Il tenore dei comunicati stampa pervenutici, alcune ricostruzioni sulle modalità della perquisizione, hanno destato la nostra attenzione

La foto di copertina esprime un auspicio, un augurio per gli studenti del Ferrari di Susa e del Rosa di Bussoleno, che camminino animati da un sano pensiero critico verso un futuro luminoso, che diventino cittadini che partecipano “all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, come sancito dall’art. 3 della Costituzione.

Le modalità, secondo alcune ricostruzioni, della perquisizione fatta dai Carabinieri all’interno del Ferrari ha destato diverse polemiche, sarebbe emerso che tutto sia cominciato con un’esercitazione antincendio che ha svuotato la scuola ed ha permesso agli agenti di entrare per effettuare la perquisizione, continuata poi in presenza dei ragazzi.

Da ciò che emerge alcuni studenti fragili hanno avuto manifestazioni di disagio durante la perquisizione, che si sarebbe quindi svolta in modo non attento al luogo e all’età dei ragazzi.

La situazione è stata denunciata da Simone Zito in un post su Facebook, a sostegno del docente è stata istituita una raccolta firme: https://chng.it/CJvnPFVm

La Giaccone, Dirigente del Ferrari, ha affidato una smentita alle pagine del quotidiano “La Valsusa” nella quale definisce “ricostruzione non corrispondente alla realtà” le dichiarazioni di Zito.

Non risultano peraltro in atto all’interno dell’istituto momenti didattici per la prevenzione all’uso di droghe. Al Ferrari, al contrario del Rosa, di cui Giaccone ha preso la reggenza da un paio mesi diventando responsabile di circa 3.000 studenti, non risulta uno sportello psicologico per studenti e genitori.

Sull’episodio sorgono inevitabilmente delle domande:
– come mai, a fronte di eventuali sospetti di spaccio all’interno della scuola, Giaccone non ha segnalato la cosa ai Carabinieri  al fine di indagini sullo studente sospettato, invece che coinvolgere tutti gli studenti esponendoli in un luogo protetto all’esercizio della forza pubblica, sottraendo tempo alle lezioni?
– come mai, a fronte di eventuali sospetti di uso di droga da parte di uno o alcuni studenti, Giaccone non ha attivato i servizi socio-assistenziali che si occupano del problema, ma si è proceduto alla perquisizione?
– che tipo di rapporto e fiducia nello Stato possono sviluppare gli studenti del Ferrari che, attirati all’esterno per un’esercitazione antincendio, si sono poi trovati confinati in classe nel pieno di un’operazione di polizia?
– come mai, qualora sia effettiva l’assenza di momenti didattici di prevenzione antidroga, si procede ad una perquisizione? Non è questo un sistema esclusivamente repressivo in assenza di un sistema educativo, ragion d’essere della scuola?

In una prima ricognizione che abbiamo fatto, sembra tuttavia emergere una situazione più ampia, a tal proposito ci è pervenuto un documento firmato dal Coordinamento Docenti della Val di Susa e da tre sindacati della scuola:

IL FERRARI SI MERITA TUTTO QUESTO?

Come un solo post ha messo a nudo un sistema ben collaudato di intimidazione, delazione e illegalità. La Preside ammette indirettamente di aver utilizzato un’esercitazione antincendio come diversivo per un “intervento concordato” con i carabinieri.

Giovedì 10 novembre al Ferrari di Susa suona l’allarme antincendio e studenti e professori si dirigono verso il punto di raccolta. Ma dopo pochi minuti ci si accorge che non è una normale esercitazione: non vengono seguite le procedure corrette da parte della Dirigente (per esempio non vi era alcun modulo di evacuazione nelle classi e difatti non viene chiesto di compilarlo) e in pochi minuti sono tutti costretti a rientrare, solo dopo per aver assistito all’arrivo di quattro volanti dei carabinieri con reparto cinofilo che fanno ingresso nel parcheggio. Da subito sorge il dubbio che tutto sia organizzato. Gli studenti vengono fatti rientrare e bloccati per un’ora e mezza nelle loro classi senza permettere a nessuno di uscire; intanto ai collaboratori scolastici e al personale amministrativo è chiesto di controllare i corridoi e gli ambienti della scuola e i carabinieri si muovono per l’Istituto controllando specifiche classi e solo certi allievi (perché?). Si assiste a veri e propri atti di intimidazione da parte del personale amministrativo, che svolgeva funzioni di sorveglianza nei corridoi (?), nei confronti delle poche voci di dissenso o di chi faceva solo qualche domanda. Alcuni alunni fragili hanno delle crisi per paura dei cani o perché spaventati dalla concitazione, delle alunne si sentono quasi male perché è vietato andare in bagno. Il giorno stesso un docente, che ha raccontato l’accaduto in un post su facebook, è stato convocato ad un incontro dove la Preside, il Vicepreside, il DSGA e altre persone del suo staff amministrativo e tecnico, con minacce di querela lo invitano a ritrattare o cancellare il post. Il giorno dopo inizia il divide et impera, i rappresentanti degli studenti sono tutti convocati per parlare della questione: la Preside indica i carabinieri come unici responsabili dei fatti e, per rabbonire i ragazzi, emette una circolare dove permette loro di fare l’intervallo senza limitazione di movimento (fino al giorno prima non si poteva neanche andare in bagno!). Inoltre, il Vicepreside ha invitato a sottoscrivere un documento nel quale si chiedeva ai docenti di dissociarsi dalla versione dei fatti sostenuta dal professore denunciante firmando in apposite griglie accanto al proprio nome (delle vere e proprie liste di proscrizione). Dopo poco per  è stato smentito dalla Preside stessa che, in una circolare datata 15 novembre 2022, controfirmata dal Presidente del Consiglio d’Istituto, ammetteva che l’azione poliziesca era “un intervento preventivo concordato”. Ma quindi, se era concordato il blitz dei carabinieri, l’esercitazione antincendio era un pretesto proprio come dice il professore criminalizzato? È stata utilizzata un’esercitazione di sicurezza come diversivo per permettere ai carabinieri di entrare e perquisire in assenza degli alunni? La Preside e il Vicepreside, facendo firmare quel documento dove ci si dissocia e si afferma che il famoso post sostiene cose false, hanno condotto quel “90% del personale docente e all’unanimità del personale ATA” a dichiarare il falso? Ancora, accortisi che l’esercitazione antincendio è avvenuta in barba a ogni protocollo o legge, solo quattro giorni dopo sono stati fatti girare dei moduli di evacuazione che andrebbero compilati prima di rientrare in classe. E ancora, la Preside chiede ad ogni collaboratore di fare delle relazioni che attestino che nessuno studente si sia sentito male.

Concludendo, un solo post ha messo a nudo un meccanismo ben oleato e collaudato. Un sistema di delazione, paura, illegalità e sopraffazione che ha fatto quadrato intorno alla preside ben consapevole ormai di averla fatta grossa. Questa è solo l’ultima delle vicende che interessano una Preside che ha subito numerose denunce e anche qualche condanna. Una scuola dove c’è un alto numero di docenti che se ne va a metà anno (da poco un docente ha lasciato dopo soli due mesi per le pressioni dirette e indirette), dove i docenti vengono utilizzati come tappabuchi e il Collegio Docenti altro non è che un organo ratificatore che ha paura di esprimere un’opinione diversa rispetto a quella della Dirigente. Una scuola in cui Preside, Vicepreside, parte della segreteria e alcuni collaboratori, contro ogni regola, hanno creato una rete di controllo opprimente, arrogandosi anche competenze e mansioni non proprie. Una scuola dove molti studenti con DSA o BES vengono spesso ammassati in una sola classe. Una scuola dove si negano gite culturali ai propri studenti all’ultimo ma ci si fa in quattro per portare i discenti a vedere il Maurizio Costanzo show (a noi risultano 16 allievi e 12 insegnanti, uno strano viaggio d’istruzione). Una scuola in cui le ripetute incursioni dei carabinieri seminano angoscia e paura e spesso non portano a nulla. Una scuola dove con una subdola raccolta firme si tenta di intimidire il corpo docenti e con una circolare si ammette il nesso di continuità tra una finta esercitazione antincendio e “l’intervento preventivo concordato” esponendo decine di docenti e ATA ad una denuncia penale nel caso quelle firme venissero utilizzate. Una scuola dove ci dicono che mobbing e bossing sono all’ordine del giorno.

Ci domandiamo allora: IL FERRARI SI MERITA TUTTO QUESTO? Perché nel corso degli ultimi anni vi è stato un esodo di insegnanti dall’Istituto? Perché molti lasciano l’incarico ben prima del termine del contratto, a volte anche solo dopo pochi mesi dall’assunzione? Perché tutte le decisioni del Collegio Docenti sono prese all’unanimità?

PERCHÈ L’USR PERMETTE TUTTO QUESTO?

Chiediamo che venga fatta chiarezza sugli avvenimenti descritti e che studenti e insegnanti possano finalmente tornare a esprimersi liberamente, rompendo il muro di omertà e senza subire pressioni dall’alto. Gli insegnanti che lavorano al Ferrari con dedizione e impegno e i suoi studenti non meritano questo. Chiediamo che il Ferrari possa tornare ad essere un luogo di crescita e incontro e non un luogo in cui regna la paura!

Firmatari:
Coordinamento docenti Val Susa
Cobas Scuola Torino
Cub Scuola Università Ricerca Torino
Usb Scuola Torino