Chiaravalle, alle porte di Milano, una magnifica abbazia, a fianco un vecchio borgo e una storica sede dell’Arci, l’Arci Pessina. Il contesto aiuta a creare un clima che scalda malgrado il gran freddo. Un ottimo pranzo per entrare nel clima della lotta No Tav, quella che sempre ha visto in momenti di condivisione, di pranzi e cene sociali, la premessa per poi raccontare con calma, a stomaco pieno.

Il buon Andrea, che spesso abbiamo incontrato in valle, e Daniela, della nostra redazione, introducono l’incontro: prima di tutto un importante collegamento con Roberto che da Bussoleno racconta come stanno in valle. Descrive il botta e risposta continuo tra il movimento e le cosiddette forze dell’ordine, i cantieri aperti, recintati, difesi con grande dispiego di forze e l’assenza di lavori. Gli incendi che avvengono nella notte alle semplici strutture imbastite dai No Tav, ma soprattutto la coscienza che il Covid e ora la guerra hanno fatto emergere ancora di più quali siano gli interessi, le volontà di silenziare il dissenso, di militarizzare. In valle ci sono abituati, resistono.

Ma poi arrivano le parole di tre donne, in carne ed ossa stavolta, arrivate da Torino: sono le “Mamme in piazza per la libertà del dissenso”. Parlano una alla volta, la loro voce è collettiva, non hanno portavoce, si sono scoperte da poco oratrici: sono madri che negli ultimi anni hanno visto i loro figli e figlie sempre più messi nell’angolo e a un certo punto hanno detto: “Basta! Adesso diciamo noi qualcosa! Cosa avranno fatto i nostri figli di così grave?” Si sono unite, organizzate, hanno cominciato a scrivere, a parlare, uscendo da quelle case dove la Digos era entrata, magari alle 6 di mattina, per svuotare armadi e cassetti senza trovare nulla, al massimo qualche bengala. Si sono fatte forza, coi loro figli magari sorpresi per questa incursione delle loro mamme, ma fieri probabilmente gli uni delle altre, coscienti sempre più che il meccanismo che li demonizzava faceva parte di una campagna alla quale bisognava rispondere. E allora ecco le mamme che volantinano, intervengono dal palco del 25 aprile, scrivono lettere, raccolgono fondi e da un po’ di tempo vanno regolarmente sotto al carcere de Le Vallette per sostenere chi è dentro.

 

Hanno visto le varie sfaccettature della repressione a Torino, verso chi si occupa di sfratti, sgomberi, diritto alla casa o allo studio. E poi una mamma che racconta come suo figlio, andato a sostenere la lotta dei curdi e delle curde in Rojava, senza mai aver toccato un’arma si sia ritrovato  preposto per la sorveglianza speciale.

Si sono collegate ad altre mamme, a partire da Haidi Giuliani, alle mamme di Roma, a quelle No Muos, sono intervenute al ventennale del G8 di Genova. Vanno raccontando la loro storia. Lo hanno fatto tante volte a Torino (e lo abbiamo raccontato diverse volte su Pressenza).

Per concludere l’intenso pomeriggio lo spettacolo “Controcanto in un tempo ostile”, monologo teatrale per Sole e Baleno, con Oscar Agostoni. Una dettagliata e toccante ricostruzione della storia dei due giovani accusati di alcuni attentati avvenuti in Piemonte a metà degli anni ’90 e incarcerati. Entrambi si uccisero, vittime di una formidabile montatura e gogna mediatica.

Lo spettacolo sarà sabato 9 aprile a Bussoleno, mentre dalla valle chiamano tutti e tutte coloro che possono a manifestare ancora una volta in Val Susa il prossimo 16 aprile. Ci aspettano, come sempre.