Nelle ultime settimane, nelle piazze italiane gli studenti di diverse scuole, da Milano a Torino e Genova, da Roma a Napoli e Palermo, sono in agitazione contro il modello della Buona Scuola, contro ‘l’alternanza scuola-lavoro’ e, più in generale, contro il ‘modello’ ministeriale di ‘orientamento alla formazione e lavoro’. Gli studenti scendono in piazza anche per i propri compagni morti nelle attività di alternanza e per tutte le morti sul lavoro, non solo in ‘formazione’.

 “Non si può morire di scuola”, “Vogliamo un altro modello di scuola”, “Le nostre vite valgono più del vostro profitto”, “In questo sistema di sfruttamento nel peggiore dei casi si muore, nel migliore si è precari a vita”, questi sono alcuni dei messaggi sugli striscioni e cartelloni riportati in piazza dagli studenti, di nuovo, per la quarta volta, negli ultimi venerdì, per chiedere l’abolizione dei ‘Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento’.

Dalle agitazione di ottobre 2021, alle piazze e al coinvolgimento di questi ultimi giorni, la partecipazione è cresciuta, gli studenti si sono organizzati in assemblee, anche a livello nazionale, si sono ritrovati e hanno iniziato a condividere la loro lotta, dalle 50 scuole occupate a Roma, alle 40 nella provincia di Torino delle scorse settimane e altre, nelle diverse città italiane.

L’urlo corale da nord a sud è: «Contro la scuola dei padroni». Qualcuno nella piazza di Cosenza  di venerdì scorso, ha urlato dal megafono: “Contro la scuola dei padroni, perché gli istituti scolastici non possono essere feudi di singole figure che gestiscono le scuole come se fossero di loro proprietà”.

‘L’orientamento alla vita’, come il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi definisce i ‘Pcto’, dal canto degli studenti è proprio un indirizzo allo sfruttamento e alla violenza che caratterizzano il ‘contesto’ in cui ci si ritrova ad ‘operare’ quando si è messi ‘a lavoro’. A Napoli, alcuni studenti hanno manifestato colorandosi il corpo di rosso, a simboleggiare il sangue e la violenza del sistema formazione-lavoro entro cui sono costretti ad ‘orientarsi’; un sistema che uccide come nel caso dei due ragazzi  Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli.

In piazza e dalle occupazioni, questi giovani stanno urlando che non vogliono l’‘orientamento alla vita’ di cui parla il Ministro, ma, anzi, esprimono forte il loro rifiuto, portando avanti le ragioni di questa posizione. Dalla voce degli studenti, questi ‘percorsi’ rappresentano forme di addestramento e disciplinamento al lavoro gratuito e precario. Nei loro messaggi viene espresso come la formazione sia tenuta sotto scacco dal modello aziendale e, piuttosto, le piazze di questi giorni chiedono la possibilità di costruire “un’altra scuola”, in conflitto con questo ‘orientamento di vita’ di stampo ‘confindustriano’, in questo senso, la protesta degli studenti torinesi davanti la sede di Confindustria.