La non-riforma Moratti mette qualche pezza nuova su un vestito logoro che si strapperà, chi avrà i soldi potrà curarsi, per gli altri sarà un calvario. Continua la mobilitazione delle associazioni a difesa delle realtà e dei servizi sanitari del territorio

“La maggioranza, con il voto di ieri, suona le campane a morto per il servizio sanitario pubblico in Lombardia, ma le associazioni saranno presenti in ogni realtà territoriale per difenderla”, ha detto Marco Caldiroli, presidente di Medicina Democratica. “La non-riforma Moratti- ha aggiunto – mette qualche pezza nuova su un vestito vecchio tragicamente messo alla prova dalla pandemia: non potrà che “strapparsi” e rendere il servizio sanitario pubblico ancora meno funzionale e distante dai bisogni dei cittadini”.

Tra gli aspetti considerati significativamente negativi e preoccupanti, come denunciato nelle tante manifestazioni delle scorse settimane da Medicina Democratica e dal Coordinamento Lombardo per il Diritto alla Salute con 57 associazioni, vi è l’apertura a mutue, assicurazioni e al cosiddetto “welfare aziendale”: di fatto viene introdotta una sanità a doppia velocità con prestazioni variabili a seconda delle proprie capacità reddituali e iscrizioni a una, all’altra o a nessuna di queste forme assistenziali. “Ciò che si temeva è accaduto- ha aggiunto Marco Caldiroli- e per le fasce più deboli della popolazione curarsi sarà sempre più difficile, schiacciate da tempi e liste d’attesa infiniti e servizi inadeguati, con il rischio di aggravamento delle proprie patologie, mentre per le fasce reddituali più alte non ci saranno problemi e potranno curarsi a pagamento nella sanità privata”.

Di fatto viene tradito il diritto alla salute per tutti, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione, così come viene tradito lo spirito dalla riforma sanitaria del 1978, che ha garantito l’accesso universalistico alle prestazioni del servizio sanitario nazionale e cioè alla prevenzione, cura e riabilitazione, e le conseguenze saranno spaventose.

”Siamo assolutamente convinti, per l’esperienza del passato di questi 25 anni- ha sottolineato Marco Caldiroli- che la narrazione della Giunta è il contrario della realtà prossima ventura, che nessuna delle promesse fatte vedrà la luce e succederà invece il contrario: più liste d’attesa nel servizio pubblico e meno servizi territoriali, più profitti per i privati e maggiori difficoltà per i cittadini di accesso ai servizi sanitari nella loro globalità. Con la scusa delle case di comunità stanno già operando per chiudere presidi storici nel territorio e semplicemente trasferirli in queste nuove strutture: l’obiettivo è coprire il fallimento della sanità lombarda con i soldi del PNRR, spostare risorse dal pubblico al privato, spendere risorse di più per l’edilizia che per migliorare i servizi. Purtroppo non cambia l’approccio ospedalocentrico e la prevenzione è l’ultimo degli obiettivi. C’è un fatto positivo, però: usciamo dalla vicenda normativa più convinti e più forti per contrastare la deriva annunciata e programmata e la mobilitazione continuerà” .

 

Ufficio stampa Medicina Democratica