Due zone bellissime, segnate da due piaghe: l’eutrofizzazione[1] per il Lago d’Iseo e la cementificazione e consumo di suolo per la Franciacorta.

A morire sono il Lago d’Iseo, la sua flora e la sua fauna perché sotto i 100 metri non c’è ossigeno. Questo vuol dire che circa 3,2 miliardi di metri cubi di acqua sono senza ossigeno e che quindi la fascia disponibile per la deposizione delle uova e per l’esistenza di pesci come le trote e i coregoni è notevolmente ristretta. A spiegarlo è stato il professor Marco Pilotti, titolare della cattedra di idraulica al Dipartimento di Ingegneria all’Università degli Studi di Brescia ed esperto del Sebino, in un’interessante serata a Lovere organizzata dal Museo Civico di Scienze Naturali.

Nel Lago d’Iseo si sono bloccati i meccanismi di circolazione profonda, a causa non solo del cambiamento climatico, ma anche della Val Camonica, che tramite il fiume Oglio immette circa 110 tonnellate di fosforo l’anno, senza contare lo scarico dei reflui nel lago. Insomma, un disastro ecologico che ne mette a repentaglio la salute e la salvaguardia. Nel corso degli anni il Lago d’Iseo ha subito un drammatico deterioramento della qualità delle sue acque, con una transizione da uno stato oligotrofico all’attuale condizione di eutrofizzazione. Uno degli effetti è che il contenuto di ossigeno delle acque profonde è diminuito da 9 mg/l (nel 1967) a zero, con conseguente morte biologica sotto ai 100 metri di profondità. Insomma, urge correre ai ripari e a farlo deve essere la Valcamonica.

Nel mentre, la “piccola Francia”, come si presume l’abbia battezzata Carlo Magno nel 774, viene continuamente divorata dalla cementificazione e dalla speculazione edilizia. Insieme all’hinterland, è al top per consumo di suolo nella Provincia di Brescia.

«Nel Bresciano lo scorso anno sono “spariti” due metri quadrati di terreno agricolo al secondo>> denuncia il Circolo Legambiente Franciacorta. I Comuni si sono “mangiati” altri 307 ettari di campagna e ambiente naturale, 93 in più rispetto al 2020. Brescia è maglia nera a livello nazionale, peggio di Roma e Napoli. Un fenomeno inaccettabile per una provincia già stressata dall’inquinamento».

Analizzando i dati, Legambiente Franciacorta ha stilato una classifica delle aree geografiche: «In Franciacorta, che dal 2017 ha adottato un Piano Territoriale Regionale d’Area che doveva armonizzare lo sviluppo di qualità del territorio privilegiando la rigenerazione urbana rispetto ad altro consumo di suolo, balza all’occhio che i peggiori in termini di suolo consumato nel tempo sono i soliti noti».

Ecco di seguito i dati del consumo di suolo dei vari Comuni: Ospitaletto 44,6%, Castegnato 38,3%, Capriolo 30,1%, Palazzolo 28,4%, Rodengo 27,9%, Rovato 27,3%, Paratico 27,2%, Cellatica 25,8%, Paderno 24,5%, Adro 23,8%, Cazzago 23,7%, Erbusco 23,1%, Coccaglio 22,8%, Passirano 21,2%, Corte Franca 20,9%, Cologne 20,1%, Gussago 18,6%, Provaglio d’Iseo 14,5%, Monticelli 13,2%, Ome 11,8% e Iseo 9,4%.

Come ha ricordato il Presidente del Circolo Legambiente Silvio Parzanini: «Da anni a consumare più suolo sono sempre gli stessi Comuni che autorizzano centri logistici e commerciali, zone industriali e nuove case. Intanto la legge regionale sulla rigenerazione urbana non decolla perché troppi enti locali non rinunciano agli oneri di urbanizzazione. Continuando di questo passo, si mettono a rischio l’ambiente, la salute e anche la capacità di produzione alimentare aggiuntiva, visto che le aree agricole perse in Italia dal 2012, se coltivate, avrebbero garantito oltre quattro milioni di quintali di prodotti agricoli in più».

[1] L’eutrofizzazione è un processo degenerativo delle acque indotto da eccessivi apporti di sostanze ad effetto fertilizzante (azoto, fosforo e altre sostanze fitostimolanti) trasportate in mare dai fiumi e dagli insediamenti costieri.