Le proteste entrano nella sesta settimana. Ieri si sono svolti scioperi di negozianti e lavoratori delle industrie nelle regioni a maggioranza etnica curda e araba. A Teheran e in altre città gli studenti universitari hanno formato presidi interni ai campus per chiedere la liberazione dei loro compagni arrestati. Oggi e lunedì il coordinamento degli insegnanti ha indetto uno sciopero nelle scuole, “contro le irruzioni della polizia nelle aule scolastiche per terrorizzare gli allievi e in particolare le ragazze”.

L’arrampicatrice sportiva Elnaz Rekabi in un post sui social ha ringraziato i suoi sostenitori, che erano andati all’aeroporto di Teheran a festeggiarla. È un segnale che è viva ed è a casa sua, anche si sospetta che sia sottoposta agli arresti domiciliari. Rekabi ha compiuto un’arrampicata nei campionati di Seul, in Corea del Sud, senza coprirsi i capelli, in violazione delle regole bigotte e misogine imposte dagli ayatollah. È stata immediatamente rimpatriata e costretta a chiedere scusa in un’intervista trasmessa dalla Tv di Stato. L’ultimo messaggio conferma che il gesto di Rekabi era proprio quello di esprimere solidarietà e partecipazione alla rivolta in seguito alla morte di Mahsa Amini, la 22enne curda assassinata in commissariato dopo il suo arresto “per un chador non idoneo”.