La dura repressione ha affievolito le proteste, ma non le ha soffocate. Nelle università di Teheran e Mashad si sono avuti ieri cortei che rivendicavano la liberazione degli studenti arrestati. Uso delle armi da guerra e arresti hanno indotto la gente a improvvisare nuove forme di protesta. Dai balconi gli abitanti di interi quartieri si organizzano a gridare slogan contro la dittatura o trasmettere con gli altoparlanti canzoni di protesta. Un’atra forma organizzata di protesta è il suono dei clacson all’unisono in cortei improvvisati di auto.

Secondo un’organizzazione in difesa dei diritti umani iraniana, nella repressione di queste tre settimane sono state uccise 154 persone, 66 delle quali nella sola città di Zahedan, nel Belucistan, dov’era avvenuto un assalto armato contro un commissariato di polizia da parte di un gruppo autonomista.