Nonostante tutto ciò che è successo nell’ultimo anno, il cementificio di Tavernola Bergamasca ha ripreso i lavori di escavazione con le cariche esplosive. Le prime segnalazioni sono avvenute dagli abitanti di Parzanica che hanno confermato la ripartenza delle attività di scavo della miniera Ca’ Bianca quando, dalle 10.30 alle 10.45 di venerdì 26 novembre, le loro case hanno iniziato a tremare. A prendere le distanza ed attaccare l’avallo alle attività estrattive di marna è Progetto Ecosebino, organizzazione ambientalista che da ormai due anni è presente per proporre la rigenerazione eco-sociale del Sebino.

Questa volta non è una scossa di terremoto a cui affidare la colpa, ma bensì alle attività antropiche di escavazione in un territorio fragile, franoso e connotato dal fenomeno carsico e, quindi, che meriterebbe più tutela. Regione Lombardia ha approvato la ripresa delle attività del cementificio Italsacci, comunicando la decisione in una nota inviata alla ditta stessa, alla Provincia di Bergamo, alle Prefetture di Bergamo e Brescia e ai comuni di Tavernola e Parzanica”- affermano gli attivisti nel comunicato stampa.

Secondo le attuali disposizioni il cementificio dovrà mantenere il livello delle volate entro il valore massimo testato durante lo studio (circa 350 chilogrammi) e con una frequenza delle volate inferiore alle 2 per settimana. Inoltre, le attività minerarie dovranno essere riconsiderate in base al valore soglia di movimento della frana, pari a circa due millimetri al giorno.

Una disposizione che ha tutta l’aria di difendere gli interessi aziendali ed estrattivi degli speculatori rispetto alla tutela del territorio e alla sua biosicurezza. Un’approvazione ipocrita perché se da un lato invita l’azienda ad attenersi agli esiti dello studio commissionato alle tre università (Politecnico di Milano, Milano Bicocca e Firenze); dall’altro gli permette di riprendere le escavazioni impattanti sulla salute dell’ambiente circostante e sulla sicurezza dei suoi abitanti. La cosa più grave è che questa approvazione provenga da regione Lombardia che ha stanziato 1.500.000 euro per la progettazione di un intervento di mitigazione del rischio che costerà dai 4 ai 6 milioni di euro ed autorizza l’avvio di attività di escavazione quando lo studio non ha potuto far luce sul “segreto di Pulcinella”: le attività estrattive sono il principale fattore di rischio del movimento franoso del Monte Saresano”.

Una cosa che era stata ribadita fin da subito dal Professor Nicola Casagli, dai Nuclei Operativi Provinciali nel 1988, dalla Sesta Commissione Consiliare Regionale “Ambiente e Territorio” e dall’allora Direttrice Generale del Servizio di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente, Costanza Pera, nel 1982.

Si tratta di osservazioni, dati e atti di studi geologici che portano a pensare che il problema non nasca oggi, ma che abbia cause materiali già segnalate in passato. Progetto Ecosebino punta il dito contro l’irresponsabilità politica di Regione Lombardia “che ignora l’evidenza scientifica per accondiscendere alla “scienza” di ItalSacci e alla retorica della rassicurazione sociale”.

Gli ambientalisti hanno inoltre posto dei quesiti: “Questa è la “transizione ecologica” del governo Draghi, che in una risoluzione proposta in parlamento aveva sottoscritto un impegno governativo sulla questione? Inutile chiedere dove sia la “transizione ecologica” di Regione Lombardia che è un ossimoro con le istanze ecologiste. Tutto sembra una grande “finzione ecologica”, in linea con l’inconcludenza fallimentare della Cop26 di Glasgow.” – per poi aggiungere – “Come Progetto Ecosebino, ci chiediamo se la “cultura tecnica” del Ministro Cingolani che servirebbe a “formare i giovani per le professioni del futuro” (come lui stesso ha dichiarato qualche giorno fa) consista nella connivenza acritica degli “specialisti” a chi li paga. Vorremo vedere in futuro quali posizioni prenderanno i “tecnici” e gli “specialisti” che oggi hanno dato il via all’approvazione, credendo che vi siano le condizioni per farlo. Forse, caro Ministro, è meglio che la “cultura umanistica”, che lei tanto disprezza, continui ad esserci per trasmettere alle future generazioni il pensiero critico e, forse, un’idea di bene comune che la cultura tecnica invece subordina alla “mera applicazione individuale” di chi deve fare carriera.”

D’altronde l’ilarità di Regione Lombardia sembra perdere di vista i 2.1 milioni di metri cubi di roccia che incombono sulle teste e sulle vite di oltre 60.000 abitanti del lago d’Iseo. Di una frana che, sebbene abbia rallentato la propria discesa rispetto allo stato drammatico di febbraio, è destinata a scendere in futuro e fare danni abnormi. In tutto ciò Progetto Ecosebino propone la cessazione delle attività estrattiva, la messa in sicurezza del territorio e dei suoi abitanti e riconversione eco-sociale dell’area non più in nome del profitto privato, ma del bene comune.