Il regime di Kiev va avanti con la persecuzione dei partiti di sinistra e opposizione. Dopo la messa al bando, il Partito Socialista dell’Ucraina subisce la confisca di proprietà e beni.

Secondo quanto si apprende da una nota stampa, il Fondo di proprietà statale ha iniziato il processo di “ri-registrazione”. Saranno trasferiti alla proprietà dello Stato 9 immobili e 13 autovetture, etc. Il primo bene è stato espropriato a Chernivtsi.

Il 15 giugno 2022, l’ottava Corte d’Appello Amministrativa ha vietato le attività del Partito Socialista ucraino su richiesta del ministero della Giustizia. I socialisti si sono appellati contro questa decisione, ma il 22 ottobre la Corte Amministrativa di Cassazione ha respinto il ricorso, rendendo definitivamente illegale l’attività politica del partito in Ucraina. La messa al bando implica la confisca dei beni.

Sono una quindicina i partiti di sinistra e opposizione a Zelensky che sono stati messi fuori legge in Ucraina. Tra questi c’è la seconda forza politica ucraina, Piattaforma di Opposizione – Per la vita, Unione delle Forze di Sinistra, il Partito di Shariy (un famoso blogger ucraino, da non confondere con Sharia come invece hanno fatto alcuni organi di stampa italiani), Blocco di Opposizione, Opposizione di Sinistra, Nascia (Nostro), il Partito Comunista del Lavoratori, Partito Socialista Progressista di Ucraina.

Il Partito Comunista d’Ucraina (KPU) è stato tra le prime forze ad essere bandite, a maggio, dopo anni di lotte contro divieti alla sua attività politica. A luglio è stato definitivamente dichiarato illegale.

Come “promemoria” il Fondo di proprietà statale ci tiene a ricordare di avere “iniziato a registrare nuovamente i beni di un altro partito vietato, il Partito comunista dell’Ucraina, a favore dello stato. Nel luglio dello stesso anno, con una decisione del tribunale, tutti i fondi e i beni, compresi più di 50 oggetti immobiliari, furono trasferiti allo stato dal Partito Comunista”.

Allo stesso tempo le forze di polizia e di sicurezza (SBU) hanno dato il via ad una vera e propria caccia ai membri di queste organizzazioni, sia tra gli alti dirigenti che semplici militanti. I fratelli Aleksandr e Mikhail Kononovich sono tra le prime vittime delle persecuzioni politiche. L’ultimo caso noto è l’arresto di un deputato di Piattaforma per la Vita, avvenuto lo scorso martedì 31 gennaio.