Questo inizio settimana a Palermo si sono registrati due appuntamenti significativi che hanno visto protagonisti due personalità politiche resistenti, diversamente colpite dalle politiche repressive adottate nel sistema di potere vigente nel cd. “Occidente Libero” (definizione oggi – in tempo di guerra armata che ha fatto prepotentemente ritorno nel vecchio continente – assai in voga nella comunicazione mainstream).

Iniziative programmate di cui abbiamo già dato notizia – fra le altre – nell’ultimo numero della nostra rubrica 93#PalermoỊƞMovimento.  Si tratta – in prima battuta – del presidio svoltosi lunedì nella piazza del Teatro Massimo, indetto dall’AssembleaNoGuerra cittadina in favore di Julian Assange, il quale rischia – se verrà concessa l’estradizione richiesta al Regno Unito dagli USA – una pena fino a centosettantacinque anni di carcere; e – in seconda battuta – dell’incontro di martedì con Eddi Marcucci, organizzato da NUdM-Pa (al circolo-ARCI “Tavola Tonda” ai Cantieri culturali della Zisa), in occasione della presentazione del suo libro, Rabbia proteggimi (Rizzoli). Ricordiamo brevemente la vicenda della nostra “sorvegliata speciale”: al ritorno in Italia dal Rojava, dopo aver sostenuto la causa curda contro l’ISIS, verrà sottoposta a limitazione della libertà e dei diritti civili senza avere avuto formulato a suo carico accuse specifiche, ma solo in base a “premonizioni politiche”, perché considerata “socialmente pericolosa”, così come ebbe a rilevare lo scrittore e ricercatore  Davide Grasso.

Nel caso del fondatore della piattaforma WikiLeaks (il sito dove sono stati rivelati «i retroscena delle ‘guerre umanitarie’ degli USA in Afghanistan, Iraq, Medio Oriente, Africa, America Latina, Europa orientale»), secondo la tesi dell’AssembleaNoGuerra di Palermo (ANG-Pa), bisogna sostenere con forza la liberazione di Assange, scagionandolo contestualmente da ogni accusa. Ciò equivale  affermare de facto la difesa del principio fondamentale sulla libertà di stampa, istituto previsto e tutelato dal Costituzionalismo contemporaneo (inclusa la Carta statunitense), ma soprattutto sancito dall’art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. L’AssembleaNoGuerra palermitana ravvisa il pericolo di un imbarbarimento globalizzato, quindi anche nel nostro ordinamento giuridico: «Se il giornalismo indipendente – scrive – viene perseguito, anche da noi rischiamo di veder affossato l’articolo 21 della Costituzione e potremmo essere impossibilitati a reperire notizie affidabili, senza capire ciò che accade nel nostro Paese e nel Mondo intero».

In difesa della libertà di stampa la Redazione locale di Pressenza, avendo sostenuto l’azione dell’ANG-Pa anche nel corso della precedente iniziativa pro-Assange, tenutasi innanzi alla sede Rai siciliana di viale Strasburgo, esprime il proprio rammarico per la manifesta indifferenza mostrata dall’ente pubblicistico dell’informazione, facendo cadere una coltre di silenzio sulla pacifica contestazione dimostrativa e in primo luogo sulla storia-Assange.

Passando da repressione in repressione, diciamo che molto interessante è stato anche l’appuntamento di martedì ai Cantieri Culturali. Maria Edgarda Marcucci – ovvero Eddi, cosi come conosciuta dal movimento antagonista – non ha parlato soltanto del libro che ha scritto (e non del “sua” storia, come ha tenuto precisare), ma della narrazione di quelle comunità sociali in lotta che –  dalla Val Susa al Rojava –  hanno segnato più che embrioni di processi possibili di trasformazione verso un  altro mondo, più giusto ed umano di quello propinatoci dal modello di società capitalistica dominate.

Eddi ci ha raccontato quell’esperimento eccezionale, vissuto ed agito in prima persona, che è il confederalismo democratico dei popoli mesopotamici, che in Abdullah Ocalan (altra figura di cui bisogna chiedere l’immediato rilascio dalle prigioni turche) ha trovato un interprete straordinario, partendo dall’assunto secondo cui, sintetizzando, non potrà esserci libertà ed uguaglianza se non si parte dall’autodeterminazione e liberazione delle donne dal patriarcato universalmente imperante. Questo esperimento, radicatosi nel vasto territorio del Kurdistan, non coinvolge soltanto l’etnia curda, non c’è alcun rapporto identitario ed esclusivo col territorio; le moltitudini che vi risiedono hanno tutte quante il diritto di condividere in pace le ricchezze comuni offerte da quelle terre, valorizzando l’uso in comune della cooperazione sociale nel quadro di una comunità confederata che riconosca ogni singolarità oltre ogni etnia tradizionale di appartenenza. Questo disegno si prova a realizzarlo giorno per giorno, no in un villaggio sperduto di qualche centinaio di anime, ma in un contesto geografico che interessa la partecipazione – come ha valuto sottolineare Eddi – di ben cinque milioni di persone.

Su diversa scala, molte di queste pratiche comunitarie in Italia sono stare messe in atto dal Movimento NoTav, sulla cui testa – come hanno sostenuto giuristi ed associazioni garantiste dello stato di diritto – continua ad abbattersi  la mannaia della repressione. Non a caso, nel corso dell’incontro con Eddi, una rappresentante dell’UdiPalermo è intervenuta per ricordare il ponte di solidarietà costituitosi con “Le Mamme in piazza per la Libertà del Dissenso” che si sono battute per la scarcerazione di Dana Lauriola, Nicoletta Dosio e le altre attiviste\i della valle: “è necessario promuovere un vasto movimento nel paese che possa fermare questa deriva liberticida in difesa della libertà di dissenso”. A tal proposito sono stati ricordati gli ultimi arresti di giovani torinesi, pare lasciati in carcere senza poter veder né i propri legali né tanto più i familiari.

 

 

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