Avevamo già parlato del tour italiano del regista turco curdo Veysi Altay, con appuntamenti a Napoli, Salerno, Cagliari, Forlì, Faenza, Trieste e Bologna, a cui si è aggiunto un viaggio tra Berlino, Istanbul e Buenos Aires. Nel sito del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, che lo ha invitato, si trova ora un’intervista in cui Altay raccoglie le sue sensazioni e impressioni sull’intensa visita italiana e sottolinea l’importanza del contributo che il cinema per i diritti umani può dare alla causa del popolo curdo.

CINQUE DOMANDE A VEYSİ ALTAY

Il cinema dei diritti umani può aiutare gli attivisti che difendono la causa del popolo curdo?

Il cinema per i diritti umani aiuterà le opere, le storie e le resistenze del popolo curdo, di coloro che sono oppressi, ignorati, emarginati, aggrediti sessualmente, a farsi conoscere e rendere popolari queste storie. È la voce di coloro che, nel cinema e nell’arte, lottano contro le violazioni dei diritti umani. Il cinema per i diritti umani può dare importanti contributi al mondo, in particolare i film girati da registi curdi il cui cinema è nuovo, che stanno cercando di animare un cinema di lotta e resistenza.

Al termine di questo viaggio in Italia, hai la sensazione che ci sia un interesse per la sorte del suo popolo, anche se in questi giorni l’attenzione generale è stata rivolta alla guerra in Ucraina? Ti aspettavi più attenzione da parte del pubblico?

Il programma che abbiamo svolto in Italia, anche se la guerra russo-ucraina è all’ordine del giorno, credo che abbia ricevuto un consenso più caloroso e più forte di quanto mi aspettassi. Sia l’interesse delle persone che le domande del pubblico nelle discussioni dopo il film, l’approfondimento degli argomenti e i loro commenti sui film sono stati determinanti per dare intensità all’intero programma. Naturalmente l’interesse si è concretizzato grazie al lavoro di buoni amici di Salerno, Napoli, Cagliari, Forlì, Faenza, Trieste e Bologna, che hanno lavorato bene e organizzato il programma. Mi ritengo molto soddisfatto. Spero che anche le persone che hanno contribuito al programma siano state soddisfatte di me, di quello che ho detto e dei film che abbiamo proiettato.

Può esserci un posto per il cinema curdo in Italia?

L’Italia ha avuto registi che, in passato, hanno resistito al fascismo. Sto parlando del Movimento del Neorealismo Italiano. È uno dei movimenti cinematografici esemplari nel mondo. In un Paese dove forti registi e sceneggiatori come Federico Fellini, Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Pietro Germi e Cesare Zavattini hanno difeso il cinema rivoluzionario contro i rigurgiti mussoliniani tra il 1944 e il 1952, è essenziale che il popolo curdo proponga qui il suo cinema. Il cinema curdo sta cercando di costruire un cinema di resistenza che segua da vicino il movimento del neorealismo italiano e il cinema rivoluzionario nel mondo, e lo prenda come esempio. Per questo motivo è importante ottenere un forte interesse e una buona rilevanza in Italia. Credo che il pubblico italiano abbraccerà il cinema curdo con spirito di resistenza.

Come valuti la missione della Rete del Caffè Sospeso a sostegno della causa degli intellettuali perseguitati? Ha un riscontro concreto? C’è ancora qualcosa che si può fare?

Reputo la missione del Caffè Sospeso un lavoro molto utile e solidale. Un compito ben congegnato con spirito di solidarietà. Questo lavoro dovrebbe essere continuato con tutti gli intellettuali e artisti che stanno subendo restrizioni di libertà dai governi di tutto il mondo. Dobbiamo continuare a crescere e svilupparci in solidarietà con artisti di altri Paesi. In Italia si possono organizzare festival congiunti con quelli curdi. Si può fare sodalizio con i festival cinematografici curdi che si tengono in Kurdistan e in Europa. Una selezione di film curdi può essere inserita in festival cinematografici che si tengono in Italia. La distribuzione e il supporto tecnico possono essere forniti ai documentari curdi. E così via…

Qual è il souvenir più importante che porterai con te quando lascerai l’Italia?

Alcune amicizie molto, molto preziose. Grandi speranze che non siamo soli nella nostra lotta contro il razzismo, il monismo, il sessismo, il nazionalismo e il fascismo. È un’incredibile motivazione per il mio futuro lavoro il fatto che i documentari che giro vengono guardati con interesse in altri Paesi e tocchino i sentimenti di tante persone…