In “Introduzione alla vita non-fascista” in prefazione a L’Anti-Edipo di Gilles Deleuze, Michel Foucault sosteneva che questo libro combatteva con mezzi differenti tre avversari che rappresentano gradi diversi di minaccia: “gli asceti politici, i militanti cupi, i terroristi della teoria”, coloro che si fanno “funzionari della Verità”; “I tecnici mediocri del desiderio, gli psicanalisti e i semiologi che registrano ogni segno e ogni sintomo”, riducendo il desiderio alla “legge binaria di struttura e mancanza”; e “il nemico maggiore, l’avversario strategico”, ovvero il fascismo. Foucault specifica che non vuole opporsi solo al fascismo storico e ai suoi richiami nostalgici, ma anche al “fascismo che è in noi, che possiede i nostri spiriti e le nostre condotte quotidiane, il fascismo che ci fa amare il potere, desiderare proprio la cosa che ci domina e ci sfrutta”. L’anti-fascismo di oggi si deve riorganizzare a partire dalla sua identità politica e deve diventare “anti-edipico”, decostruendo il fascista che è in noi e pensare un modo di agire che sia antifascista e che rifiuti ogni tipo di fascismo che sia neofascismo nostalgico e fascismo istituzionale.

“Come fare per non diventare fascisti anche (e soprattutto) quando ci si crede dei militanti rivoluzionari? Come liberare i nostri discorsi e i nostri atti, i nostri cuori e i nostri desideri dal fascismo? Come lavar via il fascismo che si è incrostato nel nostro comportamento?” – si chiedeva Foucault e con semplicità si rispondeva: “liberate l’azione politica da ogni forma di paranoia unitaria e totalizzante; fate crescere l’azione, il pensiero e i desideri per proliferazione, giustapposizione e disgiunzione, anziché per suddivisione e gerarchizzazione piramidaleaffrancatevi dalle vecchie categorie del Negativo (la legge, il limite, la castrazione, la mancanza, la lacuna), che il pensiero occidentale ha così a lungo sacralizzato come forma di potere e modo di accesso alla realtà; preferite ciò che è positivo e multiplo, la differenza all’uniforme, il flusso alle unità, i dispositivi mobili ai sistemi; (…) non utilizzate il pensiero per dare un valore di verità ad una pratica politica, né l’azione politica per discreditare un pensiero come se fosse una pura speculazione. Utilizzate la pratica politica come un intensificatore del pensiero, e l’analisi come un moltiplicatore delle forme e dei domini d’intervento dell’azione politica; non pretendiate dalla politica che ristabilisca i «diritti» dell’individuo per come li ha definiti la filosofia; (…) non innamoratevi del potere“.

Durante la Covid-19 è avvenuto tutto il contrario. Questo manifesto etico-politico che constata delle situazioni, ci indirizza ad un agire politico e dovrebbe essere la nostra bussola. “Non innamoratevi del potere” è forse l’espressione riassuntiva dell’antifascismo “anti-edipico” perchè ci chiede di toglierci dalle logiche di potere e di toglierci dal pensare con gli strumenti biopolitici del potere. Durante la Covid-19 fin da subito la colpevolizzazione (caccia all’untore) e poi il divide et impera (falsa contrapposizione si-vax/no-vax) sono state costanti parallele che hanno indotto comportamenti fascisti nella gente. Il popolo, su mandato del potere, bastonava il popolo e si sentiva legittimato a colpevolizzare, a dare ordini, a dare giudizi moralistici asettici, a denunciare in modo poliziesco le violazioni altrui che avevano la presunzione di regolare il vivente, entrando in modo invadente nella vita con giudizi carichi dell’approvazione e dell’investitura del potere stesso. La gente, legittimata dal potere che gli era stato conferito mediaticamente, non riusciva più a distinguere la sfera dell’individuale e la sfera del collettivo a tal punto che anche una passeggiata con il cane veniva percepita come una violazione del benessere pubblico od un atto di egoismo. Inoltre questo potere auto-investito aveva il suo punto di forza nell’evidenza palese del nemico necessario – prima l’untore e poi il non vaccinato – che veniva prima definito (“no-vax”, “complottista” e altro) poi categorizzato e infine additato. Le categorizzazioni diventavano così un’arma politica contro qualsiasi critica e dissenso che solo osava porre un dubbio sulla gestione pandemica e sulle strategie vaccinali.

Con la crisi sanitaria da Covid-19, queste porte su tutti dispositivi di controllo si sono ulteriormente aperte e tutti i movimenti antirazzisti, ecopacifisti, antifascisti e anticapitalisti sono chiamate ad interrogarsi ed opporsi affinché l’antifascismo porti a desiderare, lontano dalle strumentalizzazioni neoliberiste, una società non-gerarchica ed anti-capitalista da un punto di vista etico, politico e culturale perché ci sono dei limiti che non devono essere sorpassati.

Ad oggi le normative sul Green Pass e sull’obbligo vaccinale sono solo “sospese” e questo non ci aiuta a stare sereni alla luce del nuovo governo di estrema destra di Giorgia Meloni che proprio sul Green Pass, quando non era ancora in vigore, dichiarò: “Penso al tema del certificato verde digitale. Siamo stati i primi a sostenerlo, ci auguriamo che venga adottato il prima possibile in un orizzonte di totale reciprocità con tutti gli altri Stati europei”1.

È la stessa Meloni che ha nominato Ministro della Salute il prof. Orazio Schillaci, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata e docente ordinario di Medicina nucleare che ha fatto parte del Comitato tecnico scientifico sull’emergenza Covid, chiamato proprio dal suo predecessore Speranza. Squillaci è sempre stato un convintissimo sostenitore del Green Pass, considerandolo indispensabile per “garantire la sicurezza nelle aule universitarie”. Squillaci si è distinto, nella sua università, per livelli maniacali di controllo, in cui “oltre ad inquadrare ogni singolo QrCode, gli studenti vengono obbligati a firmare un foglio per segnalare ulteriormente la propria entrata nel complesso e il possesso di pass”.

A tal proposito, ricordiamo che l’Italia, con la sola compagnia dell’Ungheria del nazionalista Orban (che durante la Covid-19 assunse “pieni poteri”) è stato il Paese europeo che, oltre al personale sanitario, ha imposto l’obbligo vaccinale al personale sanitario, scolastico e alle Forze dell’Ordine. 

Come ricordava la giornalista Stefania Maurizi nel 2020 sulla Sorveglianza digitale contro la Covid-19: “Quello che rischiamo è uno scenario senza precedenti. Manco dopo l’11 settembre si è arrivati a tanto. MAI MAI MAI si era ipotizzata una sorveglianza del livello di quella che rischiamo di vedere introdotta con la “App” contro il Covid. Se ci imbarcheremo nelle soluzioni centralizzate che si discutono in questi giorni, sarà un punto di non ritorno. Non servono Bob Woodward e Carl Berstein per capire ENORMI interessi economici e di intelligence che premono per soluzioni centralizzate”2.

Oggi il potere punta ad educarci al controllo, a far si che sia la gente ad adottare narrazioni moralistiche di controllo, che sia lo stesso popolo a normalizzare il controllo per abituarsi anche ai dispositivi di sorveglianza digitali.

Oggi il tecno-fascismo, è sempre più preoccupante alla luce della digitalizzazione e della concentrazione di essa nelle mani dei tycoon dell’online, ovvero dei capitalisti del Web, senza contare la loro pressione su Stati e governi. Oggi un certo clima politico, punta verso l’istituzione di Costituzioni tecno-fasciste, ovvero delle strutturazioni che si sono liberate completamente dal vecchio controllo, dalla vecchia dicotomia pubblico/privato.

Quale è il ruolo, in questo scenario, dei beni comuni? Quale è il ruolo dei diritti fondamentali, dei diritti sociali e civili? Quale è il ruolo delle Costituzioni di fronte allo sviluppo della società del controllo? Non ci resta che rimanere vigilanti ed organizzare la resistenza.

Introduzione alla vita non fascista, Michel Foucault https://www.corsi.univr.it/documenti/OccorrenzaIns/matdid/matdid574214.pdf