Mentre la “fortezza Europa” chiude le frontiere a vari paesi africani, accusati di esportare varianti, in Kenya si impone un green pass all’Italiana, del tutto ingiustificato. Si profila l’apartheid della maggioranza della popolazione (che ovviamente non è vaccinata).

La pandemia sta diventando l’occasione per testare nuove forme di controllo sulle masse, e forme di neocolonialismo “sanitario”? Ne parliamo con Lorenzo Colacicchi, cooperante e ambientalista, che vive in Africa dal 2013. In Kenya ha la sua famiglia e si occupa di soluzioni per dare accesso alle energie rinnovabili ai villaggi rurali poveri (“SmartSolar).

Lorenzo, qual è il tuo angolo di osservazione?

Parte della mia attività richiede di fare ”country risk assessments”, devo analizzare l’impatto sociale economico in termini di rischi della pandemia, nel breve e medio termine. La mia lettura della situazione rispecchia sia il mio interesse personale (sensibilità) per l’argomento, che appunto un approccio analitico sociale ed economico.

Qual è la situazione riguardo al covid?

I dati ufficiali sono: 255.000 casi dall’inizio pandemia, 5332 decessi. I dati 24/11 sono 59 casi e 2 decessi. Quindi non è certamente una situazione di emergenza, sono molto più preoccupanti, per la popolazione, tutte le altre malattie neglette (dalla malaria, all’Aids, al colera, ecc…). Nel caso dei decessi, mi risulta che la metodologia per stabilire la causa di morte è la stessa usata altrove (linee guida CDC / OMS), ovvero se il deceduto è positivo, ha sintomi tipici e non ci sono altre cause di morte ovvie (esempio incidente d’auto o arma da fuoco), viene classificato come Covid. In Occidente si dice che le rilevazioni in Africa non sono veritiere, sottostimate, certamente qualcosa sfugge, ma in questi casi viene utile la pratica di assessments incrociati tra analitico ed osservazione sociale. L’osservazione sociale dà degli indicatori abbastanza chiari. Se ci fosse un grave aumento di morti si vedrebbe bene, visto che ci sono pochi ospedali e non ci sono nemmeno ambulanze. Tutte le informazioni, sia analitiche che di rilevazione sociale indicano quindi pochi malati da Covid e pochi decessi in relazione alla popolazione (54 Millioni).

E’ diffusa la terapia domiciliare?

Per forza, vista la scarsità di ospedali, soprattutto nei villaggi rurali. Qui per curare il Covid si usa un mix di artemisia (pianta utilissima anche contro la malaria),antinfiammatorio e antibiotico. Usiamo anche la la tisana di ginger e l’aspirina. Stanno scoprendo anche farmaci fitoterapici, ad esempio il Covidex, uno spray orale che a quanto pare blocca il virus impedendogli di diffondersi nel corpo. https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-07-22/uganda-backs-herbal-treatments-for-covid-19-amid-delta-surge E’ fatto con alcune cortecce di alberi tipici del Kenya. Da ricordare che anche aspirina e chinidina (il primo antimalarico davvero efficace) venivano in origine estratti da cortecce. Trials in corso anche su un farmaco antivirale a base di artemisia, creato nei laboratori del Madascar (Imra), che pare abbia una buona efficacia. https://www.bbc.com/news/world-africa-534842984)

Nonostante i contagi non siano drammatici, sarà introdotto il Green Pass anche in Kenya, perché?

Il Green Pass (o meglio Super Green Pass) scatterà dal 21 Dicembre, e varrà solo per i vaccinati, non servono neppure i tamponi. Eppure qui in Kenya, solo il 9% della popolazione è vaccinata. Anche se al 21 Dicembre arrivassero a 12-15%, significherebbe che l’85-88% della popolazione non potrà usufruire di servizi pubblici e di trasporto e sarà esclusa da tanti diritti costituzionali fondamentali: non potrà accedere negli uffici pubblici, bar, ristoranti, clubs, disco e mezzi di trasporto pubblici. Qui la stragrande maggioranza non possiede un’auto, dunque non poter usare mezzi pubblici metterà in crisi tante famiglie, già poverissime. Ma c’é di più, la prova della vaccinazione sarà classificata allo stesso modo con altri documenti di indentificazione e codice fiscale. Ciò significa che ai non vaccinati sarà impedito di effettuare transazioni critiche come la registrazione di titoli di terra, l’approvazione di piani di sviluppo, il trasferimento e la concessione di licenze di veicoli a motore e la registrazione di nomi di aziende e società. Non è tutto chiarissimo perché si tratta di decreti ministeriali non ancora definitivi e non ancora trasformati in legge. Con ritmi ottimali di vaccinazione, ci vorranno 10-12 mesi per vaccinare la popolazione adulta (20 milioni) ovvero per un anno la maggioranza degli adulti non potrà accedere a servizi pubblici e trasporti.

Ma perché se non c’era bisogno a livello sanitario?

Purtroppo l’Italia e in parte anche la Francia hanno fatto da scuola nel mondo per Green Pass discriminatorio. I Paesi G20 da sempre hanno un ruolo guida e di pressione sui paesi più poveri. Qui dicono, ‘beh se lo fanno in Italia che è un paese democratico lo possiamo fare anche noi, a modo nostro però’. D’altra parte, io temo che poi anche l’Italia inizierà a seguire l’esempio del Kenya ed a rendere il Green Pass obbligatorio per tanti atti (acquisto casa, terreni, aprire società, etc.). Purtroppo i paesi si copiano a vicenda, ma si copiano anche negli errori. Detto ciò c’é già un iniziativa alla corte suprema promossa da un avvocato di Nairobi per chiedere al Governo di rivedere questa misura incostituzionale. Mi auguro che sarà rivisto. Anche l’associazione dei conduttori dei matatu (il mezzo di trasporto pubblico usato da quasi tutti), hanno dichiarato che non rispetteranno la norma, la vicenda si sta scaldando.

https://www.kenyans.co.ke/news/70913-matatu-owners-vow-defy-new-govt-directive https://www.theeastafrican.co.ke/tea/news/east-africa/kenya-covid-vaccine-certificate-3627014