Questa mattina si è tenuta nella sede del SIULP di Torino una conferenza stampa sulle criticità, secondo il sindacato di Polizia, inerenti al CPR Brunelleschi di Torino

Ha parlato Eugenio Bravo, segretario Segretario provinciale del SIULP.

Bravo ha dichiarato che i moltissimi tentati suicidi avvenuti all’interno del CPR torinese, sono un escamotage per poter essere rilasciati. Ha ricordato che a seguito della morte di Moussa Balde, che sono stati denunciati dalla Magistratura per sequestro di persona gli agenti che lo hanno posto in isolamento “in un’unità abitativa un alloggetto, un alloggio, accatastato come unità immobiliare“, e per omicidio colposo e sequestro di persona il direttore Sanitario e la persona alla Direzione del CPR. Moussa Balde è stato definito come persona con “problemi psichici particolari“.

Ha continuato dicendo che i colleghi hanno agito sulla base di disposizioni mediche, che hanno imposto il togliere la persona dall’area comune e tradurla nella struttura di isolamento, quindi, secondo gli operatori delle forze dell’ordine, è stato protetto.

Secondo il Segretario la preoccupazione che possa avvenire un altro suicidio all’interno della struttura e l’indagine giudiziaria, fa sì che le persone che lo hanno tentato, a fronte di una dichiarazione di reiterazione dell’atto suicidario, vengano rilasciate. Ha dichiarato che si tratta di atti dimostrativi ed emulativi allo scopo di essere rilasciati.

Ha spiegato che le persone che hanno tentato il suicidio vengono accompagnate in Pronto Soccorso, piantonate e riaccompagnate al CPR dopo le cure, a quel punto vengono sentite dal medico e, in seguito alla dichiarazione del persistere della volontà di togliersi la vita, vengono rilasciate.

Secondo gli operatori di Polizia attualmente sono presenti circa 50 persone all’interno del centro di cui circa 30 provenienti dalla libertà (su una capienza dichiarata di circa 77 posti), sebbene, secondo Bravo, siano tutte persone socialmente pericolose. Da luglio/agosto non ci sono trattenuti che provengano dalla navi quarantena.

Ha inoltre aggiunto che data la situazione il CPR non è operativo secondo gli standard del sindacato: “la funzionalità dl CPR è fortemente compromessa“, occorre pensare ad “un modo alternativo“, Ha poi dichiarato che dovrebbe essere presente un CPR in ogni regione.

E’ stata sottolineata la difficoltà nel rimpatriare per motivi che sostanzialmente attengono alla mancanza di accordi bilaterali di rimpatrio con gli Stati d’origine e per problemi legati al Covid. Il Segretario ha posto come soluzioni l’identificazione in carcere dei detenuti con precedenti e l’obbligatorietà vaccinale per consentire la possibilità di rimpatri in Stati con restrizioni da Covid.

Ha inoltre argomentato a sostegno dell’identificazione in carcere, ovvero del rimpatrio da operare direttamente dall’istituto penale, adducendo la pericolosità di commistione tra soggetti socialmente pericolosi e semplicemente privi di un titolo di soggiorno valido.

Abbiamo posto al Segretario 3 domande:

Per i soggetti pericolosi rilasciati: vengono aperti fascicoli e fatte le comunicazioni al GIP?

Le persone pericolose sono comunque attenzionate. Non abbiamo un numero preciso delle persone socialmente pericolose rilasciate, non sono tantissime. Hanno il diritto di essere rimesse in libertà, ma sono, naturalmente, monitorate.

Lei ha parlato di piantonamenti in ospedale, ma risulta che la normativa non lo preveda:

Queste persone non sono libere di circolare, se una persona ha bisogno di andare in ospedale la si accompagna, la si piantona e la si riporta al CPR. Se non li piantonassimo non ne troveremmo più uno. A questo punto possiamo chiudere il CPR perché non ha più senso. Tutti dichiareranno che hanno problemi di salute, andranno in ospedale e da lì se ne andranno tutti quanti. Il problema è che il piantonamento vuol dire per noi impegnare una pattuglia. Oltre a tutto abbiamo 40 uomini: 20 del reparto mobile, 10 della Guardia di Finanza, e 10 dei Carabinieri impiegati nel CPR per la gestione del pronto intervento a tutela dell’ordine e sicurezza all’interno della struttura.

Ci risulta in altro CPR che quando succede qualcosa ed intervengono le forze dell’ordine all’interno della struttura, viene tutto chiuso, neanche il personale del CPR ha possibilità di visionare ciò che capita. La sala regia (dove ci sono i monitor delle telecamere di sorveglianza all’interno della struttura) non è accessibile al personale del CPR (Ente gestore). Inoltre non sussiste un registro degli eventi critici. Questo succede anche a Torino?

La sala regia è gestita dai militari, solo le forze dell’ordine possono visionare le telecamere, l’Ente gestore non ha accesso alla sala regia. Non è previsto un registro, noi comunque abbiamo delle statistiche degli eventi.