In concomitanza con la Giornata mondiale della libertà di stampa, il primo ministro Dr Lotay Tshering ha dichiarato che “nessun giornalista in Bhutan è stato vittima di attacchi violenti. Nessuno ha mai affrontato situazioni pericolose per la vita durante il proprio dovere. Tuttavia, la pratica del giornalismo nel paese presenta una serie di sfide e ostacoli”.

Secondo Reporter senza frontiere (RSF) il Bhutan si è classificato al 33° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa quest’anno, un vero salto rispetto alla posizione 65° dello scorso anno. Anche se il rapporto indica una grandissimo miglioramento, i giornalisti del paese affermano che il passo in avanti è dovuto più a ciò che è accaduto e accade negli altri paesi, piuttosto che ai progressi del Bhutan. Lo stesso scetticismo è apparso evidente ai tantissimi cittadini che in questi giorni hanno commentato la notizia ed espresso la loro opinione, soprattutto in riferimento ad eventi molto recenti che hanno messo fortemente in discussione la libertà di stampa nel paese.

Il più grande ostacolo che molti giornalisti bhutanesi devono affrontare oggi è il ridotto accesso alle informazioni, secondo Rinzin Wangchuk, giornalista e presidente dell’Associazione dei giornalisti del Bhutan (JAB), che ha affermato che il Bhutan è uno dei luoghi più sicuri al mondo per praticare giornalismo, ma che “la nostra situazione è problematica perché c’è un alto tasso di autocensura ed è molto difficile ottenere informazioni, soprattutto dai dipendenti pubblici”. Nuove clausole e regolamenti hanno vietato ai funzionari pubblici di parlare con i giornalisti, negando ai media e alle persone il diritto fondamentale all’informazione.

L’attuale pratica che richiede un portavoce dei media nelle agenzie consente la pubblicazione solo di informazioni “pronte” e corrette, che non creano problemi. “I giornalisti dovrebbero avere accesso a informazioni disinibite e senza censure. La costruzione della nazione è una responsabilità collettiva e i giornalisti svolgono un ruolo importante”. Usare le informazioni con responsabilità, in modo professionale e imparziale è fondamentale per informare il pubblico.

https://kuenselonline.com/pm-journalists-should-have-full-and-uncensored-access-to-information/

I funzionari del governo bhutanese hanno emanato delle leggi che limitano ciò che può essere condiviso sui social media. Sebbene la costituzione in Bhutan garantisca la libertà di parola, ai funzionari pubblici come i giornalisti è stato storicamente negato questo diritto a causa di una legge che afferma: “un funzionario pubblico non deve criticare la sua agenzia e il governo reale”, queste limitazioni compromettono chiaramente la libertà di stampa e violano la costituzione bhutanese.

Sulla pagina web di Reporters senza frontiere si può leggere la scheda completa sul Bhutan. Come viene riportato, il principale quotidiano bhutanese, Kuensel, pubblicato sia in inglese che in Dzongkha, è di proprietà del governo. L’inizio della transizione del Bhutan verso la democrazia a metà degli anni 2000 è stato accompagnato dall’emergere di pubblicazioni di proprietà privata come The Bhutan Times e Bhutan Observer. Inoltre, l’espansione di internet in scala sempre maggiore ha portato alla diffusione di informazioni che circolano su blog e social media.

I cinque membri dell’Infocomm e autorità dei media bhutanesi sono nominati direttamente dal governo, questo rappresenta una grave minaccia per l’indipendenza dei media. “La burocrazia reale perpetua una cultura del segreto e della sfiducia nei confronti della stampa”. Recentemente ci sono state delle cause per diffamazione e una legge sulla sicurezza nazionale che penalizza ogni tentativo di creare “incomprensioni o ostilità tra governo e popolo”, questo ha agito da freno alla libertà giornalistica. Qualche anno fa, ad esempio, il governo è stato accusato di aver ridotto gli annunci pubblicati su The Bhutanese, un settimanale, come rappresaglia per un articolo che elencava casi di corruzione. Il taglio è stato visto come un avvertimento per tutti i media.

“Il livello di autocensura è uno dei problemi principali nella terra della “felicità nazionale lorda”. Molti giornalisti evitano di occuparsi di questioni delicate per paura di sembrare una sfida all’ordine sociale. I media fanno raramente riferimento alla situazione dei Lhotshampa, la minoranza nepalese nel sud del paese vittima di disuguaglianze sociali”, riporta Reporters senza frontiere. https://rsf.org/en/country/bhutan

I giornalisti i cui reportage investigativi o articoli di opinione causano fastidio possono essere soggetti a campagne di molestie online avviate da attivisti politici che combinano disinformazione e diffamazioni con attacchi personali e talvolta razzisti.

“Se questa pandemia è un indicatore di successo per il diritto all’informazione, questo governo ha fallito. Le conferenze stampa si sono notevolmente ridotte e i media stanno lottando per ottenere opinioni dalle autorità”. Questa è una dichiarazione di pochi mesi fa, durante il duro lockdown a cui è stato sottoposto il paese per circa tre mesi, in cui si riflette sul fatto che se tutti sono costretti a fare affidamento solo sulle pagine social media ufficiali per qualsiasi tipo di informazione significa che i cittadini devono far affidamento solo su ciò che dicono il ministero della Salute e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In questo modo i media non sono altro che la macchina di propaganda del governo.

Lo scorso 15 marzo 2022 il Consiglio Media del Bhutan – del governo reale, ha pubblicato una notifica pubblica riguardo i post virali nelle piattaforme di social media che fanno dichiarazioni comuni e razziste. “Il Consiglio dei media del Bhutan chiede agli utenti dei social media di astenersi dal pubblicare/condividere/imitare contenuti che possano incitare a conflitti religiosi, etnici, regionali o comunitari. Tieni presente che potresti essere legalmente responsabile per ciò che pubblichi e condividi in un forum pubblico (pagine di social media, gruppi e forum). L’articolo 7, sezione 22 della Costituzione del Regno del Bhutan afferma: “Nonostante i diritti conferiti da questa costituzione, nulla in questo articolo impedisce allo stato di sottoporre ragionevoli restrizioni per legge, quando si tratta di: istigazione a un reato su motivi di razza, sesso, lingua, religione o regione, che sono illegali”. Invitando i cittadini a segnalare contenuti non consoni su una email dedicata del governo.

Nelle scorse settimane l’Associazione dei giornalisti del Bhutan (Jab) ha fatto un comunicato stampa per condannare la pensione obbligatoria di due forestali per aver parlato ai media, definendo l’atto il più antidemocratico avvenuto negli ultimi tempi. Questo atto insieme alla notifica del Ministero dello scorso 5 aprile 2022 che richiamava i dipendenti pubblici a non parlare ai media, sta rapidamente e spaventosamente confermando i timori sul servizio pubblico.

La costituzione del Bhutan garantisce la libertà di espressione; l’articolo 7.2 recita: Un cittadino bhutanese ha diritto alla libertà di parola, opinione ed espressione. L’articolo 7.5 recita: Ci deve essere libertà di stampa, radio e televisione e altre forme di diffusione delle informazioni, anche elettroniche. Ma una legge minore recita: Un funzionario NON DEVE: 1. Criticare pubblicamente le politiche, i programmi e le azioni del governo reale e della sua stessa Agenzia.

“I dipendenti pubblici vengono censurati contro la loro volontà e si crea attivamente un ambiente di paura. La continua incapacità del governo di comprendere il significato della democrazia e dei media sta erodendo la trasparenza e l’accesso all’informazione, entrambi vitali per una democrazia vivace” – dichiarazione dell’Associazione dei giornalisti del Bhutan che invita il Ministero a riconsiderare la decisione che riguarda i due forestali mandati in pensione obbligatoria per le loro dichiarazioni e che invita il governo e il paese ad attuare, salvaguardare e rispettare il diritto all’informazione.