La famiglia di Mahsa Amini ha respinto il rapporto dell’autopsia ufficiale che è pervenuto alla conclusione di “morte per malattie pregresse”. L’avvocato della famiglia ha proposto alla Procura di scegliere un gruppo di analisi mediche tra 10 specialisti che la famiglia nominerà. Dopo le minacce ricevute la famiglia non rilascia più interviste, ma i rappresentanti legali sono determinati ad andare avanti nella battaglia giuridica per difenderne i diritti. Gli avvocati hanno chiesto alla Procura di ascoltare tutti gli agenti e il personale medico che ha avuto a che fare con l’arresto e il ricovero della ragazza, tra il 13 settembre (data dell’arresto) e il 16 settembre (giorno del suo decesso). In un’intervista a un giornale iraniano, uno degli avvocati si è chiesto retoricamente: “Se non verranno interrogati gli agenti che l’hanno arrestata e quelli che l’hanno presa in custodia nel commissariato, come si potrà arrivare alla verità?”.

A Teheran si sono svolti ieri presidi degli studenti universitari per chiedere la liberazione dei loro compagni arrestati. Un alto esponente della magistratura ha affermato che i capi delle rivolte saranno giudicati per complotto contro la Repubblica Islamica e alto tradimento, due capi d’accusa che prevedono la condanna alla pena capitale.