A che punto è l’inclusione delle alunne e degli alunni con disabilità?
Nei giorni scorsi l’ISTAT ha pubblicato il rapporto di ricerca “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità relativo all’anno scolastico 2021-2022” dal quale si evince -in estrema sintesi- che nell’anno scolastico 2021-2022 sono 316mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (+5% rispetto al precedente anno scolastico), che vi è meno didattica a distanza e più partecipazione, che scendono dal 2,3% all’1,7 % gli studenti con disabilità esclusi dalla DAD e che le tecnologie di supporto sono ancora insufficienti per 1 scuola su 5.

Sono oltre 207.000- e questo è un fatto molto positivo- gli/le insegnanti per il sostegno impiegati/e nelle scuole italiane, in crescita di oltre 16.000 unità rispetto all’anno scolastico precedente.
A livello nazionale, il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,5 alunni ogni insegnante per il sostegno, è più favorevole di quello previsto dalla Legge 244/2007 che raccomanda un valore pari a 2.
Anche se di questi/e docenti, più di 70.000 (il 32%) sono stati/e selezionati/e dalle liste curricolari e sono, quindi, insegnanti privi di una formazione specifica, ma che vengono impegnati/e nelle classi frequentate da alunni e alunne con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate.
E tale utilizzo risulta più frequente nel Nord del Paese (con il 42% di insegnanti curricolari che svolgono attività di sostegno) e meno nelle Regioni del Sud (dove la percentuale si ferma al 19%).
Resta problematica, invece, la formazione delle/dei docenti in ordine all’uso degli strumenti tecnologici a supporto della didattica, che costituiscono -come si sa- un importante ausilio per favorire l’apprendimento: in 1 scuola su 10 nessun insegnante per il sostegno ha mai frequentato un corso specifico di aggiornamento per l’utilizzo di tali tecnologie; nel 62% delle scuole soltanto alcuni docenti hanno frequentato corsi, mentre nei restanti casi (28%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso.
Le scuole in cui tutti i docenti per il sostegno utilizzano questi strumenti sono soltanto il 54%, un valore ancora lontano dalla copertura totale.
Nelle scuole del Sud le tecnologie informatiche sono più carenti: pur essendo il 76% delle scuole primarie e secondarie del Paese a disporre di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni e delle alunne con disabilità, il bisogno di questi strumenti non risulta comunque sempre soddisfatto e più di 1 scuola su 3 nel Mezzogiorno definisce “insufficiente” la dotazione di postazioni informatiche adattate (In Italia tale carenza si avverte in 1 scuola su 5).
Le/gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione (che affiancano gli/le insegnanti di sostegno) sono più di 65.000, il 4,6% delle/dei quali conosce la LIS (Lingua dei Segni Italiana).
La disponibilità di assistenti all’autonomia varia molto sul territorio con un rapporto alunna-o/assistente pari a 4,5 a livello nazionale.
Nel Mezzogiorno il rapporto sale a cinque, con punte massime in Campania dove supera la soglia di 12 alunni con disabilità per ogni assistente.
La presenza di assistenti aumenta invece nelle regioni del Centro e del Nord (con un rapporto rispettivamente di 4,1 e 4,3 alunni per assistente).
Il rapporto più basso si ha invece nelle Marche ( 2,8), seguono la Provincia Autonoma di Trento (3,2) e la Lombardia (3,2).
Per quanto riguarda le barriere architettoniche la situazione appare tuttora molto critica: soltanto 1 scuola su 3 risulta accessibile per gli/le alunni con disabilità motoria.
La situazione risulta migliore nel Nord del Paese, dove i valori sono superiori alla media nazionale (39,5% di scuole a norma), mentre raggiunge i livelli più bassi nel Mezzogiorno (31,8%).
E’ l’assenza di un ascensore o la mancanza di un ascensore adeguato al trasporto delle persone con disabilità a rappresentare la barriera più diffusa (45%).
Sono molte anche le scuole sprovviste di servoscala interno (31%) o di bagni a norma (24%).
L’accessibilità per gli alunni e le alunne con disabilità sensoriale risulta poi ancora alquanto scarsa: solo il 16% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti solo nell’1,5% delle scuole. E in questo caso le differenze tra il settentrione e il mezzogiorno del Paese sono poche.
Eppure, nonostante una situazione così critica, soltanto il 19% delle scuole ha effettuato lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche nel corso dell’anno scolastico, mentre il 17% di esse dichiara di non averlo fatto, anche se l’edificio ne avrebbe avuto bisogno.
Vistose lacune si registrano anche in ordine alla programmazione: soltanto il 45% delle scuole ha attuato una programmazione a lungo termine, predisponendo il PAI (Piano Annuale per l’Inclusività) sia per l’anno scolastico in corso sia per quello successivo, mentre il 6% di scuole non ricorre ad alcuna programmazione (percentuale che sale fino all’8% nelle Regioni del Nord).

L’ISTAT considera nel suo Rapporto anche le alunne e gli alunni che presentano Bisogni educativi speciali, che superano l’8% degli iscritti. Più della metà sono alunni/e con disturbi specifici dell’apprendimento (51,8%), mentre l’altra quota più importante è rappresentata dallo svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale (35,4%). A tutti i bisogni di didattica specifica le scuole rispondono attraverso la logica dell’intervento individuale, che si concretizza con la predisposizione del Piano didattico personalizzato dell’alunno (PDP) in tutti gli ordini scolastici, in particolare all’interno della scuola secondaria di primo grado. In questo ordine scolastico -certifica l’ISTAT- le alunne e gli alunni con Bisogni educativi speciali rappresentano ben il 12,3% degli iscritti, contro il 7% nella scuola primaria; negli ultimi quattro anni l’incremento più consistente si osserva però nella scuola secondaria di secondo grado dove sono aumentati di circa 85mila unità.
La maggiore concentrazione è negli Istituti professionali e di tipo artistico, in cui rappresentano, rispettivamente, il 17,5% e il 16,6% degli iscritti. Nettamente inferiore la loro presenza all’interno dei Licei, scientifico e classico (intorno al 5%).
L’aumento si registra però anche nella scuola dell’infanzia, con un rapporto sul totale degli/delle iscritti/e che passa dallo 0,9% all’1,3% in quattro anni.

Qui il Rapporto ISTAT completo: https://www.istat.it/it/archivio/278438.