È giovedì 12 gennaio e lo Spazio Fare del secondo piano del Mercato Centrale è gremito di persone in questa serata di kermesse invernale a più arti, a cura di un curioso collettivo: I Viandanti d’arte. Dalle ampie vetrate alle spalle degli artisti il pubblico gode della vista di Piazza del Mercato di Porta Palazzo. Direi il posto ideale per sperimentare questo insieme di poesia, fotografia, lettura e musica. Una performance che risponde a quel raffinato bisogno di qualcosa di diverso.

C’è passione, seduzione, riflessione filosofica sulla vita e sul viaggio. C’è la volontà di trasformare un luogo di passaggio (un non luogo come direbbe l’antropologo Marc Augè) in un luogo dalla forte identità.

Il viaggio esterno fatto di chilometri, tramonti sul mare e capelli sciolti al vento,  biglietti e stazioni di servizio, aeroporti, addii e ritrovi, dolci sapori e malinconici ricordi. Quello interno, il più impervio e affascinante dei viaggi possibili,  fatto di stradine di campagna e mulattiere, dove creature viandanti si perdono e si ritrovano all’infinito, dove si perde e si ritrova  il proprio Sé più profondo, dove la vita abbraccia la morte, la strada diventa casa, il disagio emotivo un vetro rotto e lo svanire della gioventù una sensuale consapevolezza…

Il Viaggio, proposto da Gabriela Mancini, poetessa,  Marco Cullari, fotografo, Gianfranco Montalto, pianista e Barbara Campanella, interprete vocale,  cerca di esplorare e di fornire delle intuizioni su questi percorsi. Lo fa esprimendo forti emozioni poetiche ricche di figure retoriche, ricorrendo alla memoria tramite le fotografie e i brani musicali al pianoforte, lo rende fruibile per il pubblico immergendosi nel presente con la voce e la recitazione. Lo esplora tramite un gioco di seduzione e di danza emotiva tra generi, generazioni e dolci e raffinate  sensazioni scaturite dall’intreccio e l’armonia che questi bravissimi artisti cittadini offrono con generosità alla sala strapiena di gente. Si sogna e ci si sente leggeri seguendo lo spettacolo, ci si riconosce in  terre sconosciute come quello del sogno, dell’anima, dei ricordi e soprattutto del comune presente, così sfuggente con un chiaro invito a viverlo e goderne in pieno!

Blenti Shehaj