“Per un fratello condannato, una sorella è tornata libera” dice alla Dire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.

Ha lasciato il carcere femminile di Al Qanater, al Cairo, Sanaa Seif, attivista per i diritti umani egiziana e sorella del noto difensore Alaa Abdel Fattah. Lo riporta sua sorella Mona Seif sul suo profilo Facebook. La giovane, che tre giorni fa ha compiuto 29 anni, ha scontato la condanna a 18 mesi di reclusione per divulgazione di notizie false tramite i social media e offesa a pubblico ufficiale.

Membro di una tra le famiglie più in vista in Egitto per la difesa dei diritti e per la democratizzazione del Paese, Sanaa Seif è stata arrestata nel 2020 davanti alla sede della Procura generale di polizia, al Cairo, dove si era recata per denunciare un’aggressione subita insieme alla madre e alla sorella. Da alcuni giorni le tre donne avevano deciso di accamparsi all’ingresso del carcere di Tora, dove era rinchiuso il fratello Alaa, per protestare contro il fatto che da tempo non ricevessero notizie sulle sue condizioni da parte delle autorità carcerarie. Stando al resoconto fornito, la madre e le due giovani erano state aggredite da un gruppo di donne sotto gli occhi degli agenti. Una volta andate alla polizia per denunciare l’accaduto, Sanaa venne caricata a bordo di un furgoncino e portata via.

Come suo fratello Alaa Abdel Fattah, anche Sanaa è stata tra i membri più attivi del movimento popolare per la democrazia che nel 2011 condusse alla fine del trentennale regime di Hosni Mubarak, divenendo poi tra i più fermi oppositori del generale Abdel Fattah Al-Sisi, divenuto presidente dopo aver deposto nel 2013 il presidente eletto Mohammad Morsi. Proprio qualche giorno fa, Alaa Abdel Fattah si è visto comminare da un tribunale speciale una pena non appellabile a cinque anni di reclusione per diffusione di false notizie, dopo essere stato arrestato nel 2019.

Sayed Nasr, fondatore e direttore dell’organizzazione EgyptWide, all’agenzia Dire commenta: “Il fatto che Sanaa Seif abbia lasciato il carcere è sicuramente una buona notizia, però dobbiamo chiederci: si è posto rimedio alle violazioni che Sanaa ha subito? Assolutamente no“.

Il responsabile prosegue: “Sanaa è stata arrestata davanti alla sede della Procura generale, dopo aver sporto denuncia per l’aggressione subita e per gli abusi che suo fratello stava subendo in carcere”. La donna è stata incriminata anche per diffusione di false notizie in merito a dei post in cui contestava la repressione subita dalla società civile, la carenza di igiene in carcere e del diritto alla difesa dei detenuti, e la gestione della pandemia di Covid-19 da parte dello Stato.

“In questo caso- evidenzia il direttore di EgyptWide- ci troviamo davanti alla violazione di molteplici diritti, tra cui la libertà di espressione e il diritto dei cittadini a ricorrere alla magistratura”.

“Per un fratello condannato, una sorella è tornata libera” dice ancora alla Dire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International. “Tra il 2014 e il 2016- ricorda Noury- Sanaa Seif è stata arrestata, incarcerata, condannata e rilasciata varie volte, trascorrendo diversi mesi dietro le sbarre. Ci auguriamo che non riveda la prigione, e contiamo che si sia lasciata alle spalle anche il meccanismo della porta girevole”, ossia la pratica di arrestare con nuovi capi di accusa persone appena rilasciate, segnalata da diverse organizzazioni per i diritti umani e su cui si è espressa negativamente anche l’Onu.

“Ora- conclude il portavoce di Amnesty- ci auguriamo che Alaa ottenga la scarcerazione attraverso le prerogative di grazia del presidente Abdel Fattah Al-Sisi“. La condanna in primo grado di Alaa Abdel Fattah è stata pronunciata da un tribunale speciale militare istituito dalle autorità nel 2017, e il diritto all’appello non è previsto. Continua ad essere rinchiuso nel carcere di Tora, dove è stato per 22 mesi anche lo studente di Bologna Patrick Zaki anche lui per il reato di diffusione di false notizie.

 

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