In occasione del primo anniversario dell’entrata in vigore del trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPAN) si è tenuto sabato 22 gennaio un presidio sotto il Comune di Torino.

Il presidio, organizzato dal coordinamento AGITE, ha visto la partecipazione dei rappresentanti di alcune delle realtà che fanno parte del coordinamento e l’intervento delle cariche istituzionali.

Il Presidente del Consiglio Comunale di Torino Maria Grazia Grippo ha ricordato l’audizione sul tema che si è tenuta venerdì scorso presso l’assemblea dei capigruppo e l’impegno preso in quel contesto di proporre in Consiglio Comunale una mozione per invitare l’Italia a partecipare come ospite alla riunione dei paesi firmatari del trattato che si terrà a Vienna a marzo di quest’anno e l’adesione del Comune di Torino alla campagna ICAN Save my city.

Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato regionale per i diritti umani e civili, conferma la disponibilità del comitato ad attivarsi sul tema anche a livello regionale, per rinnovare ed aggiornare la mozione già approvata nel giugno del 2017.

Seguono gli interventi di alcuni gruppi che fanno parte del comitato AGITE. In particolare, l’intervento di Giorgia Gambino dell’Associazione Nazionale Vittime Civili delle guerre, sottolinea un aspetto fondamentale di un eventuale conflitto nucleare: le conseguenti disastrose implicazioni umanitarie, indipendentemente dal teatro di un eventuale guerra. Questo nuovo punto di vista, ovvero la visione delle armi nucleari come problema umanitario in luogo di un problema strettamente bellico o strategico, ha consentito lo stesso processo di approvazione del trattato TPAN.

Il comitato AGITE riunisce più di 90 gruppi, cittadini, associazioni ed istituzioni che, benché diversissimi per storie e sensibilità, hanno fatto lo sforzo di convergere sul tema del supporto al trattato, tema che si lega alla stessa sopravvivenza dell’umanità; è infatti chiaro che esistono due pericoli mortali per il futuro della nostra specie: uno è appunto il pericolo di un escalation nucleare, l’altro il cambiamento climatico. Mentre quest’ultimo è diventato un tema sensibile per l’opinione pubblica mondiale, anche grazie al coraggioso attivismo di nuovi e vecchi movimenti ambientalisti, il pericolo nucleare è ancora pericolosamente sottostimato.

Sarebbe ingenuo credere che la ratifica del trattato da parte dell’Italia sia un percorso semplice: malgrado l’entusiasmo mostrato anche in questa occasione dalla politica locale, la ratifica del trattato implicherebbe pesanti conseguenze dal punto di vista internazionale e militare. Per ottemperare al trattato, l’Italia dovrebbe infatti restituire al mittente gli ordigni nucleari che la NATO schiera sul nostro territorio: da qui la necessità di continuare il lavoro di sensibilizzazione sul tema a tutti i livelli, perché solo una forte pressione popolare può rompere le dinamiche militari, industriali e strategiche che negli ultimi settant’anni ci hanno portato a questa situazione di estremo pericolo.

Approfondimenti

Video del presidio

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