Keren Assaf e Jonathan Hempel , ebrei israeliani, sono attivisti antimilitaristi e direttori di un database sull’esportazione militare e la sicurezza israeliana.
L’agenzia ANBAMED informa della pubblicazione sulla rivista “MondoWeiss” di una loro riflessione sul ruolo di Israele nel mercato mondiale delle armi. Ne segnaliamo alcuni passaggi .
” Si è tenuta a Tel Aviv la mostra annuale sull’esportazione di armi e sicurezza israeliane (ISDEF2022).

Società di sicurezza israeliane come Elbit, Masada, Anyvision, IWI, Maspenot e altre hanno partecipato alla mostra presentando attrezzature militari, armi, nonché tecnologie informatiche e di polizia. L’ISDEF2022 è stato un festival internazionale delle esportazioni di armi israeliane, a cui hanno partecipato delegazioni ufficiali di tutto il mondo, come Ghana, Kenya, Zambia, Uganda, Filippine, Grecia, Marocco, Kosovo, Bosnia, Bahrain, Liberia, Nigeria, Corea del Sud, paesi europei e nordamericani e altri ancora.
Questo elenco di paesi include quelli che, secondo i rapporti di Amnesty International e Human Rights Watch, hanno costantemente commesso violazioni dei diritti umani.
Era presente anche una delegazione della Bielorussia, che sta attualmente partecipando alla guerra contro l’Ucraina.
Israele è l’8° esportatore di armi al mondo, ma rispetto alla dimensione della sua popolazione occupa il primo posto; ha relazioni militari estese e di lunga data con circa 130 paesi che hanno investito nell’industria militare israeliana negli ultimi decenni attraverso l’importazione, l’esportazione, l’addestramento e altri mezzi.
Alcuni di questi paesi, come il Myanmar e il Sud Sudan, sono soggetti a embargo sulle armi da parte di numerosi paesi occidentali, a causa delle gravi violazioni dei diritti umani e dei crimini contro l’umanità che stanno commettendo.
Poiché le leggi israeliane sull’esportazione di armi non pongono alcuna limitazione alle vendite in caso di violazione dei diritti umani, le società israeliane possono esportare legalmente armi e tecnologie informatiche in tali paesi.
Come ebrei israeliani, crediamo che tale critica al regime israeliano sia cruciale per consentire agli israeliani di lottare verso una presenza decolonizzata nella regione, che non sia basata sulla superiorità e sull’espansione violenta, ma piuttosto su uno stato democratico per tutti i suoi cittadini.
La nostra richiesta che Israele (e altri stati) limitino i loro investimenti nell’industria militare e destinino i loro bilanci alla salute, al benessere, alle comunità emarginate e alla vera sicurezza e giustizia – tutto questo è parte integrante della nostra opposizione al modello coloniale militarizzato.
La comunità internazionale deve ritenere Israele responsabile delle sue violazioni dei diritti umani, sia come occupante che come esportatore predominante di armi.”