Pubblichiamo il comunicato stampa diramato dal movimento pacifista panormita che si ritroverà in piazza sabato prossimo –  con concentramento al Teatro Massimo (ore 17) – su una chiara piattaforma sociale rivendicativa, tendente alla costruzione di una opposizione nella società che tenga insieme tutte le istanze vertenziali ivi compresa quella climatica, con l’obiettivo di far convergere nella lotta scuole, università, luoghi di lavoro e quartieri popolari. Nel comunicato il movimento sostiene che è necessario oggi più che mai scendere in piazza a Palermo, come in tutte le altre città, non solo contro la guerra e la minaccia nucleare, ma anche “ contro l’invio di armi, contro questo modello di scuola e di lavoro, contro il caro bollette, per difendere il reddito di cittadinanza e pretendere il diritto a un reddito universale, per il diritto a una vita degna! ”

 

I mesi appena trascorsi e quelli che ci prepariamo ad attraversare sono stati e saranno decisivi, in una fase storica di crisi strutturale che spinge sempre più milioni di proletari verso la disoccupazione e l’impoverimento.

Stiamo assistendo al prosieguo di una guerra, che dura ormai da oltre sette mesi, di cui Ucraina è l’insanguinato campo di battaglia tra il tentativo degli Stati Uniti di mantenere la propria presa egemonica sul mondo e la volontà della Russia di rivendicare la costruzione di un mondo multipolare. L’Europa è direttamente coinvolta: i governi hanno rinnovato la loro fedeltà al patto atlantico e garantito il proprio supporto agli Stati Uniti, che dietro la retorica della difesa del popolo ucraino dall’aggressione russa tentano di nascondere il ruolo attivo che hanno avuto nel provocare e alimentare questa guerra.

Il governo italiano di Mario Draghi non è stato da meno, decidendo di raddoppiare le spese militari dei prossimi anni, portandole a ben 38 miliardi entro il 2028. La partecipazione attiva a questo, come ad altri conflitti è garantita anche dalla presenza di basi militari di proprietà degli Stati Uniti e della Nato, tra cui quella di Sigonella e il Muos di Niscemi, che sta anche devastando un’intera riserva naturale e provocando malattie ed emigrazione nella zona della Sicilia coinvolta.

E mentre si continua a inviare armi, lo Stato italiano si impegna anche a radicare sempre più la cultura della guerra. Un esempio di ciò è la cerimonia dell’alzabandiera svolta dentro la scuola primaria “L. Capuana” di Palermo (e in altre 30 scuole italiane) a cui hanno assistito gli alunni con i loro insegnanti, alla presenza dei militari delle varie Forze Armate al canto dell’Inno nazionale.

Una iniziativa che fa seguito al protocollo d’intesa siglato tra l’esercito italiano e l’Ufficio Scolastico Regionale per far svolgere agli studenti siciliani l’alternanza scuola-lavoro all’interno delle caserme, sotto gli ordini dei militari. Il protocollo ha l’obiettivo esplicito di ampliare i valori della guerra, che oggi più che mai necessitano di essere ripudiati. Ma il protocollo mira anche a “rafforzare la correlazione fra il sistema educativo e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e naturalistico del territorio”. Una scelta tragicomica in Sicilia, che paga a caro prezzo la sottrazione di interi pezzi di terra perché soggetti a servitù militari.

La scuola-caserma non è la scuola che vogliamo, il PCTO non rispecchia né la nostra idea di scuola né di lavoro. L’alternanza scuola-lavoro di per sé è inaccettabile: rende studenti minorenni manodopera gratuita al servizio delle aziende – nelle quali muoiono anche, come dimostrato dai tre ragazzi morti quest’anno durante gli stage – serve a formare gli studenti alla precarietà, a convivere con ritmi insostenibili, lavorando diverse ore al giorno senza tutela. Il PCTO è il primo approccio con il mondo del lavoro. Un mondo del lavoro che produce precarietà, sfruttamento, lavoratori poveri, inquinamento, devastazione delle nostre terre.

All’aumento delle spese militari corrisponde una diminuzione marcata della spesa sociale. Oltre l’80% delle tasse che incassa lo Stato italiano provengono da lavoratori e pensionati. Quei soldi finiscono nelle casse di banche, istituti finanziari e imprese, non esiste alcuna redistribuzione né alcun ritorno sociale in termini di servizi.

Ad aggravare la situazione contribuisce l’aumento dell’inflazione e quindi dei carburanti, delle bollette, dei prezzi dei beni di prima necessità ormai in crescita costante da anni: la guerra rappresenta al massimo un punto di caduta piuttosto che la causa.

Siamo dentro una crisi profonda, che oggi sta assumendo anche il volto della crisi climatica ed energetica, i cui costi vengono scaricati come sempre sulle classi proletarie. Mentre il prezzo delle bollette vola alle stelle, aumentato del 162% nell’ultimo anno e del 60% a partire dal primo ottobre, le multinazionali dell’energia come Eni, Enel o Edison aumentano i loro profitti.

Di fronte a questo, lo scenario politico che si prospetta non è per nulla rassicurate: il governo Meloni che si formerà nelle prossime settimane porterà avanti con ancora più forza le politiche liberiste sostenute da tutti i governi, sia di destra che di sinistra, alle quali abbiamo assistito in questi anni e che ci hanno condotti nella catastrofe che stiamo vivendo.

L’introduzione della flax tax porterebbe a far pagare le stesse tasse a chi guadagna migliaia di euro al mese e a chi alla fine del mese non riesce neanche ad arrivarci.
Per di più, la generalizzata diminuzione delle tasse sarebbe finanziata dal taglio della spesa pubblica, che assesterebbe l’ennesimo, devastante colpo alla scuola e alla sanità pubblica, in favore dei privati e di chi può permettersi di pagarli.

L’abolizione del reddito di cittadinanza spingerebbe al di sotto della soglia di povertà assoluta milioni di persone che ne necessitano per riuscire ad avere un pezzo di pane sulla tavola: soltanto a Palermo sono circa 65 mila le famiglie che ne beneficiano.

La fase che dobbiamo attraversare è decisiva: non possiamo accettare ulteriori attacchi al walfare, mentre le bollette arrivano alle stelle e la disoccupazione dilaga.

Assemblea NoGuerra Palermo; Laboratorio Andrea Ballarò; Potere al popolo Palermo; Cobas Palermo; SLAI COBAS per il sindacato di classe; Movimento femminista proletario rivoluzionario; Comitato di Base No Muos Palermo; Laboratorio Studentesco Autonomo; Studenti Palermitani;
Laboratorio Sociale Malaspina; Il Partito Comunista dei Lavoratori – Palermo; Cub Palermo; Si Cobas Palermo; Unione popolare
Per info e adesioni scrivete alla pagina Assemblea NoGuerra Palermo