Le delegazioni del governo dell’Etiopia e dell’esecutivo del partito TPLF al potere nel Tigray , parti contrapposte in un conflitto che dura da quasi due anni, sono in Sudafrica per partecipare all’inizio di negoziati di pace organizzati dall’Unione Africana.

Lo hanno riferito fonti di entrambi le parti belligeranti.

In un comunicato l’esecutivo etiope ha annunciato la partenza di una sua delegazione, di cui non si specifica la composizione, verso il Sudafrica.
Addis Abeba ha riferito nella nota di aver “preso controllo di alcune grandi città del Tigray” negli ultimi giorni.
Fra queste, stando a quanto riferito dal governo e rilanciato dai media internazionali, ci sarebbero i centri di Scirè nel nord-ovest e Alamata e Korem a sud.

L’esecutivo guidato dal primo ministro Abiy Ahmed ha anche comunicato di essere al lavoro per ristabilire i servizi essenziali, che nel Tigray sono sospesi da mesi, e di essere in contatto con le agenzie umanitarie per permettere l’accesso agli aiuti nella regione.

Addis Abeba ha sottolineato di vedere i negoziati come un’occasione per “risolvere pacificamente il conflitto” e “consolidare il miglioramento della situazione sul campo”.

Le priorità della controparte, l’esecutivo guidato dal Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf), sono “l’immediata cessazione delle ostilità, l’accesso umanitario senza restrizioni e il ritiro delle truppe eritree”, stando a quanto riportato su Twitter uno dei portavoce della formazione, Kindeya Gebrehiwot.

La crisi umanitaria provocata dal conflitto in Tigray, cominciato il 4 novembre 2020, è ritenuta estremamente grave, come sottolineato anche in recenti appelli alla pace da Papa Francesco e dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.