Questa è l’ultima parte della serie di 10 articoli di Fred Hageneder sulla Lotta per la Terra e il cambiamento climatico. (L’elenco completo delle puntate con relativi link alla fine dell’articolo)

Dopo la crisi del Covid, Klaus Schwab e il suo World Economic Forum (WEF) sono diventati il centro di una moltitudine di teorie complottiste. La maggior parte di queste “notizie” sono così unilaterali, con fonti scarse o nulle, e piene di vecchi cliché (“stanno venendo a prenderci”, “tutti i ricchi sono malvagi”) che si screditano da sole. Ma purtroppo la democrazia, la nostra salute e l’ambiente di vita del nostro pianeta Terra sono davvero in grave pericolo. Anche se non necessariamente da dove ci aspetteremmo.

World Economic Forum, la tana del leone?

Non c’è dubbio che il World Economic Forum (WEF) sia un punto di riferimento per i leader d’impresa nella catena alimentare dell’ipercapitalismo. Gli incontri annuali dei delegati delle aziende e dei governi (nonché di alcuni osservatori di organizzazioni non governative) preoccupano molti attivisti sociali e ambientalisti, e per buone ragioni. Ma è questo il luogo, come temono le attuali teorie cospirative, in cui i potenti tramano la scomparsa di tutti noi spazzando via l’umanità (tranne loro stessi) per governare un nuovo mondo di robot e intelligenza artificiale?

O questo incubo distopico è solo ciò che il WEF vuole far credere a certe persone? Perché il WEF non sembra preoccuparsi di diffondere messaggi contrastanti e contraddittori che alimentano la paranoia cospirativa in tutto il mondo. Le preoccupazioni sui possibili obiettivi del WEF sono indubbiamente giustificate, dato che la rete della robotizzazione e della sorveglianza di massa in molti Paesi diventa sempre più fitta. Per contrastare questo fenomeno, le persone e i loro governi democratici devono trovare il modo di rendere il futuro un luogo sicuro e benevolo per tutti gli esseri umani e non umani.

Tuttavia, questi sviluppi non sono stati causati di recente dal WEF, ma erano in programma da molto tempo, dallo stesso ipercapitalismo sregolato. Un robot sarà semplicemente più economico di un operaio, di un insegnante o di un soldato. Il denaro comanda, questo è il motto da quando il capitalismo sociale è scomparso negli anni Ottanta. Molti politici (soprattutto di centro e di sinistra) si preoccupano da decenni della perdita generalizzata di posti di lavoro a causa della digitalizzazione e della robotizzazione. (Non tutti i politici sono “malvagi”!).

Così, il Reddito di Base Incondizionato (RBI) è nato come un concetto ben intenzionato per salvare milioni di persone dalla perdita del lavoro a causa della digitalizzazione diffusa. Ma la maggior parte delle teorie complottiste ora denunciano il Reddito di Base come un mero stratagemma per “esautorare” le persone e costringerle sotto l’ala di un “governo mondiale”. Se si studia anche solo un po’ la storia del Reddito di Base (1), diventa chiaro che si tratta di un concetto che potrebbe davvero giovare alla gente, non a qualche élite. Chi trae maggior vantaggio dalle voci che cercano di decostruire il Reddito di Base se non queste stesse élite?

Una cosa è certa. Gli incontri periodici delle élites globali al World Economic Forum di Davos sono il tentativo annuale di creare l’impressione che le più potenti società mondiali e i fondamentalisti del mercato stiano cercando “una forma migliore di capitalismo” per risolvere le numerose crisi, anche se sono loro stessi ad averle create e sistematicamente approfondite. I signori delle imprese sanno che l’abbellimento della loro immagine (verde e umanitaria) ridurrà il rischio che i governi intervengano per regolamentare il potere delle imprese e diminuire le esenzioni fiscali.

Il “Grande Reset”

“The Great Reset” è il titolo di un libro di Klaus Schwab e anche del programma della conferenza 2020 del World Economic Forum. Come ogni anno, il programma conteneva alcune cose buone che non si prevede verranno attuate e altre cattive (come più automazione, più sorveglianza di massa e strumenti di monitoraggio biometrico) che sono comunque in arrivo. Ma il “Grande Reset” ha acquisito grande rilievo nelle teorie complottiste globali che circondano la crisi del Covid. Si sostiene che il virus sia una bufala o che sia stato deliberatamente rilasciato per creare una “plandemia”. Contro di essa verrebbero prescritti vaccini dannosi, che servirebbero come “cavalli di Troia” per sterminare massicciamente la popolazione mondiale (genocidio) o tramite impianti di microchip nascosti per gettare le basi della robotizzazione degli esseri umani (transumanesimo). La presenza di Big Pharma a Davos e i legami reali del WEF con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e, più recentemente, con le Nazioni Unite, offrono un terreno fertile per queste idee.

Come riassume Naomi Klein, secondo le teorie del complotto, il Grande Reset starebbe “trasformando il mondo in una dittatura high-tech che vi toglierà la libertà per sempre: una dittatura verde / socialista / venezuelana / di Soros / di vaccinazione forzata se le rivelazioni sul reset provengono dall’estrema destra, e una dittatura di Big Pharma / OGM / impianti biometrici / 5G / cani robot / vaccinazione forzata se le rivelazioni provengono dall’estrema sinistra” (2). Una variante di sinistra che circola soprattutto in Europa, prevede un governo mondiale di capitalisti ebrei (se pensavate che l’antisemitismo fosse più un problema di destra, leggete la Parte 7).

È innegabile che la digitalizzazione e il transumanesimo stiano avanzando in modo massiccio e che la sorveglianza di massa non sia più una chimera. Questi sviluppi sono reali perché sono semplicemente il risultato dello sviluppo di lunga data dell’ipercapitalismo non regolamentato e del progresso tecnologico. Non ci vuole una “Plandemia” per installarli, anche se la crisi del Covid ha chiaramente accelerato questo processo.

Quando i mercati “liberi” dominano (si veda la Parte 6 sul libertarismo fondamentalista del mercato), i profitti che essi generano hanno naturalmente la precedenza sulle persone e sulla natura. Questa è l’essenza anti-vita della nostra cultura materialista fuorviante. C’è un gran lavoro da fare per salvare l’umanità dalla perdita (o meglio, dalla riconquista) dell’etica e della coscienza. È necessario un cambiamento sistemico, perché troppi esseri umani (e praticamente tutti gli esseri viventi non umani) sono stati a lungo privati della loro dignità, di buon cibo e di una buona casa.

Il Grande Reset del WEF promette di affrontare tutti questi problemi in modo “verde” e umanitario. Ma ci si può fidare? Soprattutto al WEF, l’elitarismo è più pronunciato che altrove. Diamo un’occhiata ai precedenti del WEF:

Il WEF visto con sobrietà

La pubblicazione più influente del WEF è l’annuale Indice di competitività globale, che dagli anni ’70 ha “spinto i governi nazionali a correre verso il basso per adottare tasse più basse e meno regolamenti”, come ha osservato il Guardian nel dicembre 2020 (3).

In un documento accademico della New York University del novembre 2021, Michael Rectenwald (studioso americano, ndt) afferma:

“Il Grande Reset aumenta enormemente il corporativismo e fascismo economico”. La sua “tendenza corporativista-socialista va verso un’economia a due classi, con i monopoli e lo Stato in alto e il ‘socialismo reale esistente’ per la maggioranza in basso”. La famosa frase di Klaus Schwab è: “non possederete nulla”. Tuttavia, questo tipo di governo favorirebbe le imprese in “partenariati pubblico-privati”, darebbe loro il controllo sulla governance e, poiché “le imprese sono deputate a essere importanti complementi dei governi e degli organismi intergovernativi”, potrebbero muoversi liberamente “senza l’obbligo di rispondere ai fastidiosi elettori” (4).

Il compianto storico e studioso dell’Hoover Institute Anthony C. Sutton descrive le radici storiche del socialismo aziendale: “Il vecchio John D. Rockefeller e i suoi colleghi capitalisti del XIX secolo erano convinti di una verità assoluta: che nessuna grande ricchezza monetaria poteva essere accumulata sotto le regole imparziali di una società competitiva del laissez-faire. L’unico modo sicuro per ottenere grandi ricchezze era il monopolio: estromettere i propri concorrenti, limitare la concorrenza, eliminare il laissez-faire e, soprattutto, assicurarsi la protezione dello Stato per la propria industria attraverso politici compiacenti e regolamenti governativi. Quest’ultima strada porta a un monopolio legale, e un monopolio legale porta sempre alla ricchezza”.

Sutton sottolinea che questo “schema da rapinatori è anche (…) il piano socialista”. È difficile da immaginare per la maggior parte di noi cittadini “normali”, ma è qui che si incontrano l’ipercapitalismo e il socialismo/comunismo. La differenza tra un monopolio statale corporativo e un monopolio statale socialista è essenzialmente solo l’identità del gruppo che controlla la struttura di potere. Sono i politici che partecipano anche alle riunioni dei consigli di amministrazione delle aziende o sono i membri dei consigli di amministrazione che hanno una grande influenza sulla politica? Negli ultimi decenni, questi confini sono stati ormai sfumati.

Un esempio recente: l’ex-primo ministro britannico Liz Truss aveva stabilito un tetto ai prezzi dell’energia per le famiglie che doveva costare ai cittadini britannici 130 miliardi di sterline in due anni, mentre le compagnie energetiche britanniche dovrebbero realizzare profitti per 170 miliardi di sterline nello stesso periodo (5). Quindi lavorava per gli elettori o per le aziende?

Nota a margine, non solo per i lettori britannici: Nel 2019, in qualità di ministra del Commercio, Truss aveva assunto il responsabile delle comunicazioni dell’IEA come consulente per i media. L’IEA (Institute of Economic Affairs) è un think tank libertario di estrema destra che nega il cambiamento climatico e promuove l’abolizione del Servizio Sanitario Nazionale (NHS). È finanziato, tra gli altri, da Exxon e BP (6). Tra l’altro la campagna elettorale di Liz Truss era stata finanziata dalla moglie di un ex dirigente della BP. Inoltre, la carriera professionale di Truss era iniziata alla Shell Oil.

E come riporta desmog, “durante un viaggio negli Stati Uniti nel 2018, quando era segretario capo del Tesoro, Truss aveva incontrato diversi think tank libertari finanziati da Koch e gruppi di pressione che da tempo negano la scienza del clima” (7). Tra questi, il Cato Institute, l’American Enterprise Institute e l’Heritage Foundation (ovvero le roccaforti dell’estremismo corporativo di destra, vedi Parte 7).

D’altra parte, il modello economico promosso dal WEF è il “capitalismo comunista”, anche se Schwab & Co. preferiscono il termine più opaco di “capitalismo degli stakeholder”.

Schwab e il suo coautore di “The Great Reset”, Malleret, contrappongono il loro “capitalismo degli stakeholder” al “neoliberismo”, noto anche come libero mercato. Secondo loro il neoliberismo “privilegia la concorrenza rispetto alla solidarietà, la distruzione creativa rispetto all’intervento statale e la crescita economica rispetto al benessere sociale”. Proprio così: I “baroni del petrolio libertari” di estrema destra che fanno capo ai fratelli Koch propongono effettivamente di “abolire lo Stato”.

Nelle parole di Rectenwald: “Il capitalismo degli azionisti si contrappone quindi al sistema del libero mercato. Ciò significa non solo la cooperazione delle aziende con lo Stato e le ONG, […] ma anche un intervento statale nell’economia in forte aumento. Schwab e Malleret propagandano “il ritorno del ‘grande’ Stato”.

Che ne sarà di noi comuni laici e persone che hanno a cuore il benessere del pianeta? Finora, il neoliberismo e il globalismo hanno portato alla distruzione della natura, e la destra “libertaria” vuole spremere la terra fino all’ultimo dollaro, aggirando il maggior numero possibile di regolamenti governativi. Questa strada è percorribile solo per un altro decennio circa, perché l’integrità dei sistemi di supporto alla vita della Terra è già infranta e siamo sempre più in caduta libera ecologica.

Quindi, contrariamente alle teorie cospiratorie popolari, Schwab e il WEF riusciranno a salvare l’umanità resistendo al suicidio collettivo della destra-libertaria? Il WEF rappresenta quella parte del mondo aziendale che potrebbe davvero rinsavire e cercare di porre fine alla Grande Distruzione facendo lavorare le sue aziende con i governi e i popoli che rappresentano? Anche gli ecosistemi, le rane, gli uccelli, i pesci, gli insetti, gli alberi, gli animali e le persone comuni sono davvero considerati “portatori di interesse” a cui viene data voce nel “capitalismo degli stakeholder” di Schwab?

La risposta a tutte queste domande è no. Gli scienziati politici descrivono il “capitalismo comunista” come il peggiore dei due mondi, che combina, nelle parole del filosofo italiano Giorgio Agamben, “gli aspetti più disumani del capitalismo con gli aspetti più crudeli del comunismo di Stato, sommando l’estrema alienazione delle relazioni tra le persone a un controllo sociale senza precedenti” (8).

Per Rectenwald, il Grande Reset “non è una teoria del complotto, ma un progetto aperto, dichiarato e pianificato già in pieno svolgimento. Ma poiché il capitalismo con caratteristiche cinesi o lo statalismo socialista corporativo manca di liberi mercati e dipende dall’assenza di libero arbitrio e libertà individuale, è ironicamente ‘insostenibile’. (…) Come i precedenti tentativi di totalitarismo, il Grande Reset è destinato a fallire”.

Forse dovremmo ricordare Albert Einstein, che una volta avrebbe detto: “Il mondo che abbiamo creato è un prodotto del nostro pensiero; non può essere cambiato senza cambiare il nostro pensiero”. Il problema di entrambi i sistemi – quello “libertario” e il capitalismo “degli stakeholder” – è che sono entrambi completamente antropocentrici. Nessuno dei due dà valore alla vita. Nessuno dei due dà valore a specie diverse dall’uomo. Nessuno dei due dà valore agli esseri umani, tranne l’élite, lo 0,01% ultra-ricco, prevalentemente bianco e maschio.

Nessun futuro vivo può nascere da questa ideologia profondamente egoista. Al contrario, è l’ultimo baluardo di un vecchio paradigma di dinosauri la cui arroganza e imperiosità ci hanno portato sull’orlo dell’abisso ecologico. E i dinosauri amano i combustibili fossili….

Torniamo ai baroni del petrolio

Mentre discutiamo di forme di capitalismo, la terra continua a essere saccheggiata. Le compagnie minerarie e le industrie dei combustibili fossili continuano a sfruttare e vendere tutte le risorse minerarie del nostro pianeta vivente, mentre l’opinione pubblica si preoccupa dei virus, della guerra in Ucraina e dei comunicati stampa del WEF. Dio benedica la Regina! Tutte le distrazioni sono benvenute, purché non minaccino lo status quo.

L’estrema destra che sostiene i combustibili fossili spesso inganna entrambi gli schieramenti perché ha molto da guadagnare da un panorama di teorie complottiste diversificate. Ovunque ci sia sfiducia nei governi, questo aiuta il fondamentalismo libertario del mercato, che vuole “abolire tutti i governi”. L’estrema destra vince anche grazie a qualsiasi distrazione dalle questioni che invece dovremmo affrontare, come fermare l’ingiustizia sociale e la contaminazione dell’ecosfera.

Prendiamo ad esempio il Green New Deal (GND). Si basa sull’etica del “chi inquina paga” e su programmi come la garanzia del posto di lavoro e l’assistenza sanitaria universale, che godono di un ampio sostegno da parte della classe operaia. Inoltre, ma non meno importante, mira a ripristinare l’ecosfera. Questo è l’esatto contrario della filosofia di Davos, che vuole solo trovare modi meno ovvi per derubare i poveri e dare potere ai ricchi. Il Green New Deal chiede la necessaria regolamentazione del capitalismo e dei mercati “liberi” per evitare che distruggano il pianeta in cui viviamo. Ma questa è una minaccia fondamentale per l’1% della destra libertaria.

Come sottolinea Naomi Klein, la vera ragione della negazione del cambiamento climatico non è che i conservatori e il fronte fossile neghino i fatti scientifici, ma che si oppongano alle conseguenze reali di quei fatti, che minacciano di mettere a repentaglio i loro beni, i loro profitti e i loro tagli fiscali.

Sono quindi soprattutto i think tank dell’estrema destra a sviluppare teorie cospirative in cui gli effetti di eventuali misure di protezione climatica, naturale e sociale vengono presentati come la fine del mondo. E in effetti loro sono la fine del loro mondo. Queste narrazioni equiparano il Green New Deal al “Grande Reset”. Questo permette a molti esponenti della destra di affermare che il Green New Deal, come le promesse di Biden, Trudeau (9) o Boris Johnson di “Build Back Better”, non sono altro che versioni o blocchi per il “Grande Reset”. E denunciarli di conseguenza (10).

Un altro caso importante è il piano “Build Back Better” del Presidente Biden. La legge originale è stata approvata nel gennaio 2021 come pacchetto di riconciliazione democratico da 3.500 miliardi di dollari che includeva disposizioni sulla crisi climatica e sulla politica sociale.

Il disegno di legge mirava a rendere accessibile l’assistenza all’infanzia per milioni di americani, a istituire una scuola materna universale, a fornire due anni di college comunitario gratuito e a espandere Medicare (in particolare gli ausili dentali e ottici per gli anziani). Inoltre, prevedeva un miglioramento delle tutele del lavoro, un’equa possibilità per i lavoratori di iscriversi ai sindacati e di organizzarsi, e un congedo familiare annuale retribuito.

Sul fronte della protezione ambientale, la proposta di legge di Biden avrebbe abrogato la legge del 2017 di Donald Trump che apriva l’Arctic National Wildlife Refuge alle trivellazioni, oltre a vietare le trivellazioni offshore sia nell’Oceano Atlantico e Pacifico che nel Golfo del Messico orientale. La proposta di legge di Biden prevedeva l’obiettivo di raggiungere un “settore energetico privo di inquinamento da carbonio” entro il 2035, di stabilire uno standard per l’elettricità pulita e di sovvenzionare i pannelli solari e l’isolamento delle abitazioni. In breve, misure sensate nell’ambito dell’Accordo sul clima di Parigi.

Ma nell’ottobre 2021 la legge è stata bocciata al Senato, nonostante il forte sostegno del popolo americano (11). L’iniziativa di Biden “Build Back Better” è stata bocciata per soli due voti, con due senatori democratici che hanno fatto pendere l’ago della bilancia: Joe Manchin e Kyrsten Sinema (12), entrambi con stretti legami con Big Oil (13). Manchin, in particolare, è vicino ai lobbisti della Exxon e ha investito più denaro nei combustibili fossili di qualsiasi altro senatore statunitense (14, 15).

Channel 4, Gran Bretagna: “Rivelata: la guerra delle lobby di ExxonMobil alla legislazione sul cambiamento climatico”.

Un lobbista della Exxon, ripreso in un video sotto copertura da Greenpeace, descrive gli sforzi dell’azienda per indebolire le proposte del Presidente Biden in materia di clima e infrastrutture (“Build Back Better”). Joe Manchin viene citato a 2:55.

Ancora una volta, i politici sotto l’influenza dei baroni del petrolio libertari di destra hanno rifiutato qualsiasi tipo di programma di assistenza sociale per i poveri, chiedendo al contempo ulteriori tagli alle tasse per i ricchi. Tutto sommato, il “Build Back Better” di Biden sembrava un giusto tentativo di restituire ai cittadini e al pianeta i trilioni di dollari che l’amministrazione Trump aveva sottratto loro attraverso tagli fiscali per i super-ricchi (16). Ma le teorie della cospirazione ribaltano di 180° la comprensione del pacchetto legislativo Build Back Better e lo dipingono come un tentativo dell’élite ricca di creare un governo mondiale per sottomettere i poveri. Ma come mostro altrove (Parte 7), i think tank dei miliardari dei combustibili fossili di estrema destra sono molto abili nel diffondere voci e notizie false sia logiche che oltraggiosamente stupide per creare dubbi e confusione.

Il World Economic Forum è il palcoscenico dell’élite aziendale globale. Quello che accade lì è ciò che DOBBIAMO vedere. Mentre altrove, nelle riunioni veramente esclusive e riservate all’élite dei fratelli Koch, le vere decisioni vengono prese a porte chiuse, senza essere riportate e documentate. I programmi annuali di Davos forniscono materiale per la resistenza ultra-conservatrice e per la ribellione di sinistra. E l’allarmismo scatenato dal Grande Reset è una brillante strategia per denunciare e ritardare ulteriormente l’azione sul clima e altre misure per proteggere il pianeta. Ecco perché la prima voce a pronunciarsi contro il Grande Reset è stata ancora una volta l’istituto di estrema destra Heartland (17).

L’élite globale dei combustibili fossili non teme altro che la prospettiva di dover rottamare i propri asset di combustibili fossili (miniere, pozzi, cisterne, raffinerie, oleodotti) per un valore di trilioni di dollari e di perdere i profitti annuali che hanno generato. E questi profitti dipendono dalla disponibilità dei consumatori a pagare per i prodotti fossili.

Ciò che la rete di disinformazione della destra ottiene costantemente è che qualsiasi tentativo di cambiamento sistemico fondamentale si scontra con una resistenza diffusa, da entrambe le estremità dello spettro politico. “Il grande reset” fornisce una base per l’affermazione che tutti i passi verso il cambiamento sono solo un pretesto per una presa di potere da parte di una “élite globale”. O, per dirla con Naomi Klein, “rende più difficile parlare del profondo riallineamento di cui le nostre economie e le nostre società hanno disperatamente bisogno (…) perché ora qualsiasi discorso su come possiamo cambiare in meglio in risposta alle atrocità che il Covid ha rivelato viene immediatamente tacciato come parte del Grande Reset”. (…) Nel frattempo, le manovre meno fantasiose ma estremamente reali (…) che attualmente dichiarano guerra alle scuole pubbliche, agli ospedali, ai piccoli agricoltori, alla protezione della natura, alle libertà civili e ai diritti dei lavoratori ricevono una frazione dell’attenzione che meritano”.

Che ne dite se, invece di pubblicare complotti non dimostrati, passassimo il nostro tempo a lottare per i beni comuni nel nostro quartiere, nella nostra regione? Riprendersi l’acqua, il suolo, l’aria, le scuole e gli ospedali e proteggere il nostro pianeta natale e tutti i suoi abitanti?

La grande svolta

Nel 2009, la grande dama dell’ecologia profonda, Joanna Macy, ha pubblicato un articolo (18) intitolato “La grande svolta”, in cui descrive la necessaria “transizione da una società a crescita industriale a una civiltà che sostiene la vita”.

L’autrice ha proposto una tabella di marcia affinché l’umanità superi questa fase di economia estrattiva autolesionista che “fissa i suoi obiettivi e misura le sue prestazioni in base a profitti aziendali sempre più elevati – in altre parole, in base alla velocità con cui i materiali possono essere estratti dalla terra e trasformati in beni di consumo, armi e rifiuti”.

La descrizione di Macy di quanto siano forti, diversificati e accelerati i contromovimenti per un futuro sostenibile ed ecocentrico, fornisce fiducia e speranza. Tuttavia, l’autrice raccomanda di capire come funziona il sistema attuale, perché così “siamo meno tentati di demonizzare i politici e i capi d’azienda che vi sono asserviti”. E per tutta l’apparente potenza della società della crescita industriale, possiamo anche riconoscere la sua fragilità: quanto sia dipendente dalla nostra obbedienza e quanto sia destinata a divorare se stessa”.

Trailer del documentario La grande svolta, con Joanna Macy

Macy osserva che il potere della narrazione neoliberale della crescita infinita e del consumismo è andato sempre più scemando e perdendo il suo potere incantatorio da anni. “Che sia riconosciuto o meno dai media controllati dalle aziende, la Grande Svolta è una realtà”.

Secondo Macy, la spinta per un mondo veramente sostenibile si è rafforzata a partire dal 2009, raggiungendo l’apice con il movimento giovanile globale per l’azione a favore del clima nel 2019, per poi essere messa a tacere dai lockdown del Covid del 2020 e 2021. Ma lo spirito vive e sempre più persone si rendono conto che l’umanità ha raggiunto la fine di un percorso distruttivo.

Le radici autentiche della richiesta di un cambiamento sistemico fondamentale nelle società industriali nascono da questi contesti. Si tratta di superare il divario sempre più ampio tra ricchi e poveri creando equità a tutti i livelli. Si tratta di salvare vite umane, preservare l’ecosfera e garantire un futuro degno di essere vissuto per tutte le generazioni a venire. Si tratta di riportare l’umanità in armonia con la naturale capacità di carico del pianeta.

Ma quale modo migliore per smantellare la comprensione pubblica della necessità di una grande svolta se non quello di trasformarla nel “Grande Reset”, la versione del WEF del capitalismo di sorveglianza. E una marea di teorie complottiste sul “Grande Reset” alimentano la paura di qualsiasi cambiamento portandoci ancora più fuori strada. In realtà, solo lo 0,01% deve temere il cambiamento di cui abbiamo bisogno.

Nel corso del moderno movimento per la protezione della natura, il mondo delle imprese ha dirottato i termini dal dizionario ecologico e li ha annacquati per indebolire il movimento. Per esempio, “sostenibilità” ed “ecosistema” erano originariamente termini puramente ecologici, ma da tempo sono stati generalizzati per significare tutto e niente. Un’azienda che demolisce interi ecosistemi e distrugge le riserve nazionali di fauna selvatica con l’aiuto di sussidi pubblici può ora essere definita “sostenibile” nell'”ecosistema” dei mercati finanziari. L’elenco dei termini dirottati è lungo (si veda il mio libro “Only the One Earth”).

Questo è anche il modo in cui la “Grande svolta” dell’ecologista profonda Joanna Macy è stata distorta nel “Grande reset” distopico del WEF.

Klaus Schwab e Bill Gates hanno ragione su una cosa: stiamo vivendo – in un modo o nell’altro – in un’epoca di intensi cambiamenti. Ma la direzione di questi cambiamenti non dovrebbe essere determinata solo da poche persone in dubbie posizioni di potere.

Il cambiamento è nelle mani di tutti noi, SE iniziamo ad assumerci le nostre responsabilità. Per ridefinire realisticamente il nostro punto di vista, vorrei suggerirvi di guardare alla crisi ecologica globale in cui ci troviamo tutti insieme. La nostra impronta ecologica distruttiva e le sue conseguenze che stanno diventando evidenti rappresentano l’unico fatto che dovrebbe prevalere su tutte le nostre differenze, su tutti i dogmi e le ideologie. Dobbiamo vivere la nostra vita con una coscienza chiara, con dignità e con piena compassione ed empatia per tutti gli esseri senzienti.

Questa è la lotta per reclamare il nostro pianeta. Niente di meno.

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Le 10 parti della serie “Lotta per la Terra” in fase di pubblicazione in italiano su Pressenza:

Parte 1: Le sconcertanti strategie dell’industria dei combustibili fossili

Parte 2: Divide et impera

Parte 3: Il pericoloso inganno di “Netto Zero emissioni entro il 2050″

Parte 4: Petrolio sporco – non si tratta solo di CO2!

Parte 5: I giganti del fossile, il libero commercio e la guerra

Parte 6: Come l’estrema destra domina (non solo) il dibattito sul clima

Parte 7: Le scioccanti dimensioni della rete d’influenza di estrema destra

Parte 8: Crisi climatica, Covid e teorie del complotto

Parte 9: Come le teorie del complotto servono un solo padrone

Parte 10: Il “Grande Reset” e il totalitarismo contro la vera rivoluzione verde

Fonte principale: Naomi Klein 2019. On Fire: The Burning Case for a Green New Deal. Penguin Random House UK.

Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid.

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Fred Hageneder è autore del libro in tedesco “Nur die eine Erde” (Solo una Terra).