Durante la rivoluzione sandinista in Nicaragua – che determinò la caduta del dittatore Somoza a partire dal 1979 e portò il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale alla presa del potere fino al 1990 – a Managua, nei primi anni ’80, alcuni pittori italiani e una trentina di studenti d’arte nicaraguensi crearono la leggendaria Scuola Nazionale di Arte Pubblico-Monumentale, nell’ambito istituzionale del Ministero della Cultura diretto da Padre Ernesto Cardenal. Si integrarono alla Scuola vari artisti e giovani studenti provenienti da tutte le parti del mondo. In particolare tre di questi fecero sodalizio tra di loro e crearono una meteora che ancora oggi risplende nei cieli del Nicaragua: CECILIA HERRERO dall’Argentina, DANIEL HOPEWELL dall’Inghilterra, e JANET PAVONE, italo-americana.

Alla 17° Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, è stato presentato il documentario “La Paz del futuro”, dei registi Francesco Clerici e Luca Previtali, che porta all’attenzione del pubblico una donna e un’artista, a torto ancora poco conosciuta, che operava sui muri per unire e non per dividere e, attraverso l’arte, ha insegnato la condivisione: è Janet Pavone, pittrice italo-americana classe 1941. Janet per tutta la vita svolse la sua attività di educatrice alla pittura anche con bambini di Cuba, Spagna, New York e Londra. Negli anni ’80 Janet Pavone si era unita alla rivoluzione sandinista in Nicaragua. Venticinque anni dopo aver completato a Quiabù, nella base militare di Estelì, “La Paz del futuro”, il suo murale più famoso e più ammirato, è stata invitata a tornare in Nicaragua e insieme a Dan Hopewell a restaurare quest’ opera monumentale. Nel 2004 la città di Estelì, con ormai più di 150 murali dipinti negli edifici pubblici e privati, è stata dichiarata “CITTA’ DEL MURALISMO”.

In conferenza stampa Janet Pavone ha sostenuto che fare un murale è più simile all’azione di girare un film, che a quella di dipingere un quadro e ha proseguito: “I murales sono un complesso lavoro politico e di collaborazione: non sono né saranno mai una mercanzia. Sono opere concepite per tutti e non appannaggio di pochi, e come tali non possono essere commercializzate al pari delle altre opere d’arte”.

Il documentario di Francesco Clerici e Luca Previtali mostra, insieme a riprese attuali, materiali di repertorio di Janet Pavone nei primi anni ’80, documentando una vita dedicata a costruire un mondo di pace e libertà attraverso lo strumento dell’arte. Il documentario fa il ritratto di una pittrice che, osservando ciò che resta di una serie di murales e di una rivoluzione, propone una riflessione sull’arte pubblica, la politica e l’importanza di coltivare la creatività ovunque possibile.

Una Produzione: Gaby Rasmperger, Point Nemo, Francesco Clerici, Jon Barrenechea

Coproduzione: Daniel Hopewell

Produttori esecutivi: Jon Barrenechea, Fabio Saitto, Andrea Randazzo, Francesco Clerici

Regia, Montaggio, Sceneggiatura: Francesco Clerici e Luca Previtali

Con: Janet Pavone, Jon Barrenechea, Daniel Hopewell, Freddy Hernandez Castro, Sergio Michilini

riprese: Francesco Clerici, Eddy Avendano, Juan Carlos Castellón

Soggetto e trattamento: Jon Barrenechea, Francesco Clerici

Musiche: Veteranos del norte

Montaggio del suono: Mattia Pontremoli

Missaggio del suono: Tommaso Barbaro, FULLCODE