Per tutta la giornata le informazioni sulla drammatica situazione dei naufraghi salvati dalle navi umanitarie e tenuti “in ostaggio” a bordo si sono succedute a ritmo serrato. La mattina è iniziata con una buona notizia: la nave Rise Above della Ong Mission Lifeline ha potuto sbarcare nel porto di Reggio Calabria gli 89 migranti soccorsi e in serata ha ripreso il mare.

Per i 212 naufraghi rimasti a bordo della Geo Barents di Medici senza Frontiere dopo l’inumano “sbarco selettivo”, la svolta è arrivata con gli accertamenti medici (che hanno rilevato diversi casi di scabbia) e i colloqui eseguiti per sette ore da specialisti della Asp di Catania – tra cui diversi psicologi e un infettivologo. Questi sono giunti alla conclusione che rimanere negli spazi ristretti della nave avrebbe aggravato lo stato di salute di persone definite “a rischio psicologico medio e alto” e in serata i migranti hanno potuto finalmente scendere a terra. Grande sollievo, pianti e grida di gioia: così il capomissione Juan Matias Gil ha descritto la loro reazione, aggiungendo che la nave sarebbe tornata presto in mare per continuare a salvare vite umane.

La stessa gioia è stata espressa dagli attivisti e dalle attiviste della Rete Antirazzista Catanese, che hanno creato da ieri mattina un presidio antirazzista permanente al molo 4 (Molo di Levante) e al molo 10 (Molo centrale).

Dopo le visite effettuate sulla Geo Barents il team medico dell’Asp di Catania si è trasferito sull’Humanity 1, dove nelle ultime ore la situazione si è fatta sempre più tesa per i 35 naufraghi rimasti a bordo: secondo la Ong SOS Humanity, molti di loro a causa di una fase depressiva e in segno di protesta hanno iniziato uno sciopero della fame. In serata è stato finalmente autorizzato lo sbarco anche per loro, a causa dell’”alto rischio psicologico” rilevato dai medici.

Dalla quarta nave umanitaria colpita dalla disumana politica del governo Meloni, la Ocean Viking di SOS Mediterranee, ancora in acque internazionali, sono arrivati appelli sempre più drammatici: “La situazione a bordo della Ocean Viking è disperata. Ci sono 234 persone, tra cui 55 minori dei quali 43 non accompagnati, il più piccolo ha tre anni. Le donne sono 15. La nave è in attesa in mare da 20 giorni, abbiamo fatto più di 30 richieste alle autorità per un porto sicuro. Diciassette persone hanno bisogno di diagnosi a terra, tre di essere ospedalizzate, una ha la polmonite e non risponde agli antibiotici. Di tutto questo le autorità sono state infornate passo passo” ha denunciato la Ong.

Anche in questo caso c’è stata una svolta, con l’annuncio della disponibilità della Francia ad accogliere tutti i naufraghi nel porto di Marsiglia e l’impegno a non operare distinzioni. “Questa soluzione estrema è il risultato di un fallimento gravissimo e drammatico di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e degli Stati associati, che non sono stati in grado di indicare un porto sicuro alla nostra nave” ha commentato SOS Mediterranee.

Da una parte una politica brutale, che per bocca del Ministro dell’Interno Piantedosi è arrivata a definire “carico residuale” i migranti a cui è stato impedito di sbarcare, un braccio di ferro estenuante e vergognoso sulla pelle di disperati provati da sofferenze indescrivibili. Dall’altra il coraggio, la tenacia e la generosità di chi non si arrende alla disumanità. Alla fine di queste giornate terribili, è questo che vogliamo ricordare.