoro secondo il Top Employers Institute grazie alle sue politiche di valorizzazione delle risorse umane basate sui principi di benessere dei dipendenti, equità e merito.” (Fonte: TG Poste del 18 gennaio 2023) Top Employers Institute è l’ente di certificazione internazionale, nato oltre 30 anni fa, che valuta e certifica le eccellenze delle condizioni di lavoro in 121 Paesi di tutto il mondo.

Com’è possibile che un’azienda Top Employer per la quarta volta consecutiva sembri rivelare notevoli criticità in termini di diritti, salute e benessere dei lavoratori?

Poste Italiane, dopo circa un mese dall’exploit degli straordinari “fantasma”, non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione pubblica in merito alle controversie denunciate.

Allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche esposte, “Lottiamo insieme”, un collettivo autonomo che allo stato conta quasi 500 ex lavoratori a tempo determinato del gruppo Poste Italiane SpA, ha annunciato attraverso i social una pubblica manifestazione che si terrà a Roma il 21 aprile. Nette le richieste: blocco della graduatoria e assunzioni a tempo indeterminato fino a completo scorrimento.

Carmine Pascale