Ieri l’”inutile strage” della prima guerra mondiale, oggi la crisi in Ucraina.

Il grido di Benedetto XV rimase inascoltato un secolo fa, sottolinea con amarezza Papa Francesco.

Come lo fu quello di San Giovanni Paolo II per “scongiurare il conflitto in Iraq”.
In questo momento, evidenzia Jorge Mario Bergoglio, ci sono tante guerre dappertutto.
Ma questo appello papale e degli uomini e donne di buona volontà resta “inascoltato”.
Sembra che “il premio più grande per la pace si dovrebbe dare alle guerre: una contraddizione”.

Aggiunge Francesco: “Siamo attaccati alle guerre. E questo è tragico. L’umanità si vanta di andare avanti nella scienza, nel pensiero, tante cose belle. Ma va indietro nel tessere la pace. E’ campione di fare la guerra. E questo ci fa vergognare tutti. Dobbiamo pregare e chiedere perdono per questo atteggiamento“.

La crisi ucraina è tanto più dolorosa perché riguarda due popoli cristiani. Papa Francesco lo ha ribadito ieri all’Angelus.

Poche ore dopo a fargli da eco sono state le campane delle chiese di Napoli. Ieri pomeriggio hanno suonato all’unisono alle 17 per l’incontro ecumenico nella cattedrale del capoluogo partenopeo.

“In preghiera per l’Ucraina“. Su questo tema i vescovi ausiliari della diocesi di Napoli hanno chiamato a raccolta i fedeli, mentre in duomo si teneva l’incontro ecumenico di preghiera “per chiedere a Dio il dono della pace in Ucraina”. Poi come segno comune i parroci hanno suonato le campane alle cinque pomeridiane.

Francesco ricorda la denuncia che un secolo fa il suo predecessore aveva fatto “sull’inciviltà della guerra quale ‘inutile strage’”. Jorge Mario Bergoglio sperava che “non fosse necessario ripetere parole simili a quelle pronunciate dai Papi nel terzo millennio”. Invece la tragica lezione della storia sembra essere caduta nel vuoto.

“Abbiamo assistito alle stragi dei conflitti in Medio Oriente, in Siria e Iraq. A quelle nella regione etiopica del Tigrai. E venti minacciosi soffiano ancora nelle steppe dell’Europa Orientale. Accendendo le micce e i fuochi delle armi. E lasciando gelidi i cuori dei poveri e degli innocenti. Questi non contano. E continua il dramma del Libano”. (Agenzia Interris)