Si è conclusa lunedì 27 marzo la terza udienza del processo contro l’aggressore di Jean Pierre Moreno presso la stazione Metro Valle Aurelia a Roma, lo scorso febbraio 2021, con un rinvio al prossimo 8 maggio. Il capo di imputazione rimane ‘lesioni personali’ lo stessa che potrebbe essere individuato per una lite in un parcheggio.

Nonostante le immagini che fecero il giro del mondo, con l’aggressore che scavalcava i binari per picchiare due ragazzi omosessuali, dopo due anni ancora non c’è giustizia, complice la scarsità di strumenti a disposizione dei giudici per riconoscere la motivazione omofobica dell’aggressione.

A causa dell’affossamento della legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo nello scorso novembre 2021, l’Italia non riconosce ancora la matrice omofoba tra i pregiudizi su cui si basano i crimini d’odio, diversamente da quelli basati su razza, etnia, nazionalità e religione. Le stesse persone che oggi in parlamento dicono ‘c’è l’adozione in casi particolari’ per le famiglie arcobaleno, sono quelle che dicevano ‘le leggi ci sono già’ nella scorsa legislatura. Ma non è così.

Non vogliamo vedere persone in carcere, ma ottenere sentenze giuste, che riconoscano la vera motivazione dei reati, con pene sostitutive e lavori socialmente utili, come prevedeva la legge affossata in Senato con il vergognoso applauso delle destre.

La nostra azione non si fermerà finché anche l’Italia, ultima tra i fondatori UE, non riconoscerà finalmente tutte le fattispecie di discriminazione previste dall’OSCE e dal quadro giuridico europeo sui crimini d’odio, che include anche l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

 

Ufficio Stampa Gaynet