Oltre a subire le ripercussioni dell’estrazione di carbone a cielo aperto, gli shor soffrono anche l’impatto delle compagnie di estrazione dell’oro che espropriano le loro terre, inquinano l’ambiente e uccidono la flora e la fauna locali. Come se non bastasse, queste compagnie non generano proventi economici per i le comunità locali e non rispettano i processi di previa consulta. L’economia tradizionale degli shor, il loro stile di vita, la loro cultura e le loro abitudini alimentari sono in pericolo.

A cura di Anti-Discrimination Centre Memorial Brussels (ADC)*

Dibattiti indigeni, 30 novembre 2021. – Sono in funzione almeno otto miniere nei pressi dei villaggi shor sulle rive dei fiumi Magyza, Balyksu, Bolshoy Nazas, Zaslonka, Orton, Fedorovka e Bazas. Questi fiumi sono l’unica fonte di acqua potabile dei villaggi e delle economie tradizionali delle comunità locali, che vivono dell’allevamento del bestiame e della caccia di animali selvatici nella taiga siberiana. Le attività estrattive contaminano anche il pesce, un alimento insostituibile nella dieta degli shor, mentre gli animali selvatici che se ne nutrono di pesce sono migrati verso aree remote che i cacciatori non possono raggiungere.

Inclusi nella categoria dei Territori di Residenza e Attività Tradizionali delle Popolazioni Indigene, i villaggi degli shor devono essere protetti per legge dallo sfruttamento commerciale e dalla distruzione dell’ambiente naturale. Inoltre, le terre degli shor che si trovano nella regione russa della Chakassia sono incluse nei “territori ad uso naturale e tradizionale specialmente protetti”, in cui è vietata qualsiasi attività che minacci le risorse naturali. Tuttavia, nonostante queste terre siano tutelate dalla legge, negli ultimi cinque anni è aumentata l’estrazione dell’oro e la quantità di compagnie minerarie presenti nella zona.

Lago artificiale formatosi in seguito alle attività di estrazione dell’oro vicino al fiume Balyksu. Sullo sfondo, è possibile distinguere l’insediamento dei cercatori d’oro. Foto: Vyacheslav Krechetov

Inquinamento di fiumi, affluenti e corsi d’acqua

Dato che l’oro si estrae dai bacini superiori dei fiumi, i corsi d’acqua situati a valle sono i più colpiti. I residenti del Distretto di Askizsky denunciano che la compagnia Khakassia Gold-Mining Cooperative stia continuando a riversare acqua contaminata nel fiume Balyksu. Nel 2020 si scoprì infatti che l’acqua eccedeva di cinque volte la concentrazione massima consentita di sostanze contaminanti come ferro, rame, zinco e derivati del petrolio.

Nella regione di Kemerovo, la miniera d’oro Novy Bazas, il cui raggio di azione si estende per 32 chilometri, ha contaminato i fiumi Bazas e Orton, oltre che numerosi altri affluenti e corsi d’acqua che riforniscono i villaggi di Orton, Trekhrechye e Ilyinka, intaccando gravemente le risorse idriche e diverse specie di pesci. Durante la primavera e l’estate 2021, alcuni residenti di Trekhrechye ebbero un’intossicazione dopo aver mangiato del pesce. Le denunce presentate da questi ultimi al governo, agli organismi di vigilanza e alla procura vennero ignorate.

Il pericolo principale per i fiumi è la modificazione artificiale del loro corso. I minatori utilizzano questa tecnica per ottenere la maggior quantità di oro possibile durante il periodo di validità della licenza del terreno.

Cambiano artificialmente la direzione della corrente ed estraggono il materiale che si trova nel letto del fiume, senza tuttavia riportare il corso dell’acqua al suo stato precedente una volta cessata l’attività. Questo comporta una diminuzione della profondità dei fiumi e la contaminazione delle acque con manganese, mercurio e derivati del petrolio che si accumulano nelle aree interessate dall’estrazione mineraria.

Inoltre, cambiare la direzione del corso di un fiume provoca delle ostruzioni nel periodo del disgelo, il che comporta l’inondazione dei villaggi in primavera. Durante questo processo, il fondo si appiattisce e l’acqua inizia ad avere meno ossigeno, visto che quest’ultimo viene prodotto da cavità, rocce e altre formazioni naturali del letto. Quando arriva l’estate, la temperatura del fiume aumenta e un’alga verde-bluastra inizia a ricoprirlo danneggiando la flora e la fauna autoctone.

Le cave inondate occupano grandi estensioni di terreno a causa della rimozione della massa rocciosa. L’acqua circostante drena verso queste cave che sono più profonde del livello dei fiumi. Per questo motivo, hanno cominciato ad apparire numerosi laghi artificiali dove prima c’erano boschi e campi. In primavera, il livello dell’acqua di questi laghi aumenta, provocando inondazioni che danneggiano la flora e la fauna terrestri.

Un nuovo letto. La macchina di lavaggio riversa graniglia direttamente nel fiume. Foto: Vyacheslav Krechetov

Sfruttamento illegale, allevamento e fauna selvatica

Durante la fase di esplorazione, che precede quella dell’estrazione, viene intaccato anche un enorme numero di ecosistemi. Nel 2021 gli shor dei villaggi di Orton, Ilyinka, Uchas e Trekhrechye situati nella regione di Kemerovo hanno dovuto far fronte a esplorazioni geologiche illegali realizzate da Novy Bazas, che hanno ridotto la superficie di terreno coltivabile e contaminato l’area con materiali da costruzione. Altre simili violazioni delle leggi ambientali si sono registrate anche nel Distretto di Askizsky, dove le aree utilizzate per il pascolo del bestiame e la raccolta di fieno, bacche e funghi hanno subito le conseguenze negative delle attività condotte dalla Khakassia Gold-Mining Cooperative.

L’industria estrattiva compromette anche la fauna della Siberia: specie animali come il francolino di monte, il gallo cedrone, l’alce e lo zibellino sono quasi completamente scomparse dalle aree boscose che circondano i villaggi shor. Numerose miniere sono ubicate lungo le rotte migratorie di animali ungulati come cervi e alci. Durante le migrazioni di primavera e autunno, il rumore proveniente dalle miniere e l’alterazione della fisionomia ambientale generano stress negli animali e li obbligano a cercare nuove aree in cui vivere. I pesci non possono riprodursi dove si estrae l’oro.

Secondo le leggi della protezione ambientale, le compagnie di estrazione dell’oro sono responsabili del risanamento delle terre interessate dall’attività estrattiva. Tuttavia, malgrado le promesse fatte dalle società minerarie, quest’obbligo non è quasi mai rispettato. Nonostante gli abitanti della zona abbiano sporto varie denunce ed esistano evidenti prove di inquinamento ambientale, non sono mai state revocate o sospese le licenze delle industrie che operano nelle vicinanze dei villaggi shor.

I pascoli ancestrali degli abitanti di Ilyinka sono stati distrutti dalla compagnia mineraria Novy Bazas. Foto: Vyacheslav Krechetov

Licenze concesse senza controllo e decisioni prese senza consenso previo

La comunità shor è stata quasi completamente esclusa dal processo decisionale quando si tratta di stabilire se concedere o no una licenza di estrazione su un territorio in cui si svolgono delle attività tradizionali. Per esempio, gli abitanti del villaggio shor di Neozhidanny vennero a sapere che le loro terre erano state concesse a cooperative minerarie solo quando i macchinari di estrazione furono posizionati nei pressi del loro villaggio e iniziarono le attività industriali e di sbancamento.

Anche le terre agricole di vari membri della comunità sono state distrutte. Inoltre, l’unico sentiero dal villaggio verso il cimitero e le aree di caccia e di raccolta nel bosco è stato bloccato da un posto di controllo che può essere attraversato solo dagli operai delle miniere. Nonostante le autorità sostengano che si sia svolta una pubblica udienza alla presenza degli shor locali, i villaggi assicurano che nessuno dei loro membri abbia partecipato o sia venuto a conoscenza di suddetta attività.

Un’altra situazione in cui non sono stati rispettati i principi del comune accordo si è verificata nei villaggi shor situati nell’Oblast di Kemerovo, a Orton, Trekhrechye, Uchas, e Ilyinka. Negli ultimi anni, sono state concesse almeno tre licenze per la creazione di miniere nelle vicinanze dei villaggi shor senza che fosse indetta alcuna udienza pubblica. La mancanza di consulta previa lede il principio di autodeterminazione del popolo shor sancito dal diritto internazionale.

Gli abitanti del villaggio di Neozhidanny vennero a conoscenza dell’arrivo di una cooperativa mineraria quando i macchinari di estrazione furono posizionati nelle vicinanze. Foto: Vyacheslav Krechetov

Tutto da perdere per gli shor

Nonostante siano causa di ingenti danni ambientali e sociali nei territori tradizionalmente occupati dagli shor, quasi nessuna compagnia mineraria è registrata presso i municipi in cui si realizzano le perforazioni del sottosuolo. Ciò significa che le imposte pagate non generano alcun reddito per l’economia locale. In questo modo, gli shor sono circondati da territori utilizzati per l’estrazione mineraria senza tuttavia trarne beneficio.

Nelle aree tradizionali dove vivono gli shor della Chakassia e della regione di Kemerovo non ci sono negozi, scuole, strutture mediche, né strade adeguate che colleghino i villaggi con i centri urbani del distretto. Il tasso di disoccupazione nei territori degli shor è superiore alla media regionale di quasi il 40%. Le uniche fonti di guadagno sono l’agricoltura e il commercio dei prodotti legati alle attività tradizionali come la caccia, la pesca e la raccolta nei campi e nei boschi. Le attività economiche tradizionali stanno però sempre di più diminuendo a causa della distruzione dell’ambiente naturale.

È diventato difficile cacciare nelle terre tradizionali degli shor, non solo per il deterioramento ambientale, ma anche perché le compagnie minerarie impediscono l’accesso alle aree di caccia o minacciano di vietare l’ingresso a coloro che protestano pubblicamente contro l’estrazione dell’oro. Purtroppo, queste compagnie sono molto influenti: un dirigente della cooperativa Pay-Cher-2 è locatario di un terreno boschivo e, allo stesso tempo, proprietario di un’attività di caccia privata che confina con le terre in cui cacciano gli shor. Ciò è in contraddizione con la Legge Federale sulla vita selvatica, che sancisce il diritto delle popolazioni indigene all’uso preferenziale della fauna nei loro territori tradizionali.

Affioramento di rocce granitiche (rilievi residuali) a Gora Kuylyum. Foto: Vyacheslav Krechetov

Sfide per gli shor

Il fatto che gli shor rientrino nella categoria delle “piccole popolazioni indigene” significa che si trovano sotto la protezione speciale della legge russa e che lo Stato dovrebbe favorire il loro sviluppo e benessere. Tuttavia gli shor stanno gradualmente perdendo le loro terre tradizionali, le loro attività e i proventi a causa dello sfruttamento minerario di oro e carbone. Ciò rappresenta una minaccia alla loro identità, lingua e cultura e alla loro stessa esistenza. Come altre popolazioni indigene che vivono nella Federazione Russa, gli shor presentano un alto livello di urbanizzazione, che è una conseguenza diretta dell’industria estrattiva e dell’attività politica dello Stato.

Alla luce di tutte queste considerazioni, è dunque importante divulgare le notizie relative alle violazioni dei diritti delle popolazioni indigene, al fine di garantire un prosperoso futuro a tutti quegli shor che continuano a condurre uno stile di vita tradizionale. In tempi recenti, gli sforzi degli attivisti e dei difensori dei diritti umani hanno contribuito a dare inizio a un dialogo sull’estrazione dell’oro alluvionale. Questo è il modo in cui, nell’ottobre 2021, è stato reso pubblico che il governo della Chakassia stava considerando di istituire una moratoria sulla concessione di licenze alle compagnie di estrazione dell’oro.

*Anti-Discrimination Centre Memorial Brussels (ADC) è una ONG che opera nell’ambito della protezione dei diritti di gruppi vulnerabili nella regione dell’Europa dell’Est e dell’Asia Centrale, delle minoranze etniche e delle popolazioni indigene.

Traduzione dallo spagnolo di Alessio Roldo, Revisione di Thomas Schmid

L’articolo originale può essere letto qui