Un doppio incontro decisamente imperdibile quello di ieri pomeriggio, 28 ottobre, nella magnifica sede del Circolo dei Lettori di Torino e nell’ambito delle tre giornate dell’XI Edizione del Premio Roberto Morrione (evento ancora in corso mentre scriviamo queste note).

Il filo rosso di questa ultima edizione era War News: l’informazione in guerra: incontri, dibattiti, mostre fotografiche, proiezioni, per ragionare sul ruolo preziosissimo e sempre più sotto attacco dell’informazione, nell’infinito Tempo delle Guerre in corso in varie zone del mondo, molte delle quali remote abbastanza, prolungate abbastanza, ‘raccontate’ abbastanza da potersi considerare ‘archiviate’.

Ed ecco, nel programma di ieri pomeriggio, imporsi con forza la questione della ‘verità’, la prima ‘vittima’ (come sentiamo spesso dire) di ogni conflitto. E invece Bene Comune così prezioso, per il fondamentale diritto di Informazione e per la salvaguardia della democrazia.

Aver Cura del Vero era infatti il tema del primo incontro, presieduto con la consueta energia dal Presidente della FNSI Giuseppe Giulietti, che oltre a sottolineare l’importanza dell’omonimo progetto di ricerca in corso sul tema all’Università di Padova, ha ravvivato (tra le altre cose) la memoria di quell’infinita tragedia che ancora adesso vede trascinarsi, udienza dopo udienza, la ‘verità’ delle tante morti per amianto, nella fabbrica della Eternit a Casale Monferrato. “Una vergogna che si trascina da oltre 40 anni” hanno ricordato il sindacalista Nicola Pondrano (ex presidente del Fondo Nazionale Vittime Amianto), insieme a Giuliana Busto (Presidente Ass. Familiari vittime dell’amianto), che non si sono mai sottratti al loro ruolo di testimonianza, indagine e pressione, nei confronti di chi avrebbe dovuto sapere e invece ha ignorato o persino negato l’evidenza dei riscontri medici.

“Il mesotelioma, come è noto, è un male che si manifesta lentamente; venne facile attribuirne la genesi al consumo di sigarette, furono necessari tempo e molta determinazione per dedurre dai sintomi di così tante vittime che lavoravano in quella fabbrica che l’agente killer era proprio l’amianto.” Eppure lo scandalo continua tuttora, a Casale Monferrato come a Taranto, come in tante altre zone d’Italia, nel rimpallo delle responsabilità e nel trascinarsi delle udienze presso le varie Corti d’Assise.

“E’ una cosa veramente penosa seguire il processo giudiziario che si sta trascinando a Novara, dove 392 casi di omicidio doloso non hanno ancora avuto giustizia. Nel silenzio più totale. Nella più assoluta indifferenza dei media e dell’opinione pubblica” ha detto con amarezza Nicola Pondrano. A entrambi è stata consegnata la targa di Articolo 21 per l’impegno nella ricerca della giustizia e della verità, per la Cura del Vero esercitata nell’arco di così tanto tempo, su un fronte di ‘guerra’ così problematico, come quotidianamente ci ricordano le troppe morti ‘da lavoro’.

E più che mai in tema di verità negata, anzi criminalizzata, addirittura perseguitata, in contrasto con qualsiasi fondamento di democrazia, l’incontro che è seguito subito dopo sul caso di Julian Assange, con il titolo appunto “Le Guerre di Assange”. Con Vincenzo Vita, (garante della già citata Associazione Articolo 21) a presiedere l’incontro, Stefania Maurizi, autrice del libro “Il potere segreto”, che una volta di più ha riepilogato le circostanze che hanno determinato l’attuale detenzione di Assange nel carcere di Belmarsh a Londra, “il carcere in assoluto più duro del Regno Unito”; Gian Giacomo Migone, già Presidente della Commissione Esteri del Senato; il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli… e soprattutto, attesissimo, John Shipton, il padre di Julian Assange, che ha condiviso con tutti noi in platea e con chi seguiva da remoto momenti di grande emozione.

“Noi ci troviamo qui oggi, una volta di più, tutti insieme, per strappare il velo di legalità con cui si pretenderebbe di giustificare la persecuzione di cui è oggetto mio figlio Julian Assange” ha esordito, scandendo piano le parole. Ha poi ricordato la serie di ‘magnifiche creazioni’ che la comunità internazionale è stata in grado di concepire dopo la Seconda Guerra Mondiale “lavorando insieme, mettendo da parte risentimenti e conflitti”.

A cominciare dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), un “testo fondamentale, fortemente voluto da Roosevelt, al quale tutte le legislazioni del mondo non hanno potuto fare a meno di ispirarsi”. E poi la Convenzione sul Diritto d’Asilo del 1958 (successivamente ratificata nel 1973/74) a garanzia di diritti impensabili solo pochi anni prima… “Ma basterebbe ricordare la Magna Carta di parecchi secoli fa” ha fatto notare Shipton “per capire fino a che punto i presupposti di tutela dei più fondamentali diritti di libertà siano stati svuotati e distrutti, davanti ai nostri occhi e senza che nessuno potesse fare opposizione. Di fronte a un simile disastro, eccoci tutti sempre più inermi… E l’emblema di questo disastro è il caso di mio figlio Julian Assange. Incriminato di un reato che non esiste, perché rivelare verità senz’altro scomode per il potere, ma che la cittadinanza ha il sacrosanto diritto di conoscere, non può essere considerato reato, semmai Diritto di Informazione, che dovrebbe essere il pilastro di ogni Democrazia! E dunque: in che tunnel di illegittimità stiamo precipitando?… ”

Una comunicazione scandita con cura, quasi solenne, inframmezzata dalle pause necessarie per la traduzione, quella che John Shipton ha condiviso con tutti noi ieri a Torino. Che si è però conclusa con una nota di speranza, con la citazione di un poeta “che sicuramente ben conoscete, quando dice ‘infine potremo uscire a riveder le stelle…’”. Standing ovation, momento di visibile emozione anche per questo padre, che sebbene anziano, non si è mai dato per vinto, che da anni si batte instancabilmente per la liberazione di suo figlio. E che in sua assenza ha ricevuto la tessera onoraria dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, consegnata dal suo presidente Carlo Bartoli; e quella che Boris Bellone, a nome dell’ANNPIA, gli aveva già conferito qualche mese fa con una cerimonia a distanza, cui parteciparono anche Stefania Maurizi e la moglie di Assange, Stella Moris. E c’è stata persino la sorpresa di una letterina personale, che una spettatrice (brasiliana, di professione naturopata, residente a Bari) ha voluto consegnare al padre di Julian Assange, che non ha potuto fare a meno di abbracciarla commosso.

L’incontro si è concluso ricordando una volta di più che “la trasparenza è condizione irrinunciabile di democrazia”: lo slogan della campagna internazionale “La mia voce per Assange” che, accogliendo l’appello del Premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel, è stata lanciata da Roma anche per l’Italia il 20 ottobre scorso da un ampio comitato, cui hanno aderito FNSI, ANAC, Articolo 21, Aamod e naturalmente Pressenza, che solo pochi giorni prima era stata il motore di quella memorabile maratona 24hper Assange, ripresa da una quantità di testate (Avvenire, il Manifesto, il Fatto Quotidiano, tantissimi siti web) che non mancheranno di unirsi a ogni appello di Libertà per Julian Assange anche in futuro. Prossima occasione di mobilitazione: il 5 novembre prossimo a Roma per la Manifestazione per la Pace. Perché come è stato ricordato un paio di volte anche nell’incontro di ieri a Torino “chissà quante cose saremmo riusciti a sapere, e meglio capire, sull’attuale conflitto russo-ucraino, se Julian Assange fosse stato libero di esprimersi al meglio delle sue capacità investigative, invece che imbavagliato e silenziato dietro le sbarre!”

Foto: https://www.facebook.com/PremioRobertoMorrione