Martedì scorso un centinaio di ciclisti ha partecipato al presidio “Basta morti in strada, basta morti in bici” sotto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per protestare contro la legge di bilancio che ha azzerato i 94 milioni previsti per le piste ciclabili e, soprattutto, per chiedere una città a 30 km/h, più fondi per le ciclabili, subito la legge sulla distanza di sorpasso a 1,5 metri e politiche orientate alla Vision Zero che permettano di dare spazio e sicurezza alle persone prima che alle auto, azzerando le vittime degli incidenti. Occuparsi di mobilità significa non solo cercare di porre fine alle stragi che quasi quotidianamente insanguinano le nostre strade, ma significa anche intervenire per migliorare la qualità della vita delle nostre città. Il cambiamento climatico richiede senza ombra di dubbio il nostro concreto coinvolgimento, dato che anche noi giochiamo un ruolo importante quando consumiamo, quando sprechiamo, quando ci muoviamo, quando produciamo. Quindi, anche noi quotidianamente dobbiamo occuparcene.

Il Comune di Castel San Pietro Terme, per gentile concessione dell’autore Sfefano Caserini, ha pubblicato “101 azioni per aiutare a contrastare i cambiamenti climatici(appendice del libro “Il clima è (già) cambiato. 9 buone notizie sul cambiamento climatico”, Edizioni Ambiente, Nuova edizione, Milano, 2019), ove sono elencate alcune azioni possibili per ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra e che che riguardano l’abitare, la casa e il luogo di lavoro, l’essere consumatori o produttori, lo spostarsi, l’essere cittadini o risparmiatori: https://www.comune.castelsanpietroterme.bo.it/notizia/101-azioni-per-aiutare-a-contrastare-i-cambiamenti-climatici.

Si, dobbiamo fare la nostra parte e non mollare, ma nel contempo non dobbiamo mai smettere di pretendere che chi ci governa “faccia qualcosa” -a partire dal livello comunale- in grado di chiudere definitivamente con il passato di inquinamenti e degrado e di cattiva amministrazione di tante nostre città.

L’Italia haper esempio- uno tra i tassi di motorizzazione più alti al mondo, con 62 auto ogni 100 abitanti, auto che hanno occupato interamente il territorio e ammorbano le nostre città. Dobbiamo pretendere dai nostri Sindaci che facciano “qualcosa” ma “qualcosa di rivoluzionario”, mettendo al centro delle agende di governo delle nostre città la pedonalizzazione, le strade e le piazze scolastiche, il trasporto pubblico pulito, la mobilità attiva a piedi e in bicicletta, la micromobilità elettrica e condivisa, la logistica a emissioni zero. Occorre cercare di superare quei “forti interessi” (di pochi) che rischiano di frenare la necessaria pedonalizzazione delle strade delle nostre città, nonché l’aumento della loro ciclabilità. Occorre far prevalere gli interessi di tutti per arrivare a ridisegnare città con meno auto circolanti e con più spazi pubblici restituiti ai cittadini, ripensando la mobilità urbana ed extraurbana nel suo complesso.

Una mobilità che oggi si macchia quotidianamente di sangue. Nel primo semestre di quest’anno- ci informa l’ISTAT– abbiamo avuto, rispetto allo stesso periodo del 2021, un aumento del numero di incidenti stradali con lesioni a persone, ben 81.437 (pari a +24,7%), dei feriti, che sono stati 108.996 (+25,7%) e delle vittime entro il trentesimo giorno, arrivate a 1.450 (+15,3%). Si tratta di dati agghiaccianti: in media 450 incidenti, 8 morti e 602 feriti ogni giorno. Le vittime aumentano soprattutto sulle strade extraurbane (+20%), seguono le strade urbane (+11%) e le autostrade (+10%). Come si ricorderà, per il decennio 2021-2030 gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e di feriti gravi entro il 2030, rispetto all’anno di benchmark (fissato al 2019). A seguito dell’aumento delle vittime della strada registrato nei primi sei mesi del 2022, il percorso verso il raggiungimento degli obiettivi per la sicurezza stradale è però iniziato già con qualche difficoltà. Muoiono bambini, anche sulle strisce, muoiono pedoni (28 pedoni morti sulle strade solo nel mese di ottobre 2022 ), muoiono ciclisti. E ne muoiono sempre di più. E ad aumentare sono anche le persone indagate per omicidio stradale: secondo un dossier ANCI nel quinquennio dal 2016 (quando fu introdotto nel nostro ordinamento il reato di omicidio stradale) al 2021 le persone indagate in Italia per omicidio stradale sono state 2455, con casi aggravati da guida alterata da ebbrezza alcolica (160) e da sostanze stupefacenti (135), mentre sono stati 183 i casi di pirateria con la fuga e l’omissione di soccorso a persone poi decedute. Si tratta di un fenomeno presente soprattutto nelle grandi città (57 episodi nella Capitale e 12 a Milano) e i motivi delle fughe sono la mancanza di copertura assicurativa o un problema con la patente, mai conseguita, sospesa o revocata.

Non da molto è trascorsa un’altra giornata mondiale dedicata alla memoria delle vittime della strada (20 novembre), che non ha potuto però fare altro che registrare ancora una volta un aumento delle vittime della strada e l’assenza di azioni incisive sul fronte della sicurezza stradale. Si, va cambiato- come dicono in tanti– il Codice della strada (per incidere, per esempio, maggiormente sul mancato rispetto delle regole di precedenza, sulla guida distratta, soprattutto a causa dell’uso del cellulare, sulla velocità troppo elevata, sulle manovre irregolari, come retromarcia, inversione, invasione di corsia, manovre irregolari per sostare o attraversare la carreggiata o sul mancato rispetto della distanza di sicurezza), va rafforzata l’educazione stradale (a partire dalla scuola), va migliorata la sicurezza e la qualità delle nostre strade, ma va soprattutto ripensata la mobilità nel suo complesso. I trasporti oltre a insanguinare le nostre strade quotidianamente sono anche la fonte di emissioni di gas serra in più rapida crescita e rappresentano il 27% delle emissioni globali. Il traffico è la principale fonte di inquinamento atmosferico a livello globale e 9 persone su 10, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, vivono con livelli di inquinamento atmosferico altamente nocivi. L’Italia ha uno tra i tassi di motorizzazione più alti al mondo, con 62 auto ogni 100 abitanti. E ogni italiano perde mediamente 381 ore ogni anno per colpa della congestione stradale. Secondo l‘Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) nel nostro Paese nel 2019 sono state complessivamente quasi 64 mila le morti evitabili per inquinamento per un totale di oltre 645 mila anni di vita persi.

I Sindaci delle 9 città italiane selezionate dalla Commissione Europea per la Mission Climate-neutral and smart cities al 2030 (Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino) hanno aderito formalmente alla petizione “Un voto per il clima” promossa da un gruppo di scienziati ed esperti italiani e si sono candidati a guidare il cambiamento nella convinzione che “dalle città possa partire una rivoluzione politica e culturale indispensabile a cambiare modello energetico e al contempo a migliorare la qualità della vita dei nostri centri urbani”. Un impegno che diventerebbe maggiormente credibile e concreto se fosse in grado di mettere al primo posto la liberazione- quanto prima– delle strade e delle piazze delle nostre città dall’asfissiante presenza delle auto. Un impegno che dovrebbe accomunare tutti i quasi 8mila “primi cittadini” d’Italia affinché le nostre strade siano a misura di bambino, di adulto e di anziano- lungo l’arco di tutta la loro vita- e non appannaggio quasi esclusivo delle auto.