Il corteo antimilitarista si è snodato ieri pomeriggio, sabato 20 novembre, per le vie di Torino, da Porta Palazzo alla stazione di Porta Nuova.

Organizzato dalla FAI ha visto la partecipazione di numerose realtà dell’antimilitarismo cittadino e nazionale: nel corteo, oltre alla FAI, erano rappresenti il movimento No Muos, il sindacalismo di base, il movimento No Tav, il Coordinamento per il ritiro delle missioni militari di Livorno, Rifondazione Comunista.

Il corteo è un evento di una più ampia strategia da parte della FAI nel tentativo di raggruppare le forze dell’antimilitarismo e potenziarne così le rivendicazioni.

Piattaforma e rivendicazioni

Gli interventi all’interno del corteo hanno toccato diverse tematiche e gli stretti legami fra di essi.

Una rivendicazione tipica dei movimenti anarchici, storicamente posizionati contro tutte le guerre, è l’artificiosità dei confini, resi reali anche grazie agli eserciti che li difendono: i confini generano quindi tensioni e morte e giustificano la presenza dell’apparato militare. Un mondo senza confini e senza patrie è un progetto che accomuna tutti gli antimilitaristi.

La strada verso questa utopia passa anche attraverso la profonda messa in discussione di tutto il sistema economico che sta dietro e davanti agli apparati militari: a cominciare dalla riconversione dell’industria bellica, molto presente nel territorio piemontese.

Non a caso Torino ospiterà dal 30 novembre al 2 dicembre l’Aerospace & defence meetings, una fiera dei sistemi di armamento che sarà luogo di affari ed accordi con una forte ricaduta in termini di vite umane nei vari teatri di guerra: la forte opposizione contro questa “vetrina” è stata una delle motivazioni per scegliere data e luogo di questo corteo.

L’atteggiamento dell’apparato militare ha ormai lasciato la retorica delle missioni umanitarie tradendo esplicitamente l’approccio neo-coloniale che sta dietro a molte delle quaranta missioni militari italiane all’estero, approccio che ha negli interessi dell’ENI uno dei suoi punti di applicazione principale.

L’atteggiamento neo-coloniale degli stati e degli eserciti che lo rendono esecutivo genera guerre, cambiamenti climatici, povertà e spostamenti epocali di persone alla ricerca di una vita dignitosa: la guerra ai migranti ed ai poveri è l’aspetto interno del militarismo esterno.

Forte è stata la denuncia delle spese militari, arrivate quest’anno 26 miliardi di euro[1], risorse preziose sottratte alla spesa sanitaria e sociale.

I luoghi simbolici

Il corteo si è fermato in alcuni luoghi simbolici: il mercato di Porta Palazzo, considerato il vero cuore di Torino, quello popolare, in contrapposizione con i salotti buoni del centro città.

Piazza diciotto dicembre, di fronte alla lapide che ricorda morti della strage fascista del 18 dicembre 1922.

La Scuola di applicazione e d’arma a simboleggiare tutti i presidi militari presenti nel territorio cittadino.

La stazione ferroviaria di Porta Nuova, un confine virtuale che divide chi può vivere nel nostro territorio da chi non può farlo.

[1] Fonte https://www.milex.org/