La guida spirituale dell’Iran, Ayatollah Khaminei, si è finalmente espresso sull’uccisione della ragazza curda Mahsa Amini in un commissariato di polizia e ha criticato duramente le manifestazioni di protesta. Come al solito il dissenso e il malcontento della popolazione vengono imputati ai complotti di Israele e Stati Uniti, senza mai avanzare uno straccio di prova concreta. Una retorica abituale del potere dispotico che governa da 44 anni la Repubblica Islamica. A costringere l’anziano e malato leader religioso a uscire allo scoperto sono state le grandi manifestazioni realizzate in tutte le principali città del mondo in sostegno alle donne iraniane e per la libertà dei popoli dell’Iran.

“La morte di Amini ci ha spezzato i cuori”, ha detto, ma poi ha rincarato la dose contro chi protesta per incitare i suoi seguaci fanatici: “Sono stati bruciati i libri del Corano”. Anche questa affermazione è una bugia gigantesca che non ha nessun supporto testimoniale o visivo. La repressione nel Paese continua in forma massiccia: le università nelle principali città sono state assediate dalla polizia e dai Basiji, la milizia studentesca del regime e una campagna di arresti mirati ha coinvolto intellettuali e attivisti. La Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) ha informato che 21 giornalisti iraniani sono stati arrestati mentre compivano il loro dovere di informare durante la copertura mediatica sulle manifestazioni.

Una cittadina italiana, Alessia Piperno, che vive in Iran da due mesi, è stata arrestata cinque giorni fa, ma la notizia è stata resa nota soltanto ieri, quando la polizia iraniana le ha permesso di parlare al telefono con la famiglia. Amnesty International Italia ha chiesto alla Farnesina di attivarsi per la sua liberazione.