In seguito alla pubblicazione di un suo articolo su Pressenza l’autore, Mauro Rango, ha ritenuto necessario pubblicare su Facebook questa precisazione che ci pare opportuno mettere a conoscenza dei nostri lettori.
Ho scritto e pubblicato ieri un articolo che commentava uno studio scientifico condotto dall’Università di Torino che coordinava altre università nel mondo.
Lo studio è stato pubblicato dalla rivista ritenuta più prestigiosa da parte del mondo scientifico ed accademico che guida il nostro mondo nell’ambito medico.
Lo studio spiegava come le persone che si sottopongono alla vaccinazione con sentimenti avversi sono più propensi a sviluppare effetti avversi.
Sono felice che circa la metà dei lettori si sia indignata nel leggere il mio pensiero che portava all’estremo la teoria della Prof.ssa Amanzio che ha condotto lo studio.
Presi dalla fretta di giornate impegnative e dal bombardamento di informazioni sul Covid certamente a molti è sfuggito il titolo del mio articolo: QUANDO UNA CAPRA VIENE MESSA IN UN ACQUARIO: IPOTESI RISOLUTIVA TRA PARADOSSO E SARCASMO.
Ovviamente le capre non vivono nell’acquario e l’ipotesi che io faccio alla fine è sarcastica e paradossale e vuole richiamare l’attenzione su un pericolo che si sta concretizzando: il mondo “scientifico”, quello che detiene il diritto di sancire cosa è giusto e cosa non lo è tramite la pubblicazione in una Rivista, inizia, con lo studio pubblicato sul The Lancet a porre le basi “scientifiche” per poter arrivare a trattare con psicofarmaci sia chi ha effetti collaterali da vaccino sia coloro che il vaccino non vogliono farlo.
Lo fanno in modo subdolo e silenzioso all’inizio, poi nelle trasmissioni televisive fingendo un finto buonismo trattano le persone che hanno fatto la scelta di non vaccinarsi come persone da aiutare perché non sanno quello che fanno.
Dopo questa fase arriva quella meno silenziosa e meno subdola: un protocollo con cui trattare le persone che soffrono a causa di un vaccino sperimentale, non ancora reso obbligatorio appunto perché sperimentale. Un protocollo che comprenderà psicofarmaci. Un protocollo che giustificherà i medici che già li prescrivono e indurrà gli altri a farlo. Esattamente come hanno fatto col protocollo: tachipirina e vigile attesa.
All’inizio sembrava un atto quasi di umiltà di una comunità scientifica nei confronti di un mostro, il Covid, che mieteva vittime. Poi si è rivelato per quello che era ed è tutt’ora: una decisione politica e medica di non curare una malattia agli esordi, nemmeno se questa riguarda le fasce di persone a rischio perché gravate da patologie.
Nel mio articolo estremizzo, porto al ridicolo, le loro posizioni: è ovvio che non verrà mai concesso l’esonero per motivi psicologici.
Ed è ovvio che proveranno a condurre non solo i medici ma anche gli psicologi sulla strada della demonizzazione del diverso che, vestita delle spoglie “buoniste” dei teatranti che partecipano ai talk show televisivi, diventeranno persone da imbottire di psicofarmaci.
Io non avevo mai scritto un articolo in replica ad uno studio da quando ho fondato IppocrateOrg. L’ho fatto ora per lanciare l’allarme.
Fate attenzione alle ricerche che passano quasi sotto silenzio.
Fate attenzione perché quando si traducono in atto politico o decisione dei vertici medici di una nazione allora, come già sapete, è troppo tardi.
Mi dispiace di aver sollevato gli animi di coloro che per la fretta hanno pensato che mi avessero “trapiantato un cervello altrui”.
Non è così.
Sono felice di avere richiamato l’attenzione su questo studio che, dietro ad una apparente ingenuità, potrebbe aprire le porte a qualcosa di inaccettabile.