Cresce il numero dei morti in Iran per la dura repressione contro le rivolte popolari in seguito al caso di Mahsa Amini. Secondo i media ufficiali iraniani sarebbero 35 le vittime di questa prima settimana di manifestazioni, tra le quali 5 poliziotti.

Non sono servite ad attenuare la rivolta le misure per bloccare Internet. Anche ieri, gli studenti delle università hanno formato cortei nei campus per chiedere libertà e fine della dittatura. In tutti i quartieri della capitale sono state organizzate iniziative notturne contro l’obbligatorietà del chador e contro l’oppressione della polizia religiosa.

In un video diffuso nei social, un poliziotto che ha dato uno schiaffo ad una donna con i capelli scoperti è stato affrontato dalla folla a suon di calci e pugni. Il capo della polizia ha respinto per l’ennesima volta le accuse per la morte in carcere della 22enne curda e ha minacciato che non saranno tollerate manifestazioni.

Lo stesso presidente Raissi, al suo arrivo dall’ONU, è tornato sulla questione, sostenendo che “i nemici del popolo riceveranno la lezione che meritano”. Gli arresti compiuti ieri in tutto il paese sono state 1200 con l’accusa di “azioni violente e danneggiamento di proprietà pubbliche e private”. Sono in programma altre manifestazioni pro regime, come quella organizzata venerdì dopo la preghiera collettiva.