Continua il vento di cambiamento in Sudamerica. “La favola di Narnia è finita, questa è l’ora della vittoria totale”, così ha commentato il presidente socialista del parlamento venezuelano, Jorge Rodriguez, la notizia delle dimissioni di Juan Guaidó da autoproclamato presidente del Venezuela, annunciate dallo stesso Guaidó in un video dopo la sfiducia del suo falso “Parlamento in esilio” non eletto da nessuno.

Guaidò era stato riconosciuto nel 2019 da circa 50 Paesi su 192 e foraggiato dai governi statunitense e britannico che gli hanno intestato tutti i beni dello Stato venezuelano sul loro suolo (raffinerie, conti correnti, distributori di carburante, lingotti d’oro). Juan Guaidó è stato in questi anni la speranza dei Paesi occidentali di avere in Venezuela un governo iperliberista ed alleato di Washington. Ma così fortunatamente non è stato, nonostante un tentativo di omicidio del presidente Maduro con droni (2018), un tentativo armato di colpo di Stato (2019), una invasione di mercenari dalla Colombia via mare (2020), disordini violenti nelle strade di alcuni quartieri di Caracas. Il popolo venezuelano ha continuato ad appoggiare la Rivoluzione Bolivariana e il legittimo governo socialista di Maduro.

La caduta del golpista Guaidò in realtà si paventava già da tempo, quando tutti stavano cadendo tutti i principali presidenti di destra (Bolsonaro in Brasile, Piñera in Cile, Duque in Colombia, Macri in Argentina) latinoamericano lasciando isolati gli ultimi piccoli Paesi ancora allineati con gli Stati Uniti (Ecuador, Uruguay e Paraguay) sentendosi “costretti” a cambiare atteggiamento.

Caso esemplare fu l’Uruguay, governato dall’ultraconservatore Lacalle Pou, il quale salì al governo dopo 15 anni di governi della coalizione delle sinistre del Frente Amplio ed eletto al grido di “riportiamo l’Uruguay al lato degli USA, fuori i comunisti dal governo e non trasformiamo il Paese in un’altra Venezuela”. Lacalle Pou, il giorno della sia cerimonia di investitura si rifiutò di invitare i presidenti di Cuba, del Nicaragua e il presidente venezuelano Maduro riconoscendo l’auroproclamato Guaidò come presidente di quel Paese ed unendosi all’asse di presidenti di destra e di ultradestra che in quegli anni imperavano nel continente sotto le direttive dell’allora presidente USA Donald Trump.

Eppure i tempi cambiano e dopo la caduta di tutti i suoi alleati, qualche mese fa Lacalle Pou ha deciso di abbandonare Guaidó e di chiedere ufficialmente al Venezuela e al legittimo governo socialista di Maduro l’accredito per avere un ambasciatore uruguaiano a Caracas dopo 7 anni1. Subito insorse l’ala più ultraconservatrice deĺla stampa e del governo uruguayano, ed Pou dichiarò che “il gesto non significa riavvicinarsi a Maduro, ma si tratta di normali rapporti tra Paesi visto che l’Uruguay ha l’ambasciatore anche a Cuba e che se finora non aveva nominato un ambasciatore a Caracas era semplicemente perché non aveva avuto tempo”2. Ben diversa fu la spiegazione del partito delle sinistre uruguayane Frente Amplio, al governo dal 2005 al 2020: “la richiesta dell’Uruguay di avere un ambasciatore a Caracas segna oggi un anello di congiunzione nella catena di fallimenti con cui gli Stati Uniti si sono spinti nella regione dell’isolamento del Venezuela”. “È un cambio di atteggiamento dovuto ai nuovi venti che soffiano sul continente ed è possibile che l’Uruguay si allinei a questi nuovi venti che soffiano” – aveva dichiarato il senatore Daniel Caggiani.

Un segnale di rottura vi è stato anche con l’Olanda, a inizio dicembre 2022, quando il legittimo governo bolivariano del Venezuela e i Paesi Bassi hanno concordato di avviare discussioni tecniche con l’obiettivo di riaprire gradualmente le frontiere marittime e aeree con le isole di Aruba, Curaçao e Bonaire, nel Mar dei Caraibi, chiuse per volere del governo olandese nel 2019, quando, sotto la richiesta degli Stati Uniti, circa 50 paesi nel mondo su 193 riconobbero l’autoproclamato Juan Guaidó come presidente del Venezuela al posto del presidente costituzionale eletto Nicolás Maduro.

Il ministro degli Esteri socialista venezuelano, Carlos Faría3, ha indicato sul suo account Twitter che ha tenuto colloqui con le autorità del Regno dei Paesi Bassi: “Abbiamo concordato di avviare le discussioni tecniche per l’apertura graduale delle frontiere marittime e aeree con le isole di Aruba, Curaçao e Bonaire”.

Di seguito il comunicato ufficiale della Repubblica Bolivariana del Venezuela afferma che insieme al Regno dei Paesi Bassi conferma, a seguito delle consultazioni svoltesi, la loro disponibilità a collaborare all’attuazione e all’esecuzione della graduale riapertura della frontiera tra il Venezuela e le parti caraibiche del Regno. Questa decisione è nell’interesse e nel beneficio di entrambi i popoli, tenendo conto del reciproco interesse di promuovere scambi economici, sociali e di altro tipo.

Come prima conseguenza della rinuncia di Guaidó al ruolo di “Presidente autoproclamato ad interim”, è stata chiusa anche l’Ambasciata del Venezuela negli Stati Uniti che era stata assaltata ed occupata con la violenza nel 2019 dai rappresentati golpisti di Guaidó che cacciarono i rappresentanti bolivariani del governo Maduro senza l’intervento della polizia statunitense a difesa dei diplomatici venezuelani. 

Gli occupanti in un comunicato hanno annunciato la cessazione delle funzioni dopo lo scioglimento del cosiddetto “governo ad interim”: “Informiamo la comunità venezuelana negli Stati Uniti, che l’Ambasciata del Venezuela negli Stati Uniti e tutti i suoi dipendenti hanno ufficialmente cessato di funzionare il giorno del 5 gennaio 2023”.

Cosa faranno ora Stati Uniti, Regno Unito ed Unione Europea con i 6 miliardi di dollari di beni venezuelani sequestrati all’estero buona parte dei quali sono stati intestati a Guaidó riconosciuto come presidente del Venezuela? 

Fonti:

https://www.hispantv.com/noticias/venezuela/558514/guaido-renuncia-interinato

https://www.hispantv.com/noticias/venezuela/558501/eeuu-rodriguez-presidente-parlamento

https://www.hispantv.com/noticias/venezuela/558591/cierre-embajada-guaido-eeuu

http://www.psuv.org.ve/temas/noticias/venezuela-quiere-paz-guerra-sanciones-genocidio-venezuela-impulso-diplomacia/#.Y7p2FmjSJkw

Note:

3 Nel link la notizia data dal ministro degli Esteri venezuelano ed il comunicato ufficiale.

https://twitter.com/Fariacrt/status/1602787067720777728?s=20&t=G1Yw3U9tW1j_k3-pSmKZww